Recensione

Pokkén Tournament

Avatar

a cura di Redazione SpazioGames

Il primo leak legato a Pokkén Tournament ce lo ricordiamo ancora. Si sentì la terra tremare dal borbottio di giovanissimi aspiranti allenatori e adulti armati di cappellino, soprammobile a forma di Poké Ball e console portatile, tutti improvvisamente proiettati in un limbo dove l’incredulità per una fuga di informazioni proveniente da Nintendo aveva lasciato gradualmente posto a un hype smisurato nei confronti di un possibile Pokémon Game per WiiU. 
La realtà dei fatti si è abbattuta su ogni speranza con una furia e una velocità rare, perché ogni voce è stata smentita quasi immediatamente dalla conferma di un picchiaduro sviluppato da Namco e dedicato ai famosissimi mostriciattoli di Game Freak.
Pokkén Tournament, appunto, il nome del progetto, ma con il Tekken che tutti conoscono questo gioco ha ben poco a che vedere, ve lo assicuriamo. Il paradosso? Alcune delle sue caratteristiche su un Pokémon Game per WiiU non ci starebbero affatto male. Vediamo perché.
Pugno di Ferrum
Pokkén Tournament parte da una premessa semplice semplice, come quasi ogni titolo della serie: voi siete un allenatore di Pokémon della regione di Ferrum (e fin qua tutto in ordine, circolare), ma dalle vostre parti non ci si limita a insegnare qualche mossa ai propri team di poderose creature, le si controlla direttamente con l’ausilio di un curioso minerale di cui il suolo in quella zona è ricchissimo. Gli scontri tra Pokémon a Ferrum sono dunque battaglie spettacolari tra singoli avversari, simili agli incontri di arti marziali ma con i poteri elementali delle bestiole buttati nel mix. 
Da bravo allenatore dovrete quindi scegliere un fedele compagno e fargli corcare di mazzate qualunque cosa si muova per scalare la classifica delle varie leghe di Ferrum, il tutto mentre tentate di scoprire i piani di una misteriosa ragazza dai bianchi capelli e del suo MewTwo…
Na cosetta basilare, appunto, ma più che sufficiente a farvi scegliere uno tra i 14 combattenti inizialmente disponibili per iniziare a menare le mani. E il combat system, a volerla dir tutta, è nettamente migliore di quanto ci saremmo aspettati. 
Di primo acchito Pokkén pare un tipico picchiaduro 3D, di quelli estremamente accessibili e basati su un misto di schivate, combo semplificate e attacchi variabili dalla distanza. Ci si rende quasi subito conto che invece Namco ha optato per una variante nettamente più complessa di questo sistema, costruita attorno alla possibilità di cambiare prospettiva in battaglia. In pratica ogni scontro parte in Field Phase con la telecamera che inquadra i Pokémon dalla distanza, movimento a 360° e la possibilità di usare vari proiettili, scatti laterali e semplici combo in avvicinamento. Piazzare alcune di queste mosse porta la visuale a passare in 2D nella cosiddetta Duel Phase, dove il sistema di controllo cambia sensibilmente, il movimento si fa più simile a quello di un picchiaduro classico, e le combinazioni diventano nettamente più complicate. 
Non si parla chiaramente di serie di pugni e calci da collegare con precisione assoluta, ma di colpi variabili legati a singoli pulsanti, che in base alla direzione premuta portano il Pokémon a eseguire una data mossa. Mettere a segno le singole tecniche è quindi una passeggiata e anche eseguire le combo più semplici risulta facilissimo, ma ogni Pokémon può di norma sferrare combo un po’ più difficili del dovuto (spesso aeree) e queste richiedono un tempismo notevole per esser piazzate. Intuitività sì, quindi, ma non a tutti i costi, specialmente considerando la presenza di svariate altre manovre.
C’è infatti pure un sistema “sasso-carta-forbice” a dare un certo equilibrio ai combattimenti, con prese che contrastano la guardia attiva del gioco, colpi che contrastano le prese, e counter che contrastano i colpi, oltre ad esser caricabili. Inoltre a forza di avanzare nelle leghe si sbloccano vari Pokémon di supporto, richiamabili in battaglia una volta che la loro icona si è caricata e utilizzabili sia per ottenere bonus passivi che per allungare le combo. 
L’ultima chicca è il Burst Mode, Un potenziamento temporaneo del proprio Pokémon attivabile quando la barra dedicata arriva al limite. Nelle varie arene di gioco a volte compaiono power up luminosi che aumentano la carica dell’indicatore Burst, e raccoglierli può dare un grosso vantaggio, visto che una volta attivato il potenziamento il proprio Pokémon non solo rigenera parte del danno subito e guadagna stabilità contro i colpi normali, ma può persino eseguire una devastante super. 
