Recensione

Fate/Extella: The Umbral Star

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a cura di erik369

Introdurre la serie Fate è un compito decisamente non semplice. E’ verosimile che la maggior parte di chi si appresta a leggere queste righe (così come l’autore stesso del resto) abbia conosciuto il soggetto in questione grazie alle trasposizioni animate, alcune delle quali rappresentanti dei veri e propri punti di eccellenza nella qualità dell’animazione. Fate tuttavia non nasce come anime, ma bensì come videogioco. Fate/Stay Night, avventura grafica realizzata da Type Moon, venne pubblicato nell’ormai lontano 2004 sul suolo giapponese, divenendo ben presto il capostipite di una lunga serie di opere giunteci nelle forme più disparate. Che fossero film d’animazione, light novel, videogiochi o anime, la serie ha continuato a espandersi con cadenza annuale, rendendo la sua completa fruizione un’impresa a dir poco titanica. Fate/Extella: The Umbral Star, sviluppato da Marvelous, rappresenta un ulteriore tassello di questa inestricabile epopea, sebbene le sue vicende siano ben lontane da quelle dell’opera originale.

Destini incrociatiCome abbiamo già accennato, gli eventi di Fate/Extella: The Umbral Star hanno luogo in uno scenario del tutto differente da quello della serie principale, costruendosi all’interno di un vero e proprio universo parallelo. Il titolo si colloca immediatamente dopo le vicende narrate in Fate/Extra, dove il protagonista, dopo essersi svegliato privo di memoria in un bizzarro mondo virtuale, viene costretto a partecipare alla “Holy Grail War”, un evento certamente noto a tutti i conoscitori della serie. Tale premessa potrebbe far intendere che sia necessario aver giocato tale prequel per poter godere a pieno della trama di Fate/Extella, e non vi nascondiamo di pensarla allo stesso modo, seppur con riserve. La storia realizzata da Marvelous, sebbene non manchi di numerosi riferimenti, resta del tutto fruibile anche da chi non ha avuto modo di conoscere i suoi antefatti, comunque mostrati in forma riassunta all’inizio del titolo. Ciò che invece potrebbe rappresentare una limitazione per il giocatore è l’ambientazione stessa, che, come abbiamo già avuto modo di ribadire, è molto diversa da quella classica, sebbene ne condivida i capisaldi.Le vicende di Fate/Extella si svolgono in un ambiente virtuale che ha sede sulla luna, creato da un super computer che ha lo scopo di osservare e preservare la terra. Tale sistema è abbastanza potente da essere riuscito a replicare il Santo Graal, insieme a tutte le componenti necessarie per completarne il rituale. Per chi non ne fosse al corrente, l’Holy Grail War è, come suggerisce il nome, una vera e propria guerra combattuta tra maghi, chiamati per l’occasione “Master”, ciascuno affiancato e supportato da un “Servant”, potenti eroi e divinità provenienti dalle epoche e dalle civiltà più disparate. Tale guerra, ripetutasi ciclicamente nel corso dei secoli, termina nel momento in cui rimane un unico Servant in vita, ricompensando i due vincitori con l’ottenimento del Santo Graal stesso, una potentissima reliquia che si dice possa esaudire qualsiasi desiderio. Ci sarebbe molto altro da dire a riguardo, per cui, nel caso foste interessati all’argomento che fa da cardine principale all’intera serie, vi consigliamo di recuperare Fate/stay night o una delle sue trasposizioni. Per il momento vi basti sapere che Fate/Extella comincia proprio al