Sherlock 4x02

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a cura di YP

Nessuno è perfetto, e dopo settimana scorsa ormai, anche Sherlock lo sa bene: The Six Thatchers ha purtroppo smorzato un po’ quello che era l’entusiasmo per il ritorno del detective privato più famoso di tutti i tempi, per via di un episodio che per qualche strano motivo (almeno fino a settimana scorsa) toglieva dalla lente d’ingrandimento della serie quelli che erano e sono i suoi innegabili punti di forza, per concentrarsi su dinamiche poco incisive ed una narrazione che alla fine dei conti è risultata decisamente frivola. The Lying Detective arriva quindi carico di responsabilità: penultimo episodio della stagione e vero e proprio punto di svolta per la serie, deve necessariamente rimettere al posto giusto tutti gli elementi cardine e far spiccare finalmente il volo alla stagione e, ve lo voglio dire subito, ci riesce alla grande.

The Final Game
Vi basteranno i primi minuti per capire le scelte dell’episodio precedente, letteralmente. Si riparte dal lutto del dottor Watson e da tutti i problemi che porta con se un avvenimento di quella portata, con il partner storico di Holmes devastato dal dolore, totalmente e temporaneamente disinteressato di tutto ciò che lo circonda. Nel frattempo vediamo uno Sherlock sull’orlo del baratro, massacrato (fisicamente e mentalmente) dalla sua dipendenza per la droga e tartassato dalla sua nuova ossessione: Culverton Smith (Toby Jones). Ci fermiamo qui, nel senso che della trama di quest’episodio non ho intenzione di dirvi nulla di più. Perchè come la serie insegna, la storia sarà piena di colpi di scena e svolta dopo svolta vi condurrà ad un finale potente ed impattante. Ma le cose importanti, però, succedono nella parte centrale. Quello che più mancava nell’episodio precedente era forse la sinergia emotiva e mentale che lega i due protagonisti, questo rapporto di odio/amore cosi forte che ha ormai reso Sherlock e Watson dipendenti l’uno dell’altro. The Lying Detective riporta tutto sul giusto piano e si concentra sulle cose importanti, decidendo addirittura di sacrificare qualcosa in termini di problem solving di Sherlock, preferendo un focus più approfondito sulla psiche e l’emotività dei personaggi chiave. Sherlock è perfetto: cervellotico, sofferto e sociopatico come forse mai prima d’ora. Una vera mina vagante per chiunque (anche per se stesso), che pur di raggiungere il suo scopo arriverà a mettere in grave pericolo la sua stessa vita. Dall’altra parte John Watson, completamente in balia della sua perdita e arrendevole nei confronti della vita. Sarà però chiamato a fare i conti con l’affetto che prova per l’amico, imbeccato dal “fantasma” della moglie che non smetterà di vegliare su di lui, e che in questa forma effimera trova anche la dimensione perfetta per il personaggio di Mary, importante ma defilato. Se proprio vogliamo trovare un difetto a quest’episodio è da ricercare nella rapidità della presentazione e svolgimento del caso, che nonostante una bella prova di Toby Jones, risulta comunque leggermente debole rispetto al passato e dimostra come le intenzioni di questa stagione siano ben altre. Si perché fotografia e regia sembrano volerci far capire in tutti i modi che tira una brutta aria dalla parti di Baker Street: colori freddi, dai toni scuri e inquadrature che si concentrano spesso sui primi piani sofferenti di Holmes e Watson lasciano trasparire un sentimento di pericolo e tracollo costante che, questo ve lo dico, arriverà puntuale sul finale. 

The Lying Detective è un turbine di emozioni che riporta Sherlock sulla retta via: Cumberbatch è intenso, preciso e trascurato come non mai, cosi come Martin Freeman sfoggia un’interpretazione per il suo Watson che in alcuni momenti lascia davvero senza fiato. La storia, anch’essa, è tornata sui giusti binari e lascia presagire un finale di stagione davvero intrigante. Potete quindi stare tranquilli, perché l’inquilino del 221B di Baker Street è parso davvero in gran forma, e forse l’episodio di settimana scorsa faceva solamente parte dell’immenso gioco di illusioni e colpi di scena che caratterizzano la vita di Holmes; una sorta di atto di fede da sottoporre al pubblico, che questa settimana è stato ampiamente ripagato, con uno degli episodi migliori di sempre.