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Recensione

How To Survive

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Avatar di LoreSka

a cura di LoreSka

Pubblicato il 23/10/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Ah, gli zombie. Amati, abusati zombie. Sono almeno un paio d’anni che i morti viventi sono sulla cresta dell’onda, tanto da diventare quasi un tormentone nel mondo dei media digitali. Naturalmente, i videogiochi sono stati dei precursori in questo senso, in quanto sono riusciti a trasformare in avventura interattiva tutte quelle storie che, un tempo, erano patrimonio esclusivo del cinema di George A. Romero.
In realtà, lo zombie è una figura in parte diversa dal morto che cammina, e ha origine nei Caraibi. Di conseguenza, l’ambientazione di How To Survive non è poi così strana: un’isola caraibica su cui siamo naufragati, completamente invasa da creature assetate di sangue.
Ma la cosa che colpisce, è che gli sviluppatori del gioco hanno preferito buttarla sull’ironia, cercando di spiegare al giocatore come si può sopravvivere su di un’isola nel bel mezzo di un’apocalisse zombie. E il risultato, per certi versi, è davvero buono.
Molte semplici regole
Il giocatore giunge sull’isola dopo un naufragio, e viene subito accolto da uno dei pochi superstiti presenti. Questi gli indica come costruirsi la prima arma rudimentale – un bastone – e come affrontare i primi morti viventi.
Dopo le prime mazzate e le prime uccisioni, è possibile raccogliere il bottino dei nemici, i quali forniscono dei materiali necessari per costruire nuove armi. Il loot e il crafting sono infatti due elementi fondamentali di How To Survive, nonché due fra gli elementi più divertenti del gioco. In breve, attraverso la raccolta e la combinazione di oggetti, è possibile ottenere armi sempre più potenti. Queste si dividono in armi da mischia e armi a distanza, le quali sono caratterizzate da due sistemi di controllo molto diversi tra loro. Le armi da mischia, infatti, si controllano con la pressione di un semplice tasto. Dal momento in cui si preme il tasto al momento in cui la mossa viene eseguita passa qualche istante. In ultima analisi, non si tratta di un problema di latenza, ma di una scelta degli sviluppatori che obbligano il giocatore a calcolare il proprio tempismo nell’attacco. La cosa funziona abbastanza bene nel momento in cui ci si trova a fronteggiare uno zombie, ma mette in seria difficoltà in giocatore quando si viene completamente circondati. Non si può certo considerare un aspetto negativo, ma in alcuni casi la sensazione è che i comandi siano poco responsivi. Le armi a distanza, invece, implicano una configurazione dual-stick, in cui si prende la mira con l’analogico destro. Mantenendo la mira su di un nemico, il mirino si stringe fino a colorarsi di rosso: in quel momento si ha la garanzia di poter ottenere un danno critico. Poiché l’operazione di mira richiede del tempo, non è possibile ottenere sempre dei colpi critici nelle situazioni più concitate, ed è chiaro che gli sviluppatori hanno lavorato bene per bilanciare questo aspetto del gioco.
La piccola evoluzione
How To Survive è intriso di elementi di ruolo piuttosto edulcorati. Ovvero: anche se le tre diverse classi di personaggio presente hanno un albero delle abilità per ciascuno, soltanto alcuni degli elementi presenti si differenziano. Di conseguenza, vi è un certo appiattimento nello sviluppo dei personaggi, e alcune abilità fondamentali sono comuni. La scelta del personaggio sembra dunque non avere un’influenza particolare sul gameplay, nonostante le statistiche di partenza siano molto diverse.
Quello che, invece, fa davvero la differenza è dato dall’equipaggiamento. Anche le armature entrano nel sistema di crafting, ed è pertanto possibile ottenere vari capi di vestiario modificati attraverso l’acquisizione di oggetti sul campo. Si possono creare elmetti o armature davvero curiosi, ed è molto divertente scoprire cosa si può creare combinando gli oggetti più disparati tra loro.
Il ciclo giorno/notte
Il gioco è caratterizzato dall’alternanza di giorno e notte, mirata a rendere più vario il gameplay. Se di giorno, infatti, si affrontano i morti viventi (più o meno) standard, di notte si ha a che fare con dei gollum fotofobici, tendenzialmente sfuggenti e molto rapidi. Questi si aggiungono ai morti viventi standard, e rendono l’esperienza di gioco abbastanza diversa. Nonostante How To Survive non sia qualificabile come un gioco horror, la notte ci ha causato qualche momento di panico divertente, specie quando si cerca di liberare uno dei tanti rifugi presenti durante le ore notturne.
I rifugi ci offrono il pretesto perfetto per parlare di un altro elemento importantissimo del gioco: la necessità di dormire, mangiare e bere. Poiché How To Survive pone l’accento sulla sopravvivenza, gli sviluppatori hanno pensato di introdurre tre diverse barre, ciascuna delle quali si riferisce alle tre diverse esigenze fisiologiche del nostro personaggio. Se non si dorme, beve o mangia si ottengono dei malus a diverse statistiche (attacco, resistenza, capacità di effettuare dei colpi critici), ed è dunque necessario mantenersi sempre “in forma” tramite l’acquisizione di cibo, la ricerca di pozze di acqua potabile e l’uso di rifugi dove riposare, i quali devono ovviamente essere liberati da un’orda di zombie che si attiva nel momento in cui cerchiamo di penetrare al suo interno.
Infine, la mappa di gioco – suddivisa in diverse isole – offre diversi segreti e varie pagine sparse di uno strano manuale. How To Survive include infatti un un libro scritto dal misterioso Kovac, una personaggio abbastanza fuori di testa che ha fatto della sopravvivenza una sorta di hobby.
Kovac a parte, nel gioco non vi sono personaggi memorabili. Ma dato che l’accento è posto sulla sopravvivenza e sullo sterminio di zombie (che si respawnano in continuazione), la cosa non è particolarmente significativa.
Meglio su PC
In fase di anteprima avevamo segnalato una certa legnosità nelle animazioni e, in sintesi, un reparto tecnico non certo brillante. Confermiamo le sensazioni: anche la versione definitiva del gioco non brilla certo per dettaglio grafico. L’assenza dell’aliasing nella versione PC migliora certamente le cose, ma nel complesso il gioco non è certamente uno splendore dal punto di vista grafico. Anche le musiche non lasciano il segno, mentre il doppiaggio – e in particolare la voce del folle Kovac – è di buona fattura ed è risultato molto divertente in alcuni momenti.

