Recensione

Ratchet and Clank: Into the Nexus

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Da quando Insomniac ha deciso di diventare un team di sviluppo indipendente, forse ha magicamente perso quel tocco incantevole che trasformava le opere della software house americana in titoli di sicuro richiamo e successo. Fuse è infatti stato un mezzo disastro e si presentava come un gioco piuttosto banale e con un’offerta decisamente al di sotto della media dei giochi Insomniac, al punto da farci chiedere per quale oscuro motivo abbiano sentito la necessità si svilupparlo mentre venivano messe da parte le serie più popolari e acclamate, quelle che hanno decretato il successo di questi ragazzi fino a trasformarli in un team d’elite per l’universo PlayStation. Tra queste, c’è sicuramente Ratchet & Clank, una saga con un dinamico duo che ha da sempre saputo divertire milioni di giocatori con uno stile unico e immediatamente riconoscibile, una garanzia di qualità che ha convinto Sony a portare il lombax e il suo compagno robotico sui grandi schermi con un film d’animazione che arriverà nelle sale nel corso del 2015.

Gravity: sospensione
Dopo alcuni capitoli rivelatisi dei clamorosi buchi nell’acqua, Insomniac ritorna sui propri passi con Ratchet & Clank: Nexus, un capitolo principale della serie che mette finalmente un punto alle sperimentazioni poco riuscite e a quella mancanza di amor proprio che alcuni precedenti episodi avevano in parte rappresentato. Qui non avrete a che fare con discutibili variazioni sul tema, né tantomeno con meccaniche e sessioni che snaturano con leggerezza la natura e la precisa identità della saga. Nexus ha al suo interno tutto ciò che un fan si aspetterebbe da un ritorno che si rispetti, e in questo Insomniac è stata più furba che abile, perché la realtà dei fatti è che gli sviluppatori hanno deciso di non spostarsi minimamente dalla propria zona di sicurezza. Ciò, badate bene, non significa che avrebbero dovuto violentare brutalmente il proprio brand, ma che si sarebbero dovuti quantomeno sforzare per introdurre delle migliorie che giustificassero la genesi di un ultimo capitolo generazionale, che forse arriva in sordina proprio a causa della poca fiducia di fondo sul progetto. E questo è un peccato. È sinceramente svilente vedere come Ratchet & Clank siano passati dal ruolo di mascotte coccolate a quello di peluche dimenticati su un sedile posteriore, e lo si evince dal trattamento che gli è stato riservato, ossia un gioco che potrete terminare in circa cinque ore e che viene venduto a un prezzo budget proprio per questo motivo. Nonostante questi doverosi appunti, c’è da dire che la formula classica proposta in Nexus riesce ancora a funzionare molto bene, è godibile, e intrattiene il giocatore grazie a una solidità rocciosa del gameplay e a quella vena comedy che non strapperà di certo fragorose risate, ma assicura continui sorrisi anche sulle bocche dei più burberi. 
Le meccaniche fondamentali sono praticamente identiche al passato e il level design poggia su basi ormai consolidate da parecchi anni, pertanto non esistono varianti davvero degne di nota, eccetto per l’attivazione di alcuni tunnel gravitazionali che permettono lo spostamento da un punto all’altro delle aree. Qui, bisogna di fatto collegare dei portali posizionati spesso a grande distanza, anche più di due alla volta e incrociando i percorsi, al fine di raggiungere dei punti altrimenti fuori portata. Si tratta di una piccolissima alternativa che dona un po’ più di profondità al movimento del protagonista e che funge da funivia tra una piattaforma e l’altra, dando più densità a quelli che altrimenti sarebbero degli atolli a compartimenti stagni. 

Gravity al quadrato: space jumps and weapons
Ritornano in grande spolvero anche alcune della abilità di Ratchet, come gli stivali gravitazionali che fin dall’inizio danno vita a una delle sessioni platform più divertenti e riuscite del gioco. Il duo dovrà scortare due loschi figuri in un carcere di massima sicurezza sito nello spazio profondo, ma quando accadrà l’irreparabile e fuggiranno dall’astronave che li trasporta, la loro vendetta si compirà nel momento in cui gli esseri dell’Antiverso verranno rigettati nel mondo di gioco. Da lì in poi, si sussegue una serie di balzi su piattaforme fluttuanti al centro del nulla; dopo aver superato le prima fase, aumenta anche il ritmo in seguito ai numerosi attacchi dei nemici, e l’azione diventa avvincente e più pepata. Terminato il prologo, il giocatore non può far altro che essere travolto da un grande, immenso e violento senso di déjà vu. Giocare a Ratchet & Clank: Nexus non significa altro che essere al centro di livelli che per certi versi sembrano essere presi di peso dalle precedenti incarnazioni. Persino il tempismo delle entrate in scena dei nemici è ormai divenuto talmente prevedibile da non sorprendere più, e non sorprende più nemmeno la riconoscibile struttura di fondo e la conduzione di gioco orchestrata con un afflato creativo ormai sfiatato, come se non ci fosse più molto altro da dire poiché la stanchezza mentale nello sviluppo pare aver preso loro malgrado il sopravvento. I punti di forza della serie sono però ancora molto validi e garantiscono un’estrema solidità a tutto tondo: il platforming è eccezionale, i momenti (molto frequenti) in cui il gioco si trasforma in uno sparatutto in terza persona sono divertenti e impegnativi soprattutto alle difficoltà più elevate, il ritmo è sempre ben dosato, le arene sono un vero spasso e le armi sono ancora una volta uno dei fiori all’occhiello dell’intera produzione. Questa volta i ragazzi di Insomniac ci lasciano imbracciare stranezze altrettanto fuori di testa, come l’Incubox, che vomita un mostro in grado di atterrire i nemici e catalizzare la loro attenzione mentre noi li facciamo fuori alle spalle, o come il Glaciatore, un’arma a sfondo natalizio capace di trasformare gli avversari in dei pupazzi di neve con tanto di doni e un delizioso Jingle Bell che accompagna e scandisce il tempo dell’ibernazione. Naturalmente, queste e altre bocche da fuoco possono essere potenziate e diventare ancora più efficaci, ma stavolta il bilanciamento non è esattamente dei migliori. Accade infatti di arrivare già a metà del gioco con armi talmente devastanti da non impensierire minimamente il giocatore durante i successivi scontri. La calibrazione, in questo caso, sembra essere stata messa a punto con un po’ di fretta, come di fretta sembrano essere realizzati altri aspetti del gioco, soprattutto per quanto riguarda la costruzione delle aree e delle ambientazioni, incapaci di catturare l’occhio per via dell’impressionante somiglianza con le situazioni vissute nei capitoli precedenti.

