Recensione

Ni No Kuni 2, la recensione della favola raccontata da Level 5

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a cura di Gottlieb

Informazioni sul prodotto

Immagine di Ni No Kuni 2: Revenant Kingdom
Ni No Kuni 2: Revenant Kingdom
  • Sviluppatore: Level 5
  • Produttore: Bandai Namco
  • Distributore: Bandai Namco
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 22 marzo 2018 - 17 settembre 2021 (Switch)

Quando Level 5 inaugurò la sua collaborazione con lo Studio Ghibli per il primo Ni No Kuni riuscì, con un titolo decisamente particolare e sui generis, a spaccare esattamente in due non solo la critica, ma anche la platea dei videogiocatori: da un lato i fervidi fanciullini assorti nell’osservare quell’atmosfera fiabesca ricreata per raccontare le storie della Strega Cinerea, dall’altro i detrattori di un’avventura che presentava tante difficoltà nel suo modo di porsi per il gameplay e anche per una storia forse troppo leggiadra e poco adulta. Ni No Kuni è rimasto, indubbiamente, un prodotto di grande pregio, per il modo di porsi sul mercato e anche per tutta quella nicchia che riuscì a conquistare nel tempo. L’annuncio di un sequel aveva probabilmente sorpreso, però, tutti gli attori del mercato videoludico, tranne ovviamente Level 5, che quel brand e quella collaborazione con lo Studio Ghibli voleva che continuasse. Completamente, però, staccato da quella esperienza che arrivò prima su Nintendo DS e poi nel 2012 su PlayStation 3, Ni No Kuni II, ci sentiamo di dire, è un’avventura di ben altra portata, una favola che non può spaccare in due platea e critica, ma che anzi dovrà mettere d’accordo tutti.

Ascoltate la mia favola, quella di Ding Dong DellCentinaia di anni dopo le vicende raccontate nell’epopea della Strega Cinerea, ci ritroviamo nel regno di Ding Dong Dell, nei panni dell’erede al trono Evan Pettiwhisker Tildrum, uno degli esponenti della tribù dei gatti. Il giovane erede, rimasto purtroppo orfano per la morte del padre, il sovrano di Ding Dong Dell, è stato costretto a crescere in un regno che lo ha sì formato per diventare un ottimo re, ma che allo stesso tempo non lo ha messo in guardia da eventuali tradimenti o sotterfugi nascosti a corte. Tra questi quello più grave, che funge da evento scatenante della storia di Revenant Kingdom, ossia il tradimento di un usurpatore pronto a reclamare il regno a discapito di Evan. Costretto a fuggire, quindi, dal suo castello e rifugiarsi altrove per sfuggire alla morte, l’erede al trono farà la conoscenza di Roland, un visitatore arrivato da un altro mondo, il nostro, e che, anch’egli, riveste una carica da reggente, pronto adesso a vestire i panni di grande consigliere del suo nuovo compagno di avventura. Scappati da Ding Dong Dell i due prendono l’importante decisione di riprendersi il regno che spettava a Evan, ma per farlo la strategia stavolta sarà diversa: fondare un nuovo regno, ottenere il consenso degli altri reggenti limitrofi e poi muovere guerra all’usurpatore, per recuperare ciò che spetta al giovanissimo sovrano: il regno che suo padre gli aveva lasciato in eredità.La favola raccontata da Ni No Kuni II ha sin da subito i lineamenti fanciulleschi che si dipanano sul volto di Evan, un ragazzino dalle fattezze di un gatto, con una coda che ondeggia e delle orecchie sempre pronte a puntare verso l’alto, verso l’infinito e la genuinità negli occhi naif, di un sovrano che dall’oggi al domani ha dovuto affrontare un’avventura più grande di quanto potesse immaginarsi. Parliamo di favola perché dinanzi a questo ci troviamo: la scrittura di Akihiro Hino (autore anche del primo Ni No Kuni oltre che dei recenti Yo-Kai Watch e di tutti i Professor Layton) si mantiene sempre molto puerile, ma nell’accezione positiva del suo termine, rimanendo coerente con lo scenario creato da Level 5. Le situazioni che circondano Evan sono innumerevoli e ogni regno visitato, da Sequonia fino a Talasside, passando per Canghai – una gradevolissima riproduzione di Shanghai -, propone favole da sbrogliare e da risolvere con un intervento quasi da deus ex machina, quale sarà il sovrano di Ding Dong Dell. Con i suoi tratti gentili e ovattati, con i loro dialoghi appassionati ma sempre molto ponderatamente affievoliti dall’approccio naif alla vicenda, Ni No Kuni II è quasi una favola della buonanotte, che ci accompagna nelle sue trenta ore di main quest con piacere e spensieratezza, a ragionare su una vicenda abbastanza scontata, ma non per questo banale. La debolezza che probabilmente andrete ad accusare è in alcuni dei personaggi proposti, con l’intero cast che si ridurrà a farvi affezionare soltanto a Evan e Roland, per il quale sicuramente ci saremmo aspettati maggior spaesamento iniziale, ma che regge benissimo il suo ruolo di gran consigliere calandosi in un’avventura dai toni completamente diversi da quelli che solitamente gli appartengono. A quest’ultimo sono legate alcune idiosincrasie che stonano e che sembrano scritte in maniera approssimativa, come l’accedere a un mondo fantasy armati di pistola senza che nessuno se ne stupisca, ma sono piccolezze che non guastano l’esperienza narrativa di Ni No Kuni II.