– Sistema di loot e crafting divertente

– Ironia e doppiaggio curato

– Tante ore di gioco a un prezzo contenuto

– Piacevole in multiplayer

– Componente tecnica un po’ scricchiolante

– Ripetitivo nelle fasi avanzate del gioco in single player

– Kovac a parte, personaggi piatti

7.0

How To Survive è un gioco che usa gli zombie in maniera positiva, come pretesto. Perché, nonostante usi un argomento che va “di moda”, nel gioco tutto è mirato alla sopravvivenza attraverso l’uso sapiente di un buon sistema di loot e di crafting. Questi due elementi non sono sufficienti per rendere il titolo un gioco eccellente, dato che il reparto tecnico non fa gridare certo al miracolo. Inoltre, non è da sottovalutare la ripetitività delle azioni: sterminare zombie è certamente piacevole, ma la poca varietà negli ambienti e le poche sorprese presenti potrebbe portare annoiare. A tal proposito ci viene in soccorso il multiplayer e una modalità sfida, che aggiungono un po’ di pepe alla miscela. How To Survive è comunque un gioco a basso costo, capace di offrire almeno una decina di ore di gameplay e con alcune buone idee. Se cercate una specie di Diablo infarcito di morti viventi e ironia, questo è un titolo da tenere in seria considerazione.

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