Gravity al cubo: bidimensionalità
Menzione d’onore va fatta alle sessioni in cui andremo a controllare Clank, capace di infilarsi all’interno di feritoie dimensionali che lo teletrasportano dentro dei livelli configurati come dei puzzle da dover portare a termine. Neanche a dirlo, nel caso ancora non si fosse capito, anche qui la gravità giocherà un ruolo fondamentale. Con la levetta analogica destra è possibile cambiare la forza d’attrazione nelle quattro direzioni base: su, giù, a destra e a sinistra, in qualsiasi momento, purché il caro robottino non vada a finire sulle zone di pericolo che riducono a zero la sua energia. In queste riuscite sezioni l’obiettivo è quello di svegliare la creatura dormiente con un cazzotto e fuggire via fino al portale dimensionale affinché il mostro si proietti nel mondo “reale” attraverso la spaccatura, facendo così crollare i muri che ci sbarrano la strada: una sorta di aiuto in remoto, se preferite. Qui, oltre a dover necessariamente cambiare di continuo l’orientamento per evitare di finire male, bisogna saltare e muoversi tra le piattaforme, e come se non bastasse è anche obbligatorio spingere alcuni cubi sopra degli interruttori olografici che interrompono il fluire dei raggi laser posti in mezzo alla via. Il cubo subisce esattamente lo stesso trattamento di Clank, col medesimo peso, pertanto sarà necessario dosare alla perfezione i movimenti e posizionare il robot di fronte a degli ostacoli che ne impediscono la libera caduta. I livelli progettati sono sempre stuzzicanti e ben realizzati, come d’altra parte lo erano quelli delle precedenti iterazioni del brand, ma qui sembrano funzionare ancora meglio. Peccato solo per la loro brevità e frequenza, perché onestamente non sarebbe stato affatto male approfondire almeno questo aspetto, anche solo per spingere un po’ di più sulle variazioni alla solita formula. Formula che ormai sente sulle proprie ossa tutto il peso degli anni, e inevitabilmente gli scricchiolii sono aumentati al punto da obbligare gli sviluppatori a dare un sostegno più corposo, più forte e autoritario, che possa non solo sorreggere la serie, ma impreziosirla di novità che a questo punto diventano davvero vitali per il (sicuro) prosieguo delle avventure di questi due eroi che potrebbero trarre giovamento da un altro cambio generazionale. Così com’è, Ratchet & Clank: Nexus è un buon gioco che sa di già visto, un capitolo che segna senz’altro un gradevole ritorno sulla retta via ma che si adagia di peso sugli allori del passato, senza curarsi del fatto che i fan, tutti, attendevano un gran finale da ricordare, una chiusura che poteva al contempo essere un significativo rilancio tanto per la saga quanto per Insomniac. Nexus, in realtà, non è questo: è un titolo che abbraccia con vigoria il fan service sapendo di non poter fallire, ma c’è da scontrarsi con una durata sotto la media e un’ispirazione ridotta ai minimi storici, che speriamo ritorni in grande stile, magari proprio in occasione dell’arrivo del lungometraggio del 2015.

– Gameplay solidissimo e davvero divertente

– Le armi, ancora una volta, sono magnifiche

– Sessioni bidimensionali ottime

– Novità di rilievo cercasi

– Fin troppo asciutto e poco approfondito

– Breve

7.5

Ratchet & Clank: Nexus segna finalmente il ritorno della coppia all’interno di un capitolo principale della serie, che funziona alla grande e regala come consuetudine dei momenti di grande divertimento. Purtroppo, però, non è il finale di generazione che ci si aspettava, e l’arrivo in sordina del gioco, per certi versi, lo faceva già sospettare. La formula ha delle variazioni praticamente nulle e la durata è sin troppo esigua per poter bollare Nexus come un titolo realizzato con in mente un vero e proprio rilancio. Insomniac ha fatto il suo compitino, ma lo ha evidentemente portato a termine in tutta fretta e con grande svogliatezza. Ratchet & Clank meritavano certamente qualcosa di più.

Voto Recensione di Ratchet and Clank: Into the Nexus - Recensione


7.5