Recensione

Metal Gear Solid: Peace Walker

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Quante volte, in vita vostra, vi è capitato di sentire quelle barzellette tutte uguali, che già facevano ridere poco alla prima volta che le avete ascoltato, figurarsi quando ormai le conoscevate come le vostre tasche?Ma sì, quelle che iniziavano con frasi come “ci sono un tedesco, un inglese e un italiano”, oppure “un milanese, un bolognese e un pugliese” o robe simili. Che noia, vero?La peggiore, secondo chi scrive, era però quella con l’incipit che recitava “quanti carabinieri ci vogliono per…”, non perché abbia parenti nell’arma, ma quelle erano davvero le più abusate.Stavolta, però, ve la voglio fare io una domanda simile, ma credetemi, non è mia intenzione tediarvi con una freddura vecchia come il cucco: quanti geni ci vogliono per produrre uno dei migliori titoli degli ultimi dieci anni?Risposta: uno solo. Hideo Kojima.

Il camminatore della paceQuesto in gergo si chiama “spoiler”, perché avrete capito, già dal primo paragrafo di questa recensione, che abbiamo tra le mani un titolo per molti versi epocale, ma d’altronde, con l’hype che il Kojima Team ha sapientemente creato attorno al gioco, sono sicuro che la maggioranza di voi ha già snocciolato il tabellino con i voti prima di leggere una sola riga.E allora, sarebbe come chiudere la stalla con i buoi già scappati.Riavvolgiamo il nastro per un secondo: allo scorso E3, fu mostrato al mondo un breve video in game che mostrava non uno, ma ben quattro (!!) Snake diversi, fianco a fianco, pronti a dare battaglia in una località caraibica.Un po’ poco per sbilanciarsi, eppure la critica e i fan andarono in brodo di giuggiole al solo pensiero di vestire nuovamente i panni di Snake dopo le gesta di Portable Ops.Eccoci qua: un anno dopo, con la nostra copia di Metal Gear Solid Peace Walker tra le mani.Avviato il gioco, che ci darà una triplice possibilità di scelta riguardo all’installazione su memory stick (nessuna installazione, installazione minima o installazione massima), potremo settare il sistema di controllo tra tre impostazioni predefinite e ugualmente funzionali, anche chi vi scrive ha optato per quella denominata “Azione”, non dissimile dalla mappatura di comandi della precedente, ottima avventura portatile del Serpente: con questa ci muoveremo usando l’analogico, ruoteremo la visuale a piacimento con i tasti direzionali e i comandi di gioco “attivi”, come il tasto azione o quello per attaccare saranno invece adibiti ai frontali, con l’accoppiata dorsale sinistro più cerchio per il menu degli oggetti e dorsale destro più cerchio per quello delle armi.Non propriamente il massimo della comodità, ma si sa, questa è la PSP.Tempo venti minuti di gioco, comunque e ci avrete fatto l’abitudine.Venti minuti di gioco effettivo, che, tradotto in kojimese vuol dire un’ora buona di gioco nel mondo reale: l’introduzione al mondo di Snake, ai personaggi, alla storia, infatti, prenderà il suo tempo, e non vi lascerà indifferenti.I fatti: dopo lo scontro con Big Boss che ha fatto calare il sipario sulle vicende di Snake Eater, Snake si è spostato in Costa Rica, un paese pacifico e pacifista, visto che, per costituzione, non dispone di un esercito regolare.In una sera di pioggia battente, Snake riceve una visita insolita: un professore universitario bussa alla sua porta, in compagnia di una giovane donna, richiedendo l’aiuto dei “Militaires Sans Frontieres”, il nuovo gruppo armato di mercenari che fa capo al nostro eroe, per fronteggiare quella che si presenta come un’invasione militare in pompa magna, dietro la quale sembra esserci la CIA.Nonostante gli venga offerta una intera piattaforma a largo dell’Oceano Atlantico, sulle prime Snake rifiuta, perché sente odore di bruciato: in effetti la storia che gli viene propinata è vera solo in parte, e il cosiddetto “professore” ha anche omesso di dire di essere un agente segreto del KGB, i temibili servizi di spionaggio russi.Ma a far saltare il banco una registrazione, una voce in un “avveniristico” registratore, sottratto dalla giovane donna ai militari della CIA, un fruscio indistinto. Big Boss.Non aggiungeremo altro, ma vi basti sapere che lo sviluppo della trama non ha nulla da invidiare a quello dei capitoli più blasonati usciti per home console.

