Steam In-Home Streaming: provato

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a cura di LoreSka

The revolution will be teleivised” diceva lo slogan di Valve al lancio della modalità Big Picture per Steam. Ben prima delle Steam Machines, infatti, l’azienda aveva in mente una direzione chiara: secondo la filosofia di Gabe Newell, infatti, il videogioco è un media che esprime il massimo delle sue potenzialità attraverso il trittico PC, televisore e controller. Insomma, la rivoluzione di Steam Big Picture consiste nel portare l’esperienza videoludica del PC nel proprio salotto, in maniera analoga a quanto fatto per decenni dalle console, ma con la qualità grafica, la scelta e i bassi costi che solo i PC possono garantire.
Il problema è che, nella maggior parte dei casi, il PC non si trova in salotto, collegato a un televisore, bensì in una camera o in uno studio, collegato a uno schermo di dimensioni relativamente esigue e accompagnato da una sedia che, per quanto ergonomica, non può certo competere con la comodità di un divano. Dunque, come risolvere la questione? Le soluzioni sono tre: spostare il proprio PC da una stanza all’altra ogni volta che si necessita di giocare, acquistare un secondo computer esclusivamente per il gaming o trovare un sistema per portare il segnale video dalla stanza del computer al salotto.
La prima soluzione, evidentemente, è la più economica ma anche la più scomoda, vista l’enorme quantità di cavi da scollegare e ricollegare, oltre all’ingombro di un normale PC da gaming. La seconda soluzione, decisamente costosa, è quella che Valve sta cercando di inseguire con le sue Steam Machine: computer specificamente pensati per il gaming e per essere collegati a un televisore, con un controller speciale che dovrebbe sopperire alla mancanza di mouse e tastiera. Nonostante Valve stia puntando molto sulle Steam Machine, l’azienda sta anche lavorando alla terza soluzione grazie al servizio Steam In-Home Streaming, attualmente in fase beta.
Il cloud gaming fatto in casa
Il principio di funzionamento di Steam In-Home Streaming è molto vicino a quello del cloud gaming. Il sistema prevede la presenza di due computer, uno con specifiche da gaming e l’altro con specifiche di fascia medio-bassa. Il computer da gaming è il nostro server: si occupa di riprodurre il gioco, di convertire l’output in un flusso audiovisivo e di inviare tale flusso attraverso la rete locale. Il computer di fascia medio-bassa, invece, funge da client e si occupa di decodificare il flusso audiovisivo e di inviare al server l’input proveniente da un controller, dal mouse e dalla tastiera.
In altre parole: prendiamo un computer poco potente, ci colleghiamo un controller e, attraverso la rete locale, chiediamo al computer più potente di riprodurre il gioco e di inviarci un video della nostra partita, in tempo reale. In pratica, usiamo il principio di funzionamento del cloud gaming su scala casalinga.
Rispetto al cloud gaming remoto – quello di Onlive e Playstation Now – lo streaming casalingo ha alcuni grossi vantaggi: la latenza è minima, la disponibilità di banda è molto elevata e non vi è il rischio di colli di bottiglia ed altri possibili inconvenienti legati al proprio provider. Al contempo, se lo streaming remoto richiede la presenza di un solo computer di fascia medio-bassa, lo streaming casalingo vi obbliga all’acquisto di un computer con specifiche da gaming.
Dopo una breve prova a San Francisco, abbiamo ottenuto l’accesso anticipato alla beta di Steam In-Home Streaming e siamo finalmente riusciti a provare il servizio in casa. Abbiamo scoperto qualche difetto e molti pregi.
La prova
Il test del servizio Steam In-Home Streaming si è svolto con un PC gaming di fascia media a fungere da server. Parliamo di un computer dotato di un i7 di prima generazione, 6 giga di RAM e una scheda grafica AMD HD5830 con circa quattro anni di onorato servizio. Una configurazione certamente non di prim’ordine, ma in grado di riprodurre la maggior parte dei giochi in qualità più che accettabile. Il computer dedicato alla ricezione del segnale è un notebook Samsung Ativ Book Note 9, portatile dal costo piuttosto contenuto e collegato via HDMI a un televisore LED da 42 pollici.
Il setup è risultato di estrema semplicità: è sufficiente avviare Steam su entrambi i computer con il medesimo account per accedere al servizio, quindi selezionare dal computer client uno dei giochi installati sul computer server. Al posto del consueto “Avvia il gioco” compare un pulsante “Trasmetti”. Il gioco si avvia sul computer remoto (dove resta visibile) e il conseguente avvio sul computer client avviene in maniera quasi istantanea. Nonostante il servizio sia stato annunciato per Steam OS, è attualmente funzionante su qualsiasi piattaforma (PC, Mac, Linux e Steam OS) e non è necessario che entrambi in computer utilizzino lo stesso sistema operativo.
