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Recensione

Yakuza Kenzan

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Avatar di Redazione SpazioGames

a cura di Redazione SpazioGames

Pubblicato il 29/03/2011 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.2

Questo articolo è il frutto di una nuova iniziativa chiamata Redattore per un giorno. Con questa idea Spaziogames.it ha voluto dare un’opportunità importante a tutti coloro che hanno la passione per la scrittura e i videogiochi, ovvero vedere il proprio lavoro nell’archivio di una delle realtà italiane ed europee più importanti del settore. I nostri utenti hanno inizialmente votato il gioco da recensire tra una rosa di dieci titoli, in seguito i partecipanti hanno avuto venti giorni di tempo per redarre il testo ed inviarci i loro lavori. L’articolo che leggerete oggi è il vincitore della prima edizione di Redattore per un giorno. Per partecipare alle future edizioni basterà essere iscritti al nostro forum: cliccate su registrazione per iscrivervi subito e seguire il topic ufficiale dell’iniziativa Redattore per un giorno.

A cura di Silvio “SummerStorm” SalzaRyu Ga Gotoku (Yakuza per noi occidentali) è una serie che da anni sta intrattenendo la comunità giapponese e, nel bene o nel male, anche quella occidentale perché nonostante sia una produzione strettamente legata al suo paese natale, SEGA l’ha sempre importata sul mercato occidentale, seppur tradotta solo in lingua inglese -ad eccezion del primo capitolo- e con diversi mesi di differenza, cercando di ottimizzare i guadagni potenzialmente miseri.C’è però un capitolo sconosciuto ai più, che ha visto la luce solo in terra nipponica nel lontano 2008: il suo nome è Yakuza Kenzan e probabilmente si tratta del gioco più coraggioso ed originale partorito dalla mente di Toshiro Nagoshi. In allegato alla recensione troverete il link che vi porterà direttamente alla guida strategica (completamente in lingua inglese) partorita da alcuni coraggiosi utenti del nostro forum, dove troverete tutte le spiegazioni di cui avete bisogno, compresi i video delle cutscene con i sottotitoli, per godervi questo titolo completamente in giapponese.

Un salto di 400 anni…Messa da parte, temporaneamente, l’ambientazione moderna dei primi due capitoli, gli avvenimenti di questo terzo capitolo, in ordine temporale, della serie Yakuza hanno come sfondo il Giappone del 1600, nel quale un giovane Kazuma Kiryu recita il ruolo di giustiziere nel quartiere a luci rosse di Gion, nella vecchia Kyoto. Come si può dedurre dall’epoca in cui è ambientata l’avventura, gli avvenimenti narrativi sono completamente indipendenti da quelli raccontati nei primi due capitoli, il che rende Kenzan uno spin off a tutti gli effetti, nonostante la presenza della maggior parte dei personaggi oramai storici, rivisitati in chiave medioevale. L’avventura di Kazumanosuke inizia con l’incontro di una dolce bambina, Haruka, la quale vende il suo corpo al bordello più famoso della città in cambio di denaro con il quale ha intenzione di pagare Kazumanosuke affinché svolga una missione: uccidere Miyamoto Musashi, assassino della famiglia della ragazzina.Il protagonista accetterà la missione principalmente per un solo motivo: Musashi Miyamoto è il vero nome di Kazumanosuke, che però decise di abbandonare cinque anni prima per una serie di avvenimenti che verranno raccontati tramite flashback giocabili nei primi quattro capitoli. La volontà del protagonista consisterà nello scoprire chi ha rubato la sua vecchia identità negli anni in cui se ne era disfatto, usandola per assassinare l’intera famiglia di una ragazzina.La serie Yakuza non è nuova a trattare temi forti come questo e forse Kenzan più di tutti si spinge verso il limite della censura, motivo per cui forse è stata bocciata l’idea della commercializzazione in occidente di un prodotto del genere.Le vicende sono raccontate attraverso una regia e una recitazione in lingua originale particolarmente ispirati, in grado di enfatizzare gli avvenimenti più importanti dell’intreccio narrativo, mentre la considerevole mole di dialoghi secondari saranno ancora gestiti dai classici balloon, privi di doppiaggio, soluzione tipica dei JRPG giapponesi, una soluzione che inizia a sentire il peso degli anni purtroppo.

