Anteprima

Final Fantasy XIII: Lightning Returns

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a cura di Pregianza

Milano – “Final Fantasy X è stato l’ultimo”. Ormai tanti, troppi ex-fan della leggendaria saga di jrpg creata da Square credono a questa massima senza discutere. Inutile precisare come il dodicesimo capitolo avesse un bel po’ di ottime idee se giocato senza aiuti, o come la prima sortita online della serie abbia conquistato milioni di proseliti… il capitolo X è ancora oggi considerato dalla maggior parte dei giocatori l’ultimo capace di regalare emozioni vere. 
Mentiremmo se negassimo che Square non ci abbia messo del suo per arrivare a questa situazione, per carità. Tra seguiti diretti forzati, spin off non troppo riusciti, e il patatrac del XIV ci sono state molte dimostrazioni di inadeguatezza da parte dei piani alti della casa. Il momento vero in cui però Square l’ha “fatta fuori dal vaso” corrisponde con l’uscita di Final Fantasy XIII. Lineare, limitato e fin troppo pieno di difetti, il gioco è stato quasi all’unanimità bollato come il peggior Final Fantasy di sempre. 
Bisogna dare atto all’azienda per una cosa comunque: non mollano. Davanti alle critiche ricevute chiunque avrebbe lasciato perdere il marchio, con tutta la sua elaboratissima Fabula Nova Crystallis, e si sarebbe concentrato su qualcos’altro, Square invece ha tenuto duro e ha cercato di rispondere alle critiche con altri seguiti. Il XIII-2 è stato un miglioramento sensibile rispetto al primo episodio, ma non è assolutamente bastato, e ora quindi i nostri ci riprovano con il terzo e ultimo capitolo, chiamato Lightning Returns.
Siamo davanti tuttavia a un titolo enormemente diverso da quelli che l’hanno preceduto. Sarà un bene o un male? Ancora presto per dare una valutazione, ma almeno abbiamo potuto di recente dedicarci a una prova abbastanza approfondita di un codice quasi finale del titolo nella sede milanese di Koch Media, e possiamo raccontarvi le nostre impressioni.
Salvatrice o distruttrice?
La trama di Lightning Returns è un continuo diretto dei disastrosi eventi visti in Final Fantasy XIII-2. Evitiamo di spoilerarvi i dettagli, sappiate solo che il mondo che avete imparato a conoscere nel primo capitolo è ora invaso dal caos e prossimo alla distruzione, e che Lightning, in stasi da secoli, viene risvegliata dalla divinità Bhunivelze per salvare le anime del vecchio mondo 7 giorni prima della sua distruzione, in modo che queste possano rinascere nel nuovo.
Se si considera quanto convoluta sia la Fabula Nova Crystallis tutta, e la complessità degli eventi del predecessore, non sorprende che in Final Fantasy XIII-3 si capisca ben poco della trama inizialmente. Ci si ritrova nei panni di Lightning all’inseguimento di Snow per motivazioni non meglio precisate, con la consapevolezza che i due si sono scontrati già in passato e hanno ora obiettivi contrastanti. Le cose si fanno solo più complicate quando compare la giovane Lumina, una misteriosa ragazzina fin troppo simile a Serah, Hope, reso misteriosamente immortale a bordo di un’arca che funge da base operativa di Lightning, e numerosi altri ex-compagni della protagonista che insinuano nel giocatore il dubbio di essere realmente l’eroe di questa storia. Difficile dire come si evolverà il tutto, potrebbe essere una chiusura epica, o tranquillamente trasformarsi in un pasticcio incomprensibile. Speriamo nella prima ipotesi.
Con Lightning come sola protagonista, e il ticchettio incessante dell’orologio dell’apocalisse da tenere d’occhio, gli sviluppatori si sono sbizzarriti nel modificare il sistema del primo e del secondo episodio.
Innanzitutto, i sette giorni prima della fine del mondo possono diventare 13 completando le varie quest secondarie del gioco e donando Eradia (energia spirtuale ottenuta completando obiettivi) all’albero della vita presente sull’arca, ove l’eroina viene richiamata alle 6 di ogni giornata. Considerando che le giornate durano 2 ore circa, che la protagonista può temporaneamente fermare lo scorrere del tempo, e che questi si blocca automaticamente durante certe cutscene e dialoghi, più di 30 ore di gioco sono plausibilissime.