Una caleidoscopia naifLa ricostruzione del proprio impero parte da Eostaria, il regno che Evan andrà a fondare con il supporto di Roland e di Tani, la figlia di un aviopirata, esattamente all’uscita della Val Serpentina. Da qui, prima di lanciarci nel racconto del battle system, partirà un altro fondamentale punto della nostra avventura, che si ramifica in tre diverse modalità: la main quest, infatti, richiede che, per alternare i combattimenti nudi e crudi, ci sia grande impegno sia nelle Schermaglie che nella gestione del proprio Regno. La gestione di quest’ultimo ricalca piacevolmente un gestionale a vista d’uccello: dovremo costruire strutture da migliorare e che ci permetteranno di effettuare delle ricerche da sfruttare poi in fase di battaglia o di esplorazione e assegnare a tali edifici dei talenti specifici, cittadini del regno che dovremo assoldare completando le numerosissime sub quests messe a nostra disposizione. Nel mentre riusciremo anche a generare una valuta da riutilizzare esclusivamente nel nostro Regno, così da poter non solo potenziare determinate strutture, ma anche averne delle nuove: quest’ultima parte è fortemente scriptata, perché non potremo mai scegliere dove collocare un edificio o sceglierne uno specifico da una lista, bensì dovremo affidarci costantemente a delle decisioni già prese dal team di sviluppo. Una semplificazione che non guasta, perché aggiungere un gestionale capace di darci così tanta varietà e possibilità avrebbe potuto rischiare di compromettere la puerilità di fondo sulla quale si posa la favola di Ni No Kuni II, ma dall’altro lato c’è da dire che una maggior personalizzazione del proprio regno poteva aprire le strade a una custom mode di grande pregio. La capillarità con la quale tutti i vari cittadini sono, comunque, caratterizzati è di altissima qualità, perché ognuno di essi avrà uno specifico talento che dovrà essere assegnato all’edificio adatto, così da poter ottenere la massima resa sia in fase di ricerca che in fase di sviluppo dell’edificio stesso e del cittadino reclutato, che avrà dalla sua una barra dell’esperienza che si riempirà col tempo, in maniera passiva. I cittadini, dicevamo, vanno reclutati portando a termine delle sub quests, che per la maggior parte si inerpicheranno proprio in un’operazione di talent scouting da parte di Evan: convincerli a unirsi a Eostaria non sarà difficile, una volta portato a termine il proprio compito, e strapparli ad altri regni sarà facile e a volte anche disarmante. Una specie di calciomercato senza alcun tipo di trattativa. Sebbene potrà sembrare, però, un’operazione molto sussidiaria, sappiate che nel corso della vostra avventura diventerà fondamentale, per il prosieguo della main quest, completare missioni e reclutare cittadini: un esempio lo avrete all’inizio del capitolo sei, quando bisognerà potenziare la propria nave e costruire, quindi, un cantiere navale, per il quale il requisito fondamentale è avere il regno al secondo livello. Per un upgrade serviranno venticinque cittadini nel proprio regno, quindi rimboccatevi le maniche e andate a cercare nuovi sudditi. Il secondo aspetto che fa da accompagnamento al cuore dell’avventura è la modalità Schermaglia, molto più debole di quella gestionale e pensata per scopi più bellici e strategici rispetto al resto del gioco. Dal city building, quindi, Ni No Kuni decide di vestire i panni dei un RTS e di farvi scendere sul campo di battaglia con delle truppe che vengono gestite in maniera automatica, in formato chibi. A voi starà soltanto il compito di decidere come schierarle sul terreno, sfruttando un movimento circolatorio che vi spingerà quasi sempre a tenere gli arcieri e i picchieri nelle retrovie e le asce e le spade in prima fila: a supporto del nostro combattimento ci saranno delle tecniche che Evan potrà utilizzare per un supporto aereo o per immobilizzare gli avversari, sfruttando dei punti battaglia che dovranno essere gestiti anche per un recover delle nostre truppe, spesso pronte a cadere come foglie in autunno. Le battaglie campali non riusciranno quasi mai a darvi una soddisfazione tale da spingervi ad affrontarne diverse, soprattutto perché la gestione è ridotta davvero all’osso e gli attacchi automatici delle vostre truppe non potranno essere comandati in nessun modo. Al di là di quelle che dovrete, quindi, portare a termine per approfittare delle laute ricompense pensate dal sistema di sub-quests, sarà difficile che vi spingiate ad affrontarne svariate di vostra spontanea volontà, anche a fronte di un sistema di progressione della forza delle vostre truppe del quale non potrete avere un controllo totale. 