Meno pugni più katane Gli appassionati della serie si troveranno subito a proprio agio anche nel contesto medioevale che Nagoshi ha dipinto per noi. Le meccaniche che muovono l’universo di gioco sono rimaste le stesse: il combat system è quello collaudato della serie, con un approfondimento particolare per le combo all’arma bianca, vere protagoniste delle zuffe. Il sistema di aggancio automatico (tramite la pressione continua del tasto R1) è forse ancora acerbo, per questo motivo potreste occasionalmente mandare colpi a vuoto. Le Heat Action (attivabili tramite la pressione del tasto triangolo dopo aver riempito l’apposita barra) ritornano più in forma che mai e al solito cambieranno a seconda del contesto e dell’arma utilizzata. Una delle novità più importanti di questo Ryu Ga Gotoku riguarda appunto l’apprendimento delle numerose Heat Action, Kazumanosuke può imparare nuove mosse attraverso il comando “Tenkey” (Rivelazione), riproposto poi in Yakuza 3, osservando e prendendo spunto dal comportamento di animali o persone e completando un semplice Quick Time Event.Buona la gestione delle schivate, veloci e sempre molto utili nei momenti concitati, quando si è circondati da più nemici, che, mossi da una discreta IA, non si faranno remore ad attaccarvi da più fronti.Il sistema di crescita del personaggio è quello tipico dei JRPG, ad ogni combattimento si guadagna esperienza, per poi salire di livello ed aumentare le proprie statistiche. Purtroppo qui va segnalato un passo indietro rispetto ai vecchi capitoli, dove era possibile scegliere su quale statistica spendere i punti esperienza guadagnati, mentre con Kenzan si è passati ad un sistema più automatizzato e classico.A reggere in piedi la produzione, oltre ad un buon battle system e ad un comparto narrativo eccellente, ci sono dozzine di attività secondarie, distribuite equamente nell’enorme mappa di gioco (la più varia e grande mai concepita in un Ryu Ga Gotoku), che hanno reso famosa questa serie. Accantonati, per forza di cose, il campo da golf, da baseball, il Club SEGA e le sale da pachinko, qui troveremo attività più contestualizzate come sfide con l’arco in sella ad un cavallo, i dojo dove allenare le proprie qualità da maestro di spada, il tiro al bersaglio con lo shuriken e così via. Non mancheranno anche subquest più classiche come il cacciatore di taglie, i fight tournament o gli appuntamenti con le ragazze dei bordelli, ma la lista potrebbe continuare per un’altra manciata di righe, assicurandovi una longevità fuori dal comune che si attesta sulle venticinque ore per completare la main quest, che possono lievitare a sessanta per chi non volesse tirare dritto verso i titoli di coda.

Un mondo vivo, ma vecchiottoIl comparto tecnico del titolo è forse l’aspetto meno curato della produzione. Al solito saremo spettatori di cut scene visivamente impressionanti, con una cura al dettaglio davvero maniacale (impossibile non rimanere ipnotizzati dalla trama dei kimono o dalle espressioni facciali), ma quando si torna al gioco vero e proprio vengono fuori tutti quei difetti tipici di un motore ereditato dalla scorsa generazione, tra cui texture in bassa definizione, pop up in lontananza dei passanti e un interattività ambientale ridotta all’osso. La qualità della direzione artistica e della cura con cui è stata ricreata l’epoca medioevale giapponese riescono però a compensare queste magagne, coinvolgendo il giocatore in un mondo vivo e pulsante. Ottima anche la campionatura sonora, che oltre ad un doppiaggio eccezionale si contraddistingue per gli ottimi effetti ambientali e per una colonna sonora davvero ispirata. 

– Medioevo Giapponese ricreato con dovizia

– Comparto narrativo d’eccezione

– Un’infinità di attività collaterali

– Se accetterete i suoi limiti potreste scoprire una perla

– Graficamente poco curato

– Lock On ancora acerbo

– Richiede dedizione

8.2

Ryu Ga Gotoku Kenzan riesce a portare una notevole ventata di aria fresca alla serie, nonostante la sua struttura portante sia rimasta invariata. Un’opera imprescindibile per gli appassionati di Yakuza, ma anche per chi ricorda con nostalgia quei brand che hanno portato alla ribalta il medioevo giapponese e che ora sono stati riposti in soffitta (Onimusha di Capcom in primis). Coinvolgente, vario e soddisfacente, la produzione SEGA si perde solo in un combat system non ancora perfettamente ottimizzato e un comparto tecnico che sente il peso degli anni. Unico avvertimento: Yakuza Kenzan è per giocatori pazienti. L’idioma giapponese è un grosso ostacolo , ma l’ottima guida confezionata dagli utenti di Spaziogames Forum, dedicata a chi ha una buona conoscenza della lingua inglese, potrà risolvere ogni vostro dubbio.

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