Lo scorso marzo, alla GDC di San Francisco, incontrammo un collega svedese per strada. Eravamo appena usciti dall’evento ID@XBOX dedicato ai giochi indie, e gli dicemmo di provare un gioco chiamato Cuphead. Un paio d’ore dopo ci arrivò un messaggio: sul cellulare “Bastardo, ho provato quel gioco e ho fatto tardi perché non riuscivo più a smettere”.
Ecco, Cuphead fa proprio questo effetto: un gioco divertente, assuefacente, capace di generare quel meccanismo perverso in cui “ancora una partita” si traduce in dieci, cento tentativi tra risate, incazzature e un senso di enorme soddisfazione quando si riesce a completare un livello.
Più difficile di Super Meat Boy e Titan Souls, ispirato ai classici shooter a scorrimento e con una grafica che non passa certo inosservata, Cuphead ci stregò a marzo e continua a farlo ancora oggi.
Wallop!
Come detto, Cuphead è uno shooter a scorrimento in cui un personaggi con la testa a forma di tazza si cimenta contro una serie di nemici, sparando a ripetizione con un cannone che ricorda lo shooting di Mega Man, ma con un autofire reminescente dei classici bullet hell dell’era arcade.
L’intero concept si basa sulla sfida a un certo numero di boss, che il giocatore deve fronteggiare uno ad uno dopo averli selezionati attraverso un hub. I nemici non perdonano: tre colpi e si è morti, e non vi è la possibilità di trovare power up o di recuperare la vita persa. Vi sono schivate, mosse speciali che si ricaricano colpendo il nemico con i proiettili standard, ma la sfida si basa esclusivamente sull’abilità del giocatore e sulla sua capacità di valutare il pericolo e studiare i pattern dell’avversario.
Anche quando si crede di avere appreso i movimenti del proprio nemico, la sfida rimane di livelli altissimi. I pattern cambiano in continuazione, e le fasi di alcuni boss non rispettano i canonici tre stage di scuola Nintendo, ma si prolungano fino a un quarto o quinto stage. Quando sembra di avere la situazione in pugno, le cose si fanno irrimediabilmente più difficili, e quando si crede di essere arrivati alla fine della battaglia si scopre di essere appena giunti a metà. Questo è quanto abbiamo potuto verificare con i nostri occhi quando, dopo essere giunti a quella che credevamo la fase finale di un boss, siamo morti: una grafica con finalità alquanto ciniche ci ha mostrato la progressione, facendoci scoprire con nostro sommo rammarico di essere giunti appena alla seconda delle quattro fasi del boss.
Alcuni nemici sono così difficili da rappresentare una sfida enorme per qualunque giocatore: i ragazzi allo stand di Xbox alla Games Week ci hanno detto che uno dei boss (che abbiamo provato ad affrontare, senza successo) è stato sconfitto da due persone in tre giorni di fiera. Questo aspetto dovrebbe farvi capire quanto il titolo sappia essere “cattivo”, e quanto enorme sia il senso di autocompiacimento dopo una vittoria.
Max Fleischer
L’aspetto che, tuttavia, attira l’attenzione in Cuphead è dato dalla sua straordinaria grafica bidimensionale che imita i lavori di Max Fleischer e le Silly Symphonies di Disney. Ritroviamo citazioni di Braccio di Ferro, Oswald e della mitica Dance of the Skeletons, una Silly Symphony ispirata alla Danza Macabra di Camille Saint Sens.
Se amate il mondo dei cartoni animati pionieristici, questo gioco vi farà letteralmente saltare in piedi sulla sedia. Perché non abbiamo mai visto un gioco così capace di cogliere lo spirito di alcuni cartoni d’autore senza tuttavia risultare poco originale. Nel gioco troviamo nemici di ogni tipo, dai pirati alle casette degli uccelli giganti, passando per una carota con poteri ipnotici. Lo stile di questo gioco si fa notare, ed è praticamente impossibile restare indifferenti di fronte alle idee messe in campo dallo studio di sviluppo.
Il concept reggerà?
L’unico fattore che, al momento, ci lascia alcuni dubbi riguardo a questo progetto si riscontra nei contenuti. Sono passati sette mesi dall’ultima volta che abbiamo avuto l’opportunità di giocare a Cuphead, e le cose sembrano non essersi evolute. Abbiamo affrontato sempre gli stessi tre boss nelle demo messe a disposizione nei vari showfloor, e ci chiediamo se gli sviluppatori abbiano deciso di non rivelare tutte le carte in tavola prima dell’uscita o se, in maniera più preoccupante, abbiano meno contenuti del previsto.
Non vorremmo, insomma, che si ripetesse quanto visto in Titan Souls, titolo straordiario ma esauribile in una manciata di ore. Anche perché, in questo caso, non sappiamo cosa un’eventuale modalità New Game+ possa riservarci, dato che parliamo di un titolo di difficoltà estrema già in modalità normale.
Incrociamo dunque le dita, nell’attesa di scoprire quanti boss potremo affrontare nella versione finale del gioco, e se saranno tutti all’altezza dei tre mostrati alle fiere di tutto il mondo.
– Estremamente impegnativo
– Stile unico
– Dà enormi soddisfazioni
Cuphead è uno dei giochi indie più promettenti dell’anno. Era dai tempi di Super Meat Boy che non provavamo quella sensazione a metà strada tra la rabbia e la felicità, quel genere di emozione che solo un gioco difficile – ma non impossibile – sa riservare ad ogni giocatore. Speriamo solo che il progetto si concluda per il meglio, e che alla fine il gioco sappia riservarci una varietà di contenuti tale da renderlo un must have. Per il momento, però, Cuphead ha la nostra più completa attenzione.