Recensione

Resistance Burning Skies

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo una partenza col botto, con quantità spesso abbinata anche a qualità, PSVita sembra essersi adagiata sugli allori, facendo seguire due mesi poveri di uscite di rilievo rispetto alla scoppiettante finestra di lancio.Così, sulle spalle del recente Gravity Rush e di questo Resistance: Burning Skies, gravano adesso responsabilità che vanno oltre quelle intrinseche dei due prodotti, se è vero che molti fan Sony attendevano queste uscite come dei veri e propri salvatori della patria. Dopo gli elogi che il succitato Gravity Rush ha saputo meritarsi, è giunto il momento di sottoporre a giudizio l’ultimo figlio illegittimo (perché non sviluppato da Insomniac, a differenza dei capitoli PS3) della saga di Resistance, primo, vero FPS sviluppato appositamente per una console portatile dotata di due levette analogiche. E scusate se è poco.

Resistere fino all’ultimoCome da prassi molto in voga negli ultimi anni, gli sviluppatori originali della saga hanno pensato di “appaltare” lo sviluppo di questo spin – off per PSVita ad un team “minore”, Nihilistic Software, americani di cui di recente si ricorda solo il mediocre Zombie Apocalypse, uscito circa tre anni fa su PSN e XBLA (e stiamo volutamente tralasciando Playstation Move Heroes dell’anno scorso). I motivi alla base di tali scelte (presumiamo perlopiù commerciali) non sono sempre chiari, e i risultati di operazioni simili sono stati molto altalenanti nel tempo, come il ciclo vitale di PSP ha dimostrato fin troppo bene. Fatto sta che Resistance Burning Skies coglie la palla al balzo per immergere il giocatore in un contesto familiare e nel contempo nuovo, nei panni inediti di Tom Riley, pompiere in servizio in un giorno come tanti, per la precisione il 14 agosto del 1951, trovatosi, inaspettatamente, nel bel mezzo di una sanguinosa e apocalittica invasione aliena. Un intervento di routine si trasforma allora in una lotta per la sopravvivenza, mentre tutt’attorno la città va in fiamme e i civili cadono come mosche sotto i colpi dei Chimera: Tom tenterà dapprima di ricongiungersi alla propria famiglia, come d’altronde faremmo tutti, per poi finire col recitare un ruolo da protagonista in una vicenda che di certo non fa otterrà nessuna candidatura al Nobel per la complessità e la godibilità del plot, ma che si lascerà giocare fino in fondo senza troppe pretese. D’altronde questa generazione di console ha visto davvero pochi sparatutto in prima persona dotati di un comparto narrativo degno di nota.Basti sapere che gli appassionati del brand respireranno un’aria familiare, senza però che la sensazione di deja-vu prenda il sopravvento e infici l’esperienza di gioco.

God save the second (analog) stickDopo le difficoltà e i sistemi di controllo “fantasiosi” cui la precedente console portatile Sony ci aveva costretto in fatto di FPS, la prima ora di Resistance Burning Skies è davvero un piacere: i controlli non soffrono del passaggio alla piattaforma portatile, che anzi si giova di un’accresciuta sensazione di immedesimazione, aiutata da un buon paio di cuffie e magari da condizioni di luce minima.Tom si muoverà senza esitazioni e la mappatura dei comandi integrerà intelligentemente anche lo schermo touch di PSVita, utilizzato per cambiare arma al volo, selezionando l’ascia in dotazione ai pompieri per il corpo a corpo (comunque abbastanza raro), per la gestione del fuoco secondario di tutte le armi e per il lancio delle granate, invero la meno comoda tra le succitate attività. Estendendo il discorso fino allo scorrere dei titoli di coda, non possiamo che dirci davvero entusiasti della possibilità aperte da una così semplice aggiunta (un secondo stick analogico, in fondo, lo montava anche la vecchia PSOne…) a un genere che, in futuro, potrà davvero dire la sua anche in ambito portatile: qualcuno potrebbe (giustamente) obiettare che tale merito è intrinseco della console piuttosto che ascrivibile agli sviluppatori, ma l’implementazione dello schermo tattile, differentemente da molti titoli di lancio, appare fluida e mai inserita a forza, e aggiunge realmente qualcosa all’esperienza di gioco nel suo complesso e, di questo, va dato merito ai ragazzi di Nihilistic.Se a livello di controlli e interfaccia la strada sembra tracciata a soli tre mesi dal lancio della console, quella da percorrere in quanto a contenuti, comparto tecnico, qualità e quantità dell’offerta ludica è invece decisamente in salita.Se le foto e i video rilasciati da Sony nelle ultime settimane avevano destato più di una perplessità riguardo alla cosmesi del titolo, la prova su strada del gioco ha tolto ogni dubbio, restituendo un gioco che non avrebbe fatto gridare al miracolo nemmeno su PlaystationPortable, scialbo tanto nella presentazione quanto nell’esecuzione, che non rende affatto giustizia alle (parzialmente già mostrate) capacità dell’hardware Sony.Torneremo in un secondo momento sul discorso tecnico: il gameplay merita la precedenza. Anche qui, purtroppo, si addensano molte nubi, squarciate, di tanto in tanto, da raggi di sole che fanno ben sperare per un sequel e riescono a salvare il gioco dalla mediocrità: partiamo proprio da questi. Detto della bontà del sistema di controllo (con qualche piccola eccezione), il titolo riesce a distinguersi offrendo un ritmo serrato, ai livelli di quello degli episodi casalinghi, con rari momenti di calma che preparano a sparatorie lunghe, impegnative e in cui non sempre abbonderanno le munizioni.La riuscita degli scontri a fuoco è merito di una intelligenza artificiale che, pur non particolarmente rifinita, si rivela decisamente aggressiva, andando a stanare il giocatore troppo prudente e impedendo, di fatto, l’abuso di coperture e di angoli ciechi, rendendo ogni scontro adrenalinico e potenzialmente letale. I Chimera saranno sempre parecchi, sapranno farsi odiare e svilupperanno un’antipatica resistenza al nostro fuoco man mano che i sei capitoli di gioco si dipaneranno.Buono anche l’arsenale a disposizione, richiamabile dalla solita “ruota”, che alterna fucili futuristici come il Bullseye ad armi solo apparentemente più convenzionali, come la Carabina, dotata di una balestra che saremo chiamati a tendere facendo scivolare il dito sullo schermo di PSVita.Pur non secondari quando si parla di uno sparatutto in prima persona, questi pregi sono però controbilanciati da notevoli mancanze, che non solo i possessori dei precedenti capitoli noteranno: il level design è di una piattezza unica, con una serie di indisponenti barriere invisibili e un susseguirsi di spazi chiusi e aperti accomunati da una sensazione di ripetitività e trascuratezza, la cui interattività è prossima allo zero.La distruttibilità degli scenari, oltre ad aprire a nuove possibilità ludiche (come la necessità di un approccio maggiormente dinamico all’azione), aumenta l’immersione nel mondo di gioco e la credibilità degli eventi narrati, come l’eccellente Max Payne 3 ha brillantemente dimostrato: ecco perché appare incomprensibile la scelta degli sviluppatori di limitarla al minimo sindacale (quando presente).Discutibile anche la scelta di far esplodere i nemici eliminati, che non lasceranno traccia organica alcuna, e scompariranno nel nulla come se il motore di gioco (che peraltro è fisso a 30 fps e non a 60) non potesse gestire i cadaveri in maniera adeguata: basta un’occhiata alle specifiche della macchina per rendersi conto che non si parla di limiti strutturali e tecnici ma piuttosto di pigrizia degli sviluppatori.La stessa pigrizia che impedisce al gioco, di fatto, di poter contare su un sistema di coperture che possa chiamarsi tale, se non quando si è accosciati: il nostro alter ego, infatti, litiga puntualmente con i ripari, esponendoci spesso al fuoco nemico e facendoci preferire un approccio “alla Rambo” ad uno più tattico e ragionato.L’impressione generale, già dopo solo un paio di ore di gioco, è che Resistance Burning Skies sia un titolo poco rifinito, che avrebbe necessitato di vedere molti dei suoi angoli smussati per poter offrire una maggiore qualità complessiva e che si è invece accontentato di fare il compitino, contando su un ottimo sistema di controllo e sul fascino del brand per attirare potenziali acquirenti.