La spada del reArriviamo quindi a quel battle system che ha subito delle buone innovazioni rispetto al precedente Ni No Kuni: non esistono più i famigli, aspetto che ha scosso gran parte dell’utenza nei mesi scorsi, durante i vari hands on e reveal. Al loro posto Evan potrà farsi accompagnare dai Cioffi (localizzazione italiana degli Higgledies), al quale si lega un sistema di migliorie e di creazione che si avvicina molto al crafting che potrete affrontare per creare delle armi e delle armature sempre più forti di quelle recuperate dal classico loot post battaglia: questi spiriti della natura avranno diversi colori a seconda di quelle che sono le loro capacità e competenze, da chi potrà restituirvi un po’ di salute durante la battaglia a chi potrà creare degli scudi protettivi, fino a quelli che nel corso delle boss battle si dimostreranno fondamentali per proporvi delle soluzioni di game design davvero affascinanti. Tra queste, per esempio, i Cioffi del ghiaccio pronti a trasformarsi in una torretta che vi farà sparare come in un TPS contro un enorme drago volante, un momento davvero inaspettato che vi sorprenderà non poco, soprattutto se dopo quindici ore di regolarità del battle system: sintomo della volontà, da parte di Level 5, di stupire all’improvviso il videogiocatore. Accanto ai Cioffi, chiaramente, ci sarà il nostro party, che sarà composto da tre combattenti e mai più di uno: saltuariamente avremo degli ospiti che ci accompagneranno a seconda delle situazioni, ma mai come quarto membro del gruppo. Il battle system è completamente in tempo reale, andando a creare un action jRPG che forse si presenta come il migliore e il più piacevole degli ultimi anni. Per farla facile, lo stile è il medesimo di Star Ocean e dei Tales of, con la differenza che Ni No Kuni riesce a trasmettere un piacere di fondo completamente diverso, sicuramente supportato dallo stile grafico offerto e dalla semplicità delle informazioni a schermo: oltre all’attacco leggero e a quello pesante, che potranno essere inanellati per creare delle combo ad hoc, avremo anche delle abilità specifiche da assegnare ai tasti azione e al dorsale destro, fino alla possibilità di cambiare arma rapidamente sfruttando le tre che abbiamo deciso di portare in battaglia con noi. Così facendo avremo la possibilità di creare una strategia preventiva portando con noi, nell’eventualità di avversari elementali, una spada infuocata, una ghiacciata e una normale, per essere pronti in qualsiasi caso ed evenienza. A poter sovvertire l’ordine naturale dei combattimenti a volte potrebbe intervenire anche l’euforia, da raccogliere come se fosse un elemento comparso a schermo improvvisamente, che ci permetterà di non avere limiti negli MP per le abilità e avere anche un boost in quelli che sono gli attacchi inflitti. La comodità del battle system sta nel poter affrontare le varie battaglie senza interruzioni e soprattutto di non avere scontri casuali: all’interno dei dungeon, addirittura, gli scontri avverranno proprio mentre siamo in viaggio, senza nemmeno spostarci in un’arena dedicata, cosa che invece accade nella world map, compiendo un passaggio dal formato chibi a quello standard dei nostri personaggi. In ogni caso non si accuserà mai la perdita di tempo, perché i caricamenti sono tutti ridotti all’osso e si cercherà sempre di ottimizzare gli spostamenti e qualsiasi tipo di ingresso in un’arena. La dinamicità con la quale si entra in battaglia e si porta anche a termine la stessa è il pregio di Ni No Kuni II, che non vi stancherà mai nel suo grinding e vi spingerà ad affrontare i combattimenti sempre col sorriso in volto, da quelli più semplici a quelli più… semplici—perché proprio in questo si configura uno dei massimi problemi della nostra esperienza, ossia il grado di difficoltà. L’aspetto puerile e naif della favola raccontata si riscontra anche in quella che è la difficoltà, calibrata eccessivamente verso il basso: ottenere un game over sarà merce davvero rara, perché tutti i combattimenti saranno a portata di mano e facilmente gestibili. Non è bastato inserire, quindi, un limite agli oggetti utilizzabili: bisognava davvero partire con un altro piglio per rendere Ni No Kuni II un’esperienza un pizzico più difficile e non così semplice.