Nessuna nuova, buona nuovaAlla prova dei fatti, soprattutto dopo le primissime ore di gioco, le novità di rilievo a livello di gameplay sembrano potersi contare sulla punta delle dita, con una visuale in terza persona classica, l’armamentario base cui la serie ci ha abituato e quelle impareggiabili meccaniche stealth che nessuno è mai riuscito a proporre con altrettanto equilibrio: quello che era sfuggito, e che una ventina di ore abbondanti di gioco hanno invece aiutato a cogliere, è il processo di perfezionamento di ognuno di questi elementi, l’impercettibilità di miglioramenti che sono proprio come il nostro eroe, si vedono poco ma si sentono, eccome.Quello che aggiunge una quantità incredibile di profondità e apre una nuova strada nell’universo di Metal Gear è la gestione delle armi e dell’equipaggiamento: facendo un passo in direzione di titoli gestionali e di ruolo, in questo capitolo (e speriamo anche nei prossimi, su qualunque piattaforma escano) Kojima-san ha partorito un sistema efficiente che aggiunge una varietà incredibile al gameplay, bilanciando peraltro l’innalzato livello di difficoltà.Se nei precedenti titoli ci limitavamo a scegliere se sgattaiolare semplicemente alle spalle di un nemico, lasciandogli, magnanimamente, la testa attaccata al collo, o se addormentarlo e poi derubarlo di tutti i suoi averi, questa volta avremo sin dalle primissime missioni la facoltà di impacchettarlo per benino e spedirlo, per via aerea, alla nostra base, riassegnandolo in seguito a una delle divisioni del nostro piccolo esercito: dalla sezione ricerca e sviluppo, che, se coltivata, di fornirà di nuovi gingilli e armi sempre più performanti, a quella di guerra, che potremo mandare a fare un po’ del lavoro sporco in nostra vece, non c’è che l’imbarazzo della scelta, anche se, a onor del vero, sarebbe meglio seguire le inclinazioni personali di ognuno dei nostri collaboratori piuttosto che i nostri capricci.Solo così, curando il nostro esercito e ingrossandone le fila, potremo uscire indenni da alcuni dei più duri (e avvincenti) scontri con i boss che la serie finora ci ha mostrato.Sul campo, poi, le mosse a disposizione del nostro eroe sono aumentate, e adesso comprendono una presa in stile karateka, e la possibilità di scagliare un soldato nemico preso alle spalle contro i suoi commilitoni, mettendone k.o. due o tre in un solo colpo.Per non parlare delle diverse divise disponibile, che andranno ad affiancarsi alla mimetica e alla tuta da immersione, e della soddisfazione macabra di vedere un soldato allenato e armato fino ai denti bagnare i pantaloni guardandoci dall’altra parte del nostro fucile d’assalto.Sadico, forse, ma dannatamente appagante.L’altra grande novità è data dalla modalità multigiocatore, che in locale permette, e anzi incoraggia, partite in compagnia di altri Snake: inutile dire che tenere fermo un soldato nemico mentre il nostro compagno gli punta un’arma in mezzo agli occhi e lo costringe a rivelarci l’ubicazione esatta del nostro prossimo obiettivo è una cosa che offre soddisfazioni impagabili, ma, in generale, il fatto che il gioco non rallenti e non mostri alcun segno d’incertezza durante queste sessioni le rende speciali, e incredibilmente divertenti.Anche perché la nuova “love box” è per due …Non avendo lo spazio sufficiente a descrivere tutto quello che troverete in questo gioco, abbiamo cercato di gettare luce su ciò che principalmente è stato aggiunto rispetto a Portable OPS, ottimo titolo che però perde colpi a confronto di Peace Walker: su tutti gli aspetti su cui siamo forzati a sorvolare, sappiate che non si discostano molto dal precedente capitolo portatile, ma tutti con impercettibili eppure significativi miglioramenti: dal sistema di puntamento alla parabola di lancio delle granate, dalla gestione della telecamera ( i cui capricci sono limitati davvero al minimo sindacale) a quella dell’inventario, più veloce e intuitivo che mai.Torna anche la struttura a missioni, necessaria vista la natura della console ospite, ma stavolta, a fronte di una durata media forse inferiore a quelle del capitolo uscito nel 2007, abbiamo missioni decisamente più varie e meglio strutturate, che il gioco spingerà a rigiocare per poter guadagnare crediti (e manodopera) utili a migliorare il vostro piccolo esercito.