Il servizio funziona con la gran parte dei giochi del catalogo Steam e, a sorpresa, anche con molti giochi legati a servizi esterni, con alcuni accorgimenti. Prima di avviare uno streaming, infatti, è opportuno selezionare alcune semplici impostazioni da un apposito menù, legate alla qualità dello streaming (veloce, bilanciata o eccellente), alla risoluzione, all’eventuale limite di banda e alle opzioni di decodifica hardware. Quasi tutti i giochi funzionano alla risoluzione nativa del nostro computer client (1360×768), ad eccezione di alcuni titoli più vecchi e dei giochi del servizio Uplay, che abbiamo dovuto downgradare a 720p. In alternativa, è possibile portare il gioco fino a 1080p.
Ad eccezione di Ace Combat Assault Horizon, che restituiva uno schermo nero, abbiamo giocato con successo a titoli tripla A quali Dark Souls II, Borderlands 2 e Far Cry 3, oltre a titoli indie come Legend of Grimrok e il famigerato Goat Simulator e a Child of Light attraverso Uplay. In tutti i casi i giochi sono risultati perfettamente giocabili, con un frame rate variabile tra 30 e 60 fps. La banda utilizzata variava tra i 60 e i 50 Mbps, con una latenza sempre inferiore ai 25 ms. Abbiamo trovato qualche sporadico calo di frame rate, presumuibilmente legato alla configurazione del nostro PC-server, e in un paio di occasioni si sono verificati dei freeze che hanno reso il gioco virtualmente ingiocabile per qualche secondo. Nel complesso, però, l’esperienza è risultata quasi sempre fluida e fruibile con Steam Big Picture disattivato, mentre con la modalità Big Picture attiva si è verificato un intollerabile ritardo tra l’input e la visualizzazione a schermo. Un problema, quest’ultimo, imputabile alla scarsa potenza del nostro client.
Abbiamo testato il servizio sia a 720p che a 1080p, notando una compressione video piuttosto fastidiosa in Full HD, in particolare nei giochi più rapidi. In 720p la compressione è ancora visibile, ma tollerabile. In ogni caso, è evidente che questo servizio è stato pensato per consentire la fruizione su di un televisore, piuttosto che su di uno schermo PC dove la vicinanza dell’utente al monitor e le risoluzioni native più alte rendono più evidenti i problemi legati alla compressione. Nessun problema, invece, con l’audio: sempre sincronizzato e di ottima qualità.
Per la connessione tra i due PC abbiamo utilizzato uno strumento solitamente sconsigliato dai tecnici di rete: non disponendo di una LAN via cavo, infatti, il nostro segnale viaggiava attraverso due adattatori powerline da 500Mbps separati da un router di fascia economica. Il funzionamento di questi adattatori è un terno al lotto, e nel nostro caso possiamo ritenerci fortunati per la riuscita completa dell’esperimento.
Le cose, però, sono cambiate in maniera radicale nel momento in cui abbiamo tentato di utilizzare dei mezzi di comunicazione diversi dalla connessione powerline. Sia l’ibrido powerline/Wi-Fi che la connessione Wi-Fi su entrambi i computer ha reso il servizio virtualmente inutilizzabile. Dopo alcuni secondi di stabilità, infatti, qualsiasi gioco provato ha iniziato ad accumulare vari secondi di lag tra l’input e l’output, decine (in alcuni casi centinaia) di frame drop e artefatti grafici di grave entità. Nonostante la nostra rete senza fili sia in protocollo N (300Mbps), l’incostanza nel segnale ha reso impossibile la fluidità del servizio. Allo stato attuale, dunque, è assolutamente sconsigliabile l’utilizzo di una connessione senza fili per utilizzare In-Home Streaming.

Non vi è dubbio che In-Home Streaming abbia ancora ampi margini di miglioramento. La compressione video è evidente, e allo stato attuale l’esperienza in streaming non è qualitativamente analoga a quella tradizionale. Al contempo, però, Valve ci sta mostrando di avere per le mani una nuova tecnologia già funzionante, che potrebbe un giorno rivoluzionare la fruizione dei videogiochi nella propria casa. L’azienda, infatti, prevede di inserire la tecnologia delle Steam Machine in prodotti di consumo quali i televisori e i set top box. Un giorno, dunque, potremmo ritrovarci ad utilizzare questa tecnologia collegando un pad direttamente al nostro televisore, senza necessità di utilizzare un PC come ricevitore. O addirittura, quando la tecnologia lo permetterà, un solo PC centrale potrebbe trasformare ogni apparecchio di casa in uno strumento multimediale dedicato all’intrattenimento. Non sappiamo se questo sarà il futuro, ma la prospettiva certamente ci alletta.