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Ori and the Will of the Wisps

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Avatar di Doctor.Oz

a cura di Doctor.Oz

Pubblicato il 23/06/2017 alle 00:00
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Sono tanti i giochi che, nel corso del tempo, sono riusciti a colpire il pubblico per una buona intuizione sul gameplay, o attraverso personaggi sopra le righe da permettere ad alcuni brand di affondare le radici nell’immaginario videoludico moderno. Una manciata appena, invece, sono quei giochi che hanno preso una strada più impervia, basata sull’emotività trasmissibile e non di certo sull’immediatezza, puntando tutto sulla poesia e la potenza evocativa che il medium videoludico stesso poteva offrire. Di questa manciata, molti furono accantonati rapidamente nel dimenticatoio delle robe brutte da non rivangare mai più, altri, appena quanti le dita di una mano possono contarne, hanno spinto al massimo il mezzo di comunicazione regalando al mercato capolavori che andrebbero non solo consigliati ma addirittura tramandati e lasciati studiare da qualsiasi adolescente. Tra questi, come pensiamo avrete già intuito, spicca Ori and The Blind Forest, primo titolo in assoluto dell’allora neonata Moon Studios che fu pubblicato in esclusiva per PC e Xbox One nel 2015. Raccogliendo fin da subito il favore della critica, Ori, grazie alla sua grafica onirica e pastellosa, e alla forza scaturita dai suoi protagonisti, semplici ma unici, fece innamorare fin da subito milioni di videogiocatori di un amore profondo, travolgente, e a tratti struggente. Platform vecchio stampo, plasmato sui vecchi metroidvania (per tanti versi ancora insuperabili), Ori portava a schermo un titolo non proprio innovativo, ma quasi perfetto in ogni suo aspetto. L’esplorazione a livelli libera che permetteva al videoogiocatore di perdersi nella sognante foresta, unito alla meraviglia grafica che solo la sua direzione artistica curata ed ispirata riusciva a donare, fece di Ori and The Blind Forest, già a pochi giorni dal lancio, un classico pressoché immediato da avere in libreria. Seppur non esente da difetti, tra cui quello di alcune sezioni dalla difficoltà a tratti frustrante, Ori in questi due ultimi anni ha creato talmente tanti spazi di discussioni tra appassionati e addetti ai lavori, da spingere Monn Studios a domandarsi sulla fattibilità di un eventuale seguito. Di voci di corridoio ne sono girate moltissime e da molto tempo, intensificandosi oltremodo proprio in concomitanza con l’apertura dell’E3. E mentre in molti tenevano il fiato sospeso durante la conferenza Microsoft, aspettando quelle notizie bomba che hanno tardato ad arrivare, proprio nel mezzo dello show organizzato dal buon Phil Spencer, ecco lì nascere nel pubblico un’emozione vera. Con un trailer di appena due minuti, per molti versi inaspettato, si è tornati ancora una volta a sognare, e a sognare, e a sognare di nuovo, ininterrottamente, assaporando il dolce miele di quell’attesa, al momento orfana ancora di una data, che si chiamerà Ori and the Will of the Wisps.

Morire, dormire, forse sognare…
Abbandono, tristezza, ma anche tanta meraviglia è quello che i ragazzi di Moon Studios ci hanno regalato nel breve trailer mostrato all’E3. Un trailer gonfio di pioggia, di lacrime, di fulmini e tempeste, ma anche di speranza, di colori avvolgenti e di una nuova amicizia che può nascere sotto quella stessa pioggia purificante. E nel mezzo di fulmini e saette, troviamo di nuovo Ori ed altre inedite strane creature, così umanizzate da riuscire a trasferirci sconforto, rassegnazione e paura. Ed è forse proprio da quelle nuove amicizie che avremo nuovi concept di level design o di gemplay, che magari potranno aprire nuove strade al già ferrato duo composto da Ori a dal suo spirito guida della foresta, Sein. Al netto di ogni personale elucubrazione, un trailer che l’unica cosa che conferma è un tipo di narrazione che volontariamente non si discosta troppo dal primo, sia per colori che per stile, ma anzi che lo rilancia spingendolo ancora un po’ più in là, quasi a cercare un contatto “vero” tra il mondo dei sogni e ed il mondo “reale”, marcando sempre di più il solco tra chi dai sogni si lascia cullare, abbracciandoli e perdendovisi all’interno, e chi gli occhi non li ha mai aperti per paura di avere incubi, e che giace e rifiuta di vedere ciò che la magia della Foresta decide di mostrare (era proprio un mulino; un mulino “umano”, quello? E’ molto più di una speranza, la nostra). Spunti interessanti ed aperture di gameplay su cui tutti elucubrano, su cui tutti sperano e su cui tutti, noi in primis, fondano nutrite speranze. 

Dopo il sogno, il risveglio
Forse troppo poco quel trailer così denso ed evocativo ma pur sempre povero di contenuti per avere un quadro chiaro su quello che avremo davanti in un futuro non del tutto imprecisato, visto che neanche la data di rilascio del titolo ci è stata data. Quello che più auguriamo a Moon Studios è una profonda riflessione sul proprio primo titolo, cercando di andare a limare quegli aspetti un po’ spigolosi che hanno rischiato di intaccare la meraviglia dell’avventura del primo Ori. E parliamo proprio di quel sistema di salvataggio atipico che ha messo nei guai parecchi giocatori, sopratutto tra quelli alle prime armi. Nonostante ne stimiamo la coraggiosa scelta, auguriamo agli sviluppatori magari di rivisitarlo, cercando di renderlo un pelo più accessibile sopratutto nei momenti più concitati poco prima dell’area finale. Perché è ancora fresca la frustrazione generata da alcuni determinati passaggi verso la fine del gioco, in cui l’energia accumulata da Ori o veniva utilizzata per sbloccare determinate scorciatoie oppure utilizzata per salvare, facendo impennare, e non di poco, la difficoltà di un gioco ben strutturato sì, ma a tratti davvero mal calibrato. Un altro suggerimento che sentiamo di dare ai ragazzi di Moon Studios, è quello di poter rendere il titolo più accessibile ed esplorabile sopratutto ai giocatori meno avvezzi: l’impossibilità di esplorare liberamente il mondo di Ori, dovendo ricorrere ai detestabili mezzucci quale quello di duplicare il file di salvataggio prima dell’ultima aerea, al fine di avere tutto il tempo per recuperare i collezionabili perduti, e la possibilità di avviare una seconda run subito dopo la prima, magari mantenendo i potenziamenti fin lì sbloccati, potrebbe portare un bel po’ di aria fresca ed una piacevole rigiocabilità da non sottovalutare, ad un titolo pressoché già di suo perfetto.

– Poesia ed atmosfera unici

– Direzione artistica fuori scala

– E’ bastato un trailer per farci sognare di nuovo

Nonostante i suoi due minuti scarsi di introduzione e senza neanche un segmento di giocato, Ori and the Will of Wips rischia fin da subito di fare come il precedente e di diventare un classico istantaneo. Se i ragazzi di Moon Studios non perderanno la bussola e confermeranno le loro doti, cercando di limare i difetti del primo titolo al fine di avvicinarsi ad un’idea più strutturata di difficoltà e calibratura del gameplay, potrebbero regalarci uno di quei capolavori di cui se ne vede uno ogni lustro. In attesa della data di rilascio, l’unica cosa che ci sentiamo in dovere di fare è incrociare le dita ed aspettare nuove informazioni, speranzosi vengano condite con qualche video anche di gameplay.

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