Smettete di stropicciarvi gli occhiStropicciarvi gli occhi, soprattutto se non avete le mani pulite, è un’attività inutile e dannosa.Smettete. Potete tranquillamente credere a ciò che vedete che, tradotto in soldoni, significa texture morbide e sinuose, ambientazioni ampie con tempi di caricamento insignificanti (soprattutto se sceglierete di procedere con l’installazione dei dati su MS), livello di dettaglio sopraffino, e dei personaggi che nulla hanno da invidiare, per animazioni e dimensioni (fatte le debite proporzioni con lo schermo di PSP) a quelle ammirate su Playstation2 durante Snake Eater.Davvero una gioia per gli occhi. E una domanda spontanea: ma c’è davvero un così urgente bisogno di una fantomatica “PSP2”?Se ogni programmatore si premurasse di sfruttarne i cavalli come hanno fatto i ragazzi di Kojima beh, la risposta sembra ovvia.Discorso analogo per il sonoro, che, oltre a suoni di sottofondo e musiche sempre azzeccati al contesto, offre quello che personalmente ritengo il miglior doppiaggio che le piccole casse di PSP hanno mai irradiato, a partire dal solito, immenso, David Hayter.Aspettatevi un livello di difficoltà decisamente settato verso l’alto, anche se confrontato con altri capitoli della serie: alcuni boss vi faranno letteralmente sputare sangue, ma, come tutte le imprese ardue, la soddisfazione in caso di vittoria vi riempirà le vene di adrenalina.Lungi comunque da me sostenere che i nuovi settaggi in fatto di difficoltà siano sbilanciati: la possibilità di arruolare uno o più amici e soprattutto, la possibilità di potenziare il vostro esercito e ripresentarvi allo scontro con un’arma nuova di zecca rendono la curva di difficoltà perfetta, senza discussioni.Tra le missioni principali, quelle opzionali, quelle esterne, in cui potrete impiegare determinati membri della vostra squadra, quelle dedicate esclusivamente al co-op, beh, prima di dire di aver fatto tutto quello che c’era da fare ne passeranno di ore, a meno che non fondiate la vostra PlaystationPortable prima, come quasi facevo io.Checché se ne dica, abbiamo apprezzato anche le sequenze in stile “graphic novel”, che ben si sposano con l’ambientazione di gioco e non appesantiscono eccessivamente il motore principale.

– Metal Gear all’ennesima potenza

– Trama di primissimo livello

– Esercito personalizzabile e potenziabile

– Multiplayer completo e appagante

– Mappatura dei controlli virtualmente perfetta

– Da non mancare

– Ehm … finisce?

9.5

Se avete una PSP, non potete non possedere questo titolo. Se non avete una PSP, è tempo di rompere il salvadanaio. Se avete una PSP e avevate già intenzione di comprarlo, affrettatevi, perché ogni minuto passato a NON giocare Metal Gear Solid Peace Walker è un minuto perso per un possessore della console portatile Sony.

Sbilanciarsi in confronti tra questo e altri capitoli della saga all’infuori di Portable OPS non avrebbe senso, viste le diverse caratteristiche delle console ospiti, ma credeteci se vi diciamo che è sicuramente uno dei più validi membri di questa magnifica serie, una delle opere più riuscite del maestro Kojima e, forse, il miglior titolo fin qui uscito su PlaystationPortable nei suoi ormai quasi cinque anni di vita.

Must assoluto, che non raggiunge il voto massimo solo per l’assenza dell’online e per qualche svolazzo di troppo della telecamera. Ma chiamarli peli nell’uovo sarebbe riduttivo.

Voto Recensione di Metal Gear Solid: Peace Walker - Recensione


9.5