Il sistema di sviluppo è cambiato quanto l’avanzare delle ore, e ora le statistiche di Lightning crescono con il completamento di specifiche quest, dove quelle primarie ovviamente donano i miglioramenti maggiori, mentre il Crystarium si è trasformato in uno schema differenziato legato agli attributi. Tutto questo va a fondersi con un nuovo sistema di classi legato ai costumi, vesti personalizzabili sia esteticamente che nelle abilità, che offrono poteri unici e determinati potenziamenti difensivi e offensivi.
Ci sono tanti modi per ottenere costumi, armi e altri accessori da equipaggiare per potenziare Lightning, che non vi sveleremo in questa sede. Sappiate solo che dovrete cambiare vestito molto spesso, perché il combat system di Lightning Returns richiede di utilizzare ben tre costumi alla volta (l’insieme di veste e abilità personalizzate si chiama Schemata), e di cambiarli spesso in battaglia.  
L’ATB si è infatti trasformato in Style Change Active Time Battle, un curioso sistema in tempo reale, dove ogni costume ha una barra dedicata che si svuota usando le sue abilità offensive e difensive, ed è possibile sostituire i vestiti al volo per continuare ad attaccare a raffica e far ricaricare più rapidamente le barre in secondo piano. L’idea non è male, e trasforma Lightning Returns in un mezzo action game, dove bisogna avere un certo tempismo per utilizzare al meglio le manovre difensive e ci si lancia in spettacolari serie di attacchi, tra cui persino combo aeree. La tattica comunque rimane, poiché i mostri mantengono debolezze specifiche e, specialmente nelle boss fight, la scelta di costumi che sfruttino tali punti deboli è indispensabile. Interessante anche come i punti vita non si rigenerino (tranne che alla difficoltà easy), costringendo a utilizzare oggetti curativi o a fare una pausa in zone di recupero, e come i nemici crescano di potenza con il passare del tempo, risultando inizialmente una passeggiata da mazzuolare, ma iniziando a divenire una seria spina nel fianco con l’avanzare del countdown alla fine del mondo. 
Gira la moda
Tecnicamente il titolo sfrutta il solito motore grafico, con i suoi pro e i suoi contro noti. C’è sicuramente stato un miglioramento netto, ma se da una parte i modelli principali sono dettagliatissimi e gli effetti piacevoli da osservare, quelli secondari sono sempre piuttosto approssimativi, non mancano gli edifici abbozzati e si notano alcune texture di bassa qualità. Ottime invece le animazioni, e superlativi i filmati in cg. Le città in particolare ci sono parse più popolose e “vive” del solito, nonostante le zone desertiche tra le piazze e le strade non manchino durante l’esplorazione.
Sono presenti anche elementi social nel gioco, con leaderboards nei punteggi o la possibilità di fare sharing di screenshots e messaggi in-game. Pare che questo genere di trovate si stia diffondendo a macchia d’olio nei titoli di questo genere, anche se si tratta più di un extra piacevole che di un’opzione realmente significativa. 
Apprezzabile infine l’aumento di agilità di Lightning durante la navigazione delle mappe, con la possibilità di saltellare qua e la, di arrampicarsi e di abbassarsi per superare certi ostacoli.

– Interessante sistema di combattimento, veloce e legato ai costumi indossati

– Peculiare modo di gestire e “riavvolgere” il tempo, che garantisce longevità

– Trama complessa e approfondita

Lightning Returns è una scommessa rischiosa da parte di Square Enix. La casa saprà sfruttare quest’onda positiva che sembra aver coinvolto tutti i suoi ultimi progetti per chiudere degnamente questo suo capitolo oscuro, oppure si tratterà dell’ultimo grave errore prima dell’attesa rinascita? Da quanto abbiamo visto, il titolo pare avere delle potenzialità, ma per sapere quanto gli sviluppatori siano stati in grado di sfruttarle dobbiamo attendere di avere tra le mani il codice review definitivo. Speriamo bene, e buona sfilata a tutti.