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Bravely Default: Flying Fairy

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Avatar di Naares

a cura di Naares

Pubblicato il 31/07/2012 alle 00:00
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Per il videogamer occidentale medio, Squaresoft e il marchio Final Fantasy sono stati per anni sinonimo di gioco di ruolo alla giapponese. Per il videogamer orientale medio lo stesso discorso può essere fatto per Enix e per la saga di Dragon Quest, da sempre