Emulatore PSPAbbiamo già accennato di come il gioco ci abbia deluso sul versante tecnico, ma vale la pena spendere due ulteriori parole: il motore di gioco non ha mostrato incertezze dalla sequenza di apertura fino ai titoli finali, ma è pur vero che, come detto, è ancorato a 30 FPS e non, com’era lecito sperare, a 60, cosa che avrebbe giustificato il sacrificio di qualche dettaglio e di qualche texture in nome della fluidità, vitale per uno sparatutto degno di quanto nome.Invece i modelli poligonali avrebbero deluso anche su una PSP, le texture degli ambienti sono povere e spesso anche mal colorate, e questi difetti vengono impietosamente a galla su uno schermo tanto brillante e generoso come quello di PSVita.Come anche per il gameplay, però, non riusciamo a bocciare Burning Skies perché ai suoi difetti sa accompagnare anche dei pregi: gli effetti sonori e le musiche , soprattutto se goduti con delle cuffie, si rivelano decisamente d’atmosfera, con urla ed esplosioni che possono essere appena uditi in lontananza nelle sequenze in esterno e un accompagnamento che sa creare un letto appropriato per ognuna delle centinaia di scontri a fuoco che dovremo fronteggiare.Va elogiata inoltre la quantità di modalità multiplayer, che va dal Deathmatch classico, in cui collezionare il maggior numero di uccisioni in un dato limite di tempo, a quello a squadre, passando per l’ormai immancabile Sopravvivenza, in cui gli umani caduti andranno ad ingrossare le fila dell’esercito dei Chimera.Il multiplayer online appare un altro caposaldo del futuro prossimo di PSVita e, sotto questo punto di vista, non sembra esserci molto da lamentarsi, sebbene la campagna principale non brilli per longevità, tanto da poter essere portata a termine in meno di 7 ore.

– Finalmente due stick per uno shooter

– Arsenale vario e fantasioso

– Parecchie modalità online

– Level design anonimo

– Graficamente una generazione indietro

– Sistema di coperture irritanti

– Corto

6.5

Resistance Burning Skies ha generato in noi parecchia irritazione: le aspettative erano alte, e non tutte sono state disattese, ma l’impressione generale che il titolo restituisce è la stessa cui avevamo fatto la bocca dopo anni di PSP, e cioè quella di un titolo che, con una maggiore cura nella realizzazione e un’attenzione accresciuta verso i dettagli, avrebbe potuto facilmente diventare un must buy, forte di un sistema di controllo ben congegnato, un arsenale nutrito e un multiplayer completo.

Così com’è, invece, rimane consigliato solo ai fan del genere o del brand Resistance, che finalmente potranno godersi uno sparatutto senza troppi compromessi (almeno a livello di interfaccia) anche lontano dal salotto di casa.

Voto Recensione di Resistance Burning Skies - Recensione


6.5