Per un appassionato della serie, vedere i combattimenti di Pokkén Tournament è tra le esperienze più esaltanti che si possano vivere su console. Le animazioni dei Pokémon sono curatissime e fluide, le mosse fedeli alle originali e ben trasposte, e gli scontri sono abbastanza tattici da avvicinarsi molto al genere di battaglie tra Pokémon che tutti sognano da tempo di osservare su console maggiori. Insomma, non sarà un picchiaduro particolarmente tecnico, ma vanta parecchie finezze, è spassoso, e i Pokémon sono estremamente diversificati, con alcune creature particolarmente efficaci dalla distanza e altre pericolosissime nel combattimento ravvicinato. 
L’unico vero difetto che abbiamo trovato nel combat system è la legnosità dei movimenti nella Field Phase: gli spostamenti in questa fase infatti sono secchi e mancano di finezza, indipendentemente dal fatto che si utilizzino i direzionali classici o la levetta analogica. Poco male comunque, poiché in questa situazione gli scontri si basano più sul tempismo delle manovre difensive che sulla gestione delle distanze.
No tall grass
Meno bene invece la questione “modalità”. Namco è riuscita a catturare in parte lo spirito della serie, proponendo una serie di personalizzazioni del proprio alter ego che permettono al giocatore di immedesimarsi maggiormente con la figura dell’allenatore di Pokémon, ma questo regalo non viene rafforzato da una campagna strutturata a dovere, dove non si fa altro che sfidare dozzine di avversari dall’IA non particolarmente ostica nelle varie leghe, il cui torneo per la promozione viene a volte intervallato da boss fight contro il MewTwo Oscuro citato in precedenza. Ci sono degli incontri interessanti verso la fine, con delle condizioni da rispettare, ma questa gimmick non viene sfruttata a sufficienza per catturare davvero l’utente. 
Meglio il comparto online, con un netcode che sembra stabile per ora ma la cui validità verrà provata solo una volta uscito il gioco nei negozi, e la tipica divisione tra partite classificate e partite del giocatore. Abbiamo anche apprezzato molto la possibilità di potenziare le caratteristiche dei Pokémon salendo di livello dopo i match, che permette di specializzare il proprio Garchomp nell’offensiva, o di rendere un Pikachu molto più resistente e difensivo della norma. Namco ha fatto bene i propri compiti a casa, ed è riuscita a costruire un progettino niente male, con tanti rimandi alla serie originale e numerose trovate d’effetto. Se si fosse sforzata un po’ di più su certi elementi, avrebbe tirato fuori una sorpresa di quelle davvero roboanti.
Anche tecnicamente c’è poco di cui lamentarsi. Il gioco gira fluidissimo su WiiU, nonostante un dettaglio grafico di tutto rispetto e modelli estremamente dettagliati. Non siamo all’altezza della versione arcade, ma era praticamente certo che tali livelli fossero irraggiungibili. Ogni aspetto del titolo è curatissimo, dai menu, ai versi dei vari Pokémon, fino ad arrivare alle musiche e ai tutorial piuttosto completi dedicati ai singoli Pokémon. Addirittura le arene, che si limitano ad avere power up sparsi in modo diverso sulla loro area e una variante ovale, risultano ispirate e molto belle da vedere (lo stage Magikarp Festival in particolare è fantastico). Pare purtroppo che ci sia un secco calo di framerate a 30 fps quando si gioca in multiplayer locale, ma la cosa è aggirabile giocando in LAN.
Non enorme il roster, che una volta sbloccato in toto conta solo 16 Pokémon, ma come abbiamo scritto sono tutti molto diversi tra loro e divertenti da usare. I completisti ci metteranno inoltre parecchio tempo a sbloccare tutte le personalizzazioni estetiche, anche se aiutati dagli Amiibo, che regalano oggetti extra fino a 5 volte al giorno se appoggiati al paddone.

– Combat system più tecnico e affinato delle aspettative

– Uno spettacolo da vedere in azione per i fan della serie

– Roster diversificato e curato

– Campagna piuttosto ripetitiva

– Movimenti un po’ legnosi nella Field Phase

– Non molti Pokémon utilizzabili

8.0

Con Pokkén Torunament un altro ottimo titolo si aggiunge alla libreria delle esclusive WiiU. Il picchiaduro di Namco si è rivelato molto più complesso e divertente di quanto ci aspettassimo e, nonostante il roster non particolarmente esteso, ha indubbiamente le carte in regola per catturare sia i fan della serie che gli appassionati del genere. Peccato solo per le modalità singleplayer, che con un po’ di cura in più avrebbero potuto innalzare ulteriormente la già elevata qualità di questo picchiaduro.

Voto Recensione di Pokkén Tournament - Recensione


8