Una poesia in movimentoAbbiamo parlato di colori sgargianti, di ottimizzazione dei caricamenti, e quindi non possiamo non fare un plauso a quello spettacolo che offre agli occhi Ni No Kuni 2. Sebbene la collaborazione con lo Studio Ghibli non sia più in corso, Level 5 aveva oramai acquisito dimestichezza con quello stile che è proprio dello studio di animazione giapponese più noto al mondo. Immergersi in quella world map che vi verrà offerta nell’avventura di Evan sarà una delizia unica, quasi una riproduzione miyazakiana del mondo, una città incantata che prende forma e si esalta nella sua immensa fluidità e nei suoi dettagli ricchi di colore e ricolmi di aspetti sgargianti. Il cel shading è affascinante, leggiadro, scevro da problematiche e pronto a supportare quei 60fps che vi faranno innamorare di qualsiasi scorcio del mondo di Ni No Kuni II, che siano gli abissi di Talasside o che siano gli elementi orientali di Canghai: tutti i paesaggi avranno qualcosa di unico da offrirvi e proporvi, rendendo l’esperienza quella favola che già ripetute volte abbiamo sottolineato essere il secondo capitolo della saga firmata Level 5. L’unico aspetto poco gradevole, se vogliamo essere puntigliosi, è la quasi totale assenza delle cut scenes, davvero ridotte all’osso e che avrebbero potuto rendere ancora più affascinante l’esperienza, evitandoci di poter stare perennemente dietro ai baloon da mandare avanti nel corso dei dialoghi: rilassarci e stare a guardare qualche scena in più godendoci un vero film d’animazione avrebbe dato ancora più pregio all’esperienza. Infine non si può non pensare alla colonna sonora composta da Joe Hisaishi, che già si era occupato, nella sua carriera, de La Città Incantata e Il Castello Errante di Howl, entrambi dello Studio Ghibli. Sebbene in alcuni casi risulti essere forse troppo poco ricca e, quindi, ripetitiva in degli scenari, la soundtrack realizzata riesce a coinvolgerci ottimamente in ogni momento della nostra avventura ed esperienza: dalla world map alle varie ambientazioni chiuse, in tutti e cinque i regni, avremo sempre la melodia giusta a tenerci sostegno e grinta, e a spingerci in anfratti sempre più nascosti. 

– Visivamente stupendo

– Battle system dinamico e immediato

– Gestione del Regno ben proposta

– Una colonna sonora eccellente

– Livello di difficoltà troppo spinto verso il basso

– Battaglie campali alla lunga ripetitive e poco entusiasmanti

8.5

A Ni No Kuni II mancavano davvero pochissimi elementi per compiere un salto nell’Olimpo: il lavoro compiuto da Level 5 ci regala sicuramente il miglior action jRPG degli ultimi anni, ma sarebbe stato certamente interessante avere qualche cura in più nelle cut scenes, praticamente non realizzate, e in qualche sub quests più affascinante di quelle un po’ fetch e che non riescono ad andare oltre al reclutare i vari cittadini. Le pochissime varianti sono rappresentate dai labirinti che vedranno aumentare la difficoltà a seconda del tempo trascorso al loro interno: non basta, però, per ricreare un’esperienza pari ai dungeon segreti che la cultura giapponese ci ha spesso offerto. In ogni caso l’esperienza è avvolgente, immediata e di una dinamicità unica, tanto da non stancarvi mai nei combattimenti. Il passo in avanti rispetto al primo capitolo è tangibile, soprattutto nell’offrire un battle system al passo con i tempi e con le necessità del momento. Se avete perso la Strega Cinerea non fatevi sfuggire questa perla di Level 5.

Voto Recensione di Ni No Kuni 2: Revenant Kingdom - Recensione


8.5