termine dell’Holy Grail War combattuta sulla luna, ponendoci nei panni del suo stesso vincitore.Eviteremo di parlare nel dettaglio della trama del titolo, essendo essa il piatto principale offerto dal prodotto. Ciò che possiamo dirvi è che essa si allontana sensibilmente dai canoni della serie, abbracciando uno scenario di maggior respiro, che vede il protagonista combattere per la salvaguardia dell’intera umanità. Nonostante Fate/Extella appartenga indubbiamente al genere dei Musou se considerassimo solo il gameplay, narrativamente è molto più vicino alle Visual Novel. La stessa storia principale si presenta con una struttura composta da tre “route”, ovvero linee narrative concettualmente simili ma che differiscono in diversi aspetti, che ne modificano gli eventi. Nel titolo in questione, la principale differenza che contraddistingue una route dall’altra sta nel Servant che affianca il protagonista, cosa che permette al giocatore di osservare la trama da differenti punti di vista, così da averne una panoramica globale e completa. Quello che normalmente si limita a essere un artificio narrativo, in Fate/Extella non solo viene giustificato e realizzato in maniera tale da essere funzionale e convincente, ma diventa la chiave di volta su cui l’intera trama viene costruita. Questo particolare aspetto ci ha piacevolmente colpiti, rendendo tuttavia ancora più amari i diversi difetti che affliggono il comparto narrativo stesso. Primo fra tutti è indubbiamente il ritmo di gioco, che nell’alternare fasi di gameplay e di trama risulta estremamente altalenante, abbastanza da stancare nel caso di lunghe sessioni di gioco. In esso troviamo spezzoni di gameplay frenetico che si avvicendano a interminabili sequenze narrative, costituite da numerosissimi dialoghi dalla staticità similare a quella di una Visual Novel. Fate/Extella sommerge il giocatore di testi, interrompendo bruscamente il ritmo di gioco e sottoponendolo a fasi di lettura che superano facilmente i trenta minuti. Chiaramente la presenza di un così elevato numero di dialoghi espande sensibilmente la trama, ma allo stesso l’appesantisce parecchio, inficiandone la godibilità per il giocatore, che facilmente potrebbe essere portato a saltare ben più di un dialogo. La situazione viene in parte mitigata dall’ottimo doppiaggio giapponese, che oltre a vantare le stesse voci dell’anime (per i personaggi che condividono chiaramente), ci ha più volte colpiti nei momenti di maggior instabilità emozionale dei personaggi. Purtroppo il protagonista non condivide tali qualità, ma anzi si presenta assolutamente privo di un qualsivoglia doppiaggio, rendendo le sue elucubrazioni ancora più pesanti della media. Secondariamente abbiamo un trama che impiega parecchio tempo a decollare, costellata poi da innumerevoli scene caratterizzate dalla leggerezza tipica del fan service giapponese, che sebbene possa far piacere a piccole dosi tende a stancare alla lunga, soprattutto quando inopportuna in relazione al suo contesto. Proprio per questo abbiamo apprezzato maggiormente la terza route, ovvero quella che ci affianca alle presunta antagonista del titolo, dove i toni più seriosi e tragici contribuiscono a creare un sentimento di genuino interesse nel giocatore. Insomma, quella di Fate/Extella è una trama che convince soprattutto grazie ad un ottimo doppiaggio e a un plot twist ben realizzato, ma che rischia di stancare ancor prima che le cose possano davvero farsi interessanti.

One Man ArmyConclusa la parentesi narrativa, concentriamoci ora sul gameplay del titolo, molto diverso da quello del suo predecessore. Fate/Extella: The Umbral Star è come abbiamo già accennato un Musou, e sebbene presenti delle caratteristiche peculiari, non manca della maggior parte degli attributi del genere. Il giocatore si ritroverà a controllare il Servant di turno, confrontandosi con centinaia di nemici contemporaneamente, a cui si opporrà intervallando principalmente attacchi leggeri e pesanti, il cui concatenamento darà vita a combo più o meno potenti. Nonostante la presenza dei classici difetti del genere, quale una ripetitività praticamente inevitabile e un’intelligenza artificiale scarsa, Fate/Extella diverte, grazie a un equilibrio tra azione frenetica e approccio strategico. Ogni stage presente nel titolo è diviso in settori, ovvero zone del campo di battaglia che il giocatore si contende con l’IA avversaria. Questo determinato aspetto impedisce di adottare un approccio improntato unicamente sull’abbattimento di quanti più nemici possibili, ma costringe a muoversi e agire secondo una strategia ben precisa, che privilegia la conquista e la difesa dei settori. La condizione per raggiungere la vittoria è infatti quella di ottenere le “Regime Matrices”, delle chiavi acquisibili conquistando una determinata area. Per conquistare un’area sarà necessario sconfiggere gli esponenti più forti fra le schiere nemiche, che solitamente faranno la loro comparsa una volta avuta la meglio su un sufficiente numero di creature di basso rango. Tale formula, inizialmente caratterizzata dalla stessa semplicità con cui è stata appena descritta, va man mano a espandersi e a complicarsi, aggiungendo variabili come trappole, guardiani, barriere e creature nemiche in grado diffondersi e invadere i settori come vere e proprie piaghe. Tutto ciò porta il giocatore a muoversi perseguendo una linea d’azione che non vede necessariamente la conquista di un settore dopo l’altro, ma potrebbe invece portarlo a privilegiare alcune zone ed ignorare altre, occupandosi degli obiettivi sensibili e intervenendo in prima persona nelle situazioni di emergenza, che siano esse collegate alla difesa o all’attacco.Per quanto riguarda il giocatore, esso si ritroverà a impersonare un unico Servant, il quale disporrà di una barra della vita e una del mana, entrambe ripristinabili grazie agli oggetti di recupero ottenibili dai nemici e dall’ambiente, o da incantesimi dal numero di utilizzi limitato chiamati “Code Cast”. Il personaggio controllato vanta un’eccezionale mobilità, potendo effettuare senza limitazioni schivate a terra e in aria, accompagnate da una parata standard e dai già citati attacchi leggeri e pesanti. Una delle componenti più interessanti del combat system è quella delle combo, le quali si espandono in complessità e numero in relazione alla crescita del personaggio stesso. Fate/Extella presenta infatti una struttura da gioco di ruolo, con tanto di livelli e di statistiche che determinano l’efficacia del personaggio in battaglia, nonché la possibilità di equipaggiare degli oggetti che fungono da potenziamenti passivi dagli effetti variabili. L’aumentare di livello consente anche di accedere a combo più lunghe e di conseguenza più spettacolari e potenti. Tutto ciò contribuisce a rendere il combattimento meno monotono di quanto il genere preveda, portando il giocatore a dover progressivamente evolvere il proprio stile di combattimento. A ciò si aggiungono tre ulteriori caratteristiche in grado di variare l’esperienza, quali un attacco speciale chiamato “Extella Maneuver”, che permette di aggredire un singolo nemico con un numero di colpi proporzionale al mana in possesso, un potenziamento temporaneo che nel caso dei due Servant protagonisti comporta una vera e propria trasformazione, e la classica “Noble Phantasm”, da considerare come la mossa finale di ogni combattente. La chiave per ottenere una rapida vittoria sui nemici consiste proprio nel padroneggiare questi tre tipi di attacchi, di cui i primi due sono direttamente collegati a specifiche barre riempibili eseguendo lunghe combo, mente il terzo può essere messo in atto solo raccogliendo tre rari oggetti sparsi nello stage.Nonostante quanto detto fin’ora, il gameplay di Fate/Extella non è assolutamente esente da difetti. Prime fra tutte le già citate problematiche che affliggono il genere, quali la ripetitività, che nonostante sia parzialmente mitigata continua a rappresentare un’inevitabile costante dell’esperienza, e l’intelligenza artificiale avversaria, che non solo si dimostra insufficiente nei numerosissimi nemici che fungono da vera e propria carne da macello, ma non brilla neanche quando si prendono in considerazione gli avversari più potenti, Servant inclusi. A ciò poi si affianca una complessità delle meccaniche tutt’altro che profonda e sfaccettata, ma appena bastevole nell’offrire un po’ di variabilità al titolo, sollevandolo per lo meno dal mero button-mashing.  

Corruzione digitaleTra tutti i difetti presenti nel titolo quello che tuttavia risalta con maggior chiarezza ed evidenza è quello legato al comparto tecnico (almeno per quanto riguarda la versione per PlayStation 4 da noi provata), estremamente arretrato anche per gli standard della scorsa generazione. Non solo le ambientazioni sono spoglie e praticamente basilari a livello poligonale, ma persino gli stessi modelli dei personaggi, principali e non, sono davvero poveri, praticamente privi di espressioni e caratterizzati da sempiterne penetrazioni poligonali, persino tra il corpo e gli stessi abiti indossati. Un vero peccato considerando gli splendidi artwork utilizzati sia per mostrare alcune scene particolarmente importanti, che per ritrarre i vari personaggi durante i dialoghi. La animazioni in combattimento sono molto fluide e ben realizzate, non prive di una certa spettacolarità nelle mosse finali, a differenza di quelle delle cutscene che suscitano spesso e volentieri sentimenti che vanno dalla perplessità all’imbarazzo (per rendersi conto di ciò basta vedere una qualsiasi scena di combattimento non giocabile), appesantendo ulteriormente il ritmo della narrativa. Come se non fosse abbastanza è anche presente un sistema di salvataggio automatico estremamente scomodo (non è possibile salvare manualmente), che registra i progressi con una cadenza particolarmente estesa, che rischia di far perdere molto tempo di gioco nel caso in cui si venisse costretti ad interrompere improvvisamente la propria sessione di gioco. Tale problematica viene ulteriormente enfatizzata dall’impossibilità di saltare scene già viste. Nonostante quanto detto non possiamo tuttavia non lodare il frame rate, che rimane sempre e comunque ancorato ai 60 fps, anche nei momenti in cui centinaia di nemici riempiono lo schermo.Ugualmente ottima la longevità, con una storia principale che arriva a richiedere un quarantina di ore per essere interamente completata, grazie alle tre diverse route e un’ulteriore che funge da vero finale. A ciò si aggiungono la possibilità di giocare la main quest ad una difficoltà maggiore e le storie secondarie, che permettono di combattere con ognuno dei personaggi presenti, attraverso l’avvicendarsi di brevi dialoghi e combattimenti più o meno impegnativi. A proposito di personaggi, Fate/Extella: The Umbral Star vanta un roster davvero nutrito, con ben sedici combattenti, tra vecchie conoscenze della serie Fate e comparse del tutto inedite. Chiudiamo con un’ultima nota negativa, che tuttavia non stupisce se rapportata al tipo di prodotto in questione. Fate/Extella è disponibile unicamente con doppiaggio in giapponese e testi in inglese, cosa che rende l’acquisto sconsigliato praticamente a priori per chiunque non abbia una buona conoscenza della lingua, soprattutto a causa della mole di dialoghi presenti.

– La trama presenta spunti più che interessanti…

– Il combat system convince e soprattutto diverte…

– Ottimo doppiaggio, con tanto di voci originali dell’anime

– Longevo e ricco di contenuti

– … ma è piagata da un ritmo di gioco troppo altalenante

– … ma rimane comunque piuttosto basilare

– Tecnicamente arretrato

– Unicamente in inglese

7.0

Fate/Extella: The Umbral Star è un titolo fatto di luci ed ombre. I suoi indiscutibili pregi si contrappongono infatti ad un numero altrettanto elevato di difetti, che ne rendono l’acquisto consigliabile solo agli appassionati della serie Fate, i quali dovranno comunque valutare con cura le sue caratteristiche. Una trama dagli spunti interessanti ma piagata da un ritmo di rara pesantezza si affianca ad un gameplay che soddisfa e diverte, pur nella sua semplicità e ripetitività, andando a costituire un prodotto che fa del comparto tecnico il suo più grande tallone di Achille, nonostante l’ottimo frame rate. Insomma, Fate/Extella non sarà certamente perfetto, ma allo stesso modo è ben lontano dal poter essere definito un pessimo videogioco.

Voto Recensione di Fate/Extella: The Umbral Star - Recensione


7