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Assassin's Creed Syndicate

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 25/09/2015 alle 00:00
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Lo insegnano le cosiddette “comete” del mondo musicale, le carriere dei registi, e quelle degli scrittori di best seller: aver sempre successo è difficilissimo, quasi impossibile. Non importa davvero quanto radiosa sia una prestazione, arriva per tutti il momento di confrontarsi con il proprio pubblico, o a causa di un passo falso o della manifesta incapacità di rinnovarsi a dovere.  
Per la serie Assassin’s Creed questo momento corrisponde probabilmente all’uscita del nuovo capitolo, Syndicate.
Per trovare le motivazioni non è neppure obbligatorio scavare a fondo, basta dare un’occhiata agli ultimi capitoli della serie, che hanno perso la via prima a livello narrativo e poi strutturale, con Unity in particolare che non ha avuto il coraggio di affrontare il cambiamento fino in fondo ed è risultato forse troppo ambizioso per le capacità del team di sviluppo. A Syndicate spetta dunque il difficile compito di riconquistare le masse, e di dare al marchio una scossa capace di proiettarlo nella nuova era del gaming. 
Lo abbiamo testato per tre lunghe ore a Londra, nella Whitechapel di Jack lo Squartatore, e possiamo già dirvi senza troppo timore che gli sviluppatori sembrano aver imparato molto dagli errori del passato. Basterà? 
Charisma brothers
Cominciamo da un elemento che contraddistingue da subito Syndicate dalla maggior parte degli altri capitoli: i protagonisti stavolta sono due, e hanno una caratterizzazione finalmente fatta come si deve. In Syndicate controllerete infatti Evie e Jacob Frye, due assassini iperattivi e poco propensi a seguire le regole. Londra, il teatro dell’avventura, è ormai dominata dai templari e dal loro crudele gran maestro, e i fratelli sono a dir poco insofferenti per l’inattività del consiglio e l’apparente timore degli altri assassini nei confronti dell’invalicabile città. Dopo un’operazione piuttosto rocambolesca, decidono dunque di salire su un treno e riconquistarla, fregandosene bellamente degli ordini provenienti dall’alto.
Ora, di primo acchito l’inserimento di un personaggio femminile come Evie nel gioco potrebbe sembrare una forzatura legata alle insistenti polemiche sulle donne negli Assassin’s Creed viste per i precedenti capitoli, tuttavia la nuova coppia di protagonisti funziona alla grande, poiché gli sceneggiatori hanno finalmente abbandonato gli eroi cupi tipici della saga per due scavezzacollo piuttosto simpatici che discutono spesso e volentieri, e da soli rappresentano un bel passo avanti per la narrativa. Difficile dire se la trama tornerà sulla retta via (sembra rifarsi molto di più allo stile dei recenti film Marvel, se non altro), ma il carisma di Jacob ed Evie lascia ben sperare.
Il resto, al solito, dipende in larga parte dalle comparsate dei personaggi storici, con personalità del calibro di Karl Marx (sì, è stato a Londra, abbiamo controllato e ovviamente lo ha fatto anche Ubisoft), Charles Dickens, Alexander Bell e Charles Darwin. Il loro inserimento nelle vicende è ancora una volta di gran classe e non manca di strappare qualche sorriso, oltre a risultare a volte piuttosto educativo.
Ma basta tergiversare, concentriamoci sui cambiamenti al gameplay, che poi è l’elemento da analizzare più a fondo in questa delicata situazione.
Rampino sul camino
Parliamoci chiaro, che Syndicate avrebbe avuto nette similarità a Unity dal punto di vista delle meccaniche lo si sapeva. Dopo la faticaccia fatta per trasformare il sistema di gioco, rendere più assennato lo stealth ed introdurre elementi di personalizzazione, sarebbe stato folle pensare a una rivoluzione totale da parte del team di sviluppo, con partenza da zero. Syndicate è difatti un gioco molto vicino al suo predecessore per quanto riguarda le meccaniche:  riprende la tipica formula action-adventure dei precedenti capitoli, la inserisce in una città estesa e completamente esplorabile, e vi aggiunge un sistema stealth con copertura, gadget vari utilizzabili per uscire dalle peggiori situazioni, e combattimenti costruiti attorno a combinazioni semplici e contromosse. In parole povere, la base è rimasta la stessa, ma questo non significa che non ci siano stati miglioramenti sostanziali. Il primo e più evidente riguarda proprio lo stealth, che in Unity aveva davvero poco senso davanti a un’IA nemica facilmente exploitabile (quando non completamente rimbecillita) e a una strutturazione poco furba dei livelli che favoriva troppo spesso l’approccio aggressivo. Syndicate è diverso, e fin da subito si nota una maggior cura per la costruzione delle zone di Londra, calcolate per contenere numerosissime guardie e ancor più possibilità di approccio rispetto alle fasi “sandbox” viste nel predecessore. 
Le prime missioni, volutamente semplificate per far impratichire con le meccaniche, possono infastidire e mostrano purtroppo il fianco del sistema, la cui finezza lascia ancora a desiderare in certi casi. Tuttavia dopo aver affrontato qualche compito nel capitolo 7 ci siamo dovuti ricredere, di fronte alla reintroduzione di missioni con grosse mappe al chiuso, e allo sfruttamento di situazioni che è quasi sempre meglio affrontare con arguzia. Muoversi silenziosamente è insomma un buon modo per facilitarsi la vita in Assassin’s Creed Syndicate, specie se non si hanno i riflessi necessari per un botta e risposta con una dozzina di avversari. 
Attenzione però, la limatura delle meccaniche viste in Unity non implica l’assenza totale di novità, la più sostanziale delle quali è indubbiamente il rampino. Ottenuto dopo poche ore di gioco, questo simpatico strumento non solo permette di salire sui tetti a velocità estreme, ma funge anche da zipline, garantendo di passare da un edificio all’altro come lampi o addirittura di ottenere posizioni di vantaggio sopra a nemici che pattugliano i tetti, fermandosi a metà corda per una facile uccisione. Molti penseranno subito agli Arkham, ma il rampino ha un uso diverso da quello visto nei titoli Rocksteady e rappresenta una piacevole trovata per spostarsi rapidamente tra gli edifici della labirintica Londra. Una volta cominciato ad usarlo, non vorrete più sfruttare il caro vecchio free running per raggiungere la quest successiva. 
Ah, già, il free running. Anche questo è stato perfezionato, per la cronaca, e nonostante sia stato mantenuto il sistema di corsa verso l’alto e verso il basso di Unity, sembrano in larga parte spariti i momenti in cui i protagonisti si incartavano contro ostacoli invisibili. Chiaramente tutto ciò rende molto più piacevoli le missioni.
Grand Theft Carriage
Pochi invece i cambiamenti a livello di campagna. Siamo sempre di fronte a un open world, con Londra divisa in grossi quartieri ricchi di quest da completare. Il fatto di aver completamente evitato il multiplayer, tuttavia, ha dato modo agli sviluppatori di curare maggiormente buona parte dei compiti secondari, più ispirati e complessi rispetto al passato, e di introdurre anche una sorta di sistema di furto dei mezzi alla Grand Theft Auto dedicato ai carri trainati da cavalli. Questi rappresentano il secondo miglior modo di gironzolare per Londra dopo il rampino, e anche se la loro fisica non è delle migliori sono abbastanza spassosi da guidare durante gli inseguimenti, specie quando si riesce a far volare il corpo del povero inseguitore a decine di metri di distanza con un urto ben piazzato. Tra rampini, stealth finalmente sensato, carri guidabili e gadget, la varietà non manca di certo, e il fatto che il combat system sia nettamente più fluido e veloce aiuta ancor di più. Certo, non siamo ancora davanti a un free flow eccezionale, ma almeno ora bisogna stare attenti ad avversari armati di pistola, il numero di guardie e la finestra per i counter limitata costringono a fare attenzione, e la rapidità delle combo, unita a stordimenti obbligatori contro nemici in parata, evitano che la noia sopraggiunga da subito. Abbiamo sempre dubbi sulla potenza delle bombe fumogene, che fortunatamente sono state depotenziate, mentre la presenza di varie armi nella schermata di personalizzazione permette di variare ancora una volta danni e velocità in base ai gusti dell’utente. 
In particolare abbiamo apprezzato la possibilità di cambiare tra Evie e Jacob in quasi ogni momento, e lo sviluppo diviso tra i due. Le skill e gli skill points guadagnati sono gli stessi, ma aver due protagonisti permette di buildarne uno per il combattimento puro e l’altro per lo stealth, garantendo l’uso di approcci diversi a piacere, al di fuori delle missioni che obbligano all’uso di uno solo dei due. Un’altra trovata più che buona, che conferma ulteriormente la natura di “bella evoluzione di Unity” di Assassin’s Creed Syndicate.
Pensate poi che tra le aggiunte c’è pure la gestione di una vera e propria gang controllata dai fratelli, con tanto di skill sviluppabili e missioni dedicate. Un elemento gestionale che potrebbe svilupparsi in modo inaspettato e soddisfacente nel prodotto finito, e che avremmo volentieri esplorato di più se solo avessimo avuto del tempo extra.
Meno bene invece il comparto tecnico. Le animazioni sono sempre eccellenti, lo precisiamo, ma c’è stato un evidente calo nel dettaglio di npc e alcuni elementi, dovuto probabilmente alla volontà degli sviluppatori di mantenere stabile il frame rate sui 30 fps (non sono fissi, ma i cali sono minuscoli stavolta, e comunque abbiamo pur sempre testato una versione incompleta del titolo). In particolare si notano ancora abitanti di Londra che si comportano in modo strano e bug sparsi qua e la, specialmente legati ai cavalli e alla loro incredibile capacità di buttar giù lampioni in ferro con un tocco. Chiaro, la versione del gioco è priva degli ultimi ritocchi, e siamo contenti di aver già trovato molti meno problemi rispetto a quanto visto in Unity, ma dispiace vedere come Ubisoft non sia riuscita a padroneggiare del tutto il motore usato per gli ultimi capitoli della serie. Nessuna lamentela infine per Londra, splendida e molto curata. Ma se siete fan del marchio probabilmente già ve lo aspettavate.

– Londra è splendida

– Finalmente due protagonisti carismatici

– Netta limatura delle meccaniche viste in Unity

– Le novità sono ben implementate

Assassin’s Creed Syndicate sembra essere tutto ciò che era lecito aspettarsi da Unity, anche se con un anno di ritardo. Meccaniche e basi poste col predecessore sono state chiaramente limate a dovere e arricchite da alcune novità interessanti, ma per vedere fino a che punto questo nuovo titolo potrà risollevare la serie dovremo valutarne attentamente varietà e narrativa. Di certo fa piacere constatare da subito la presenza di protagonisti degni di questo ruolo. Era da Ezio che non se ne vedeva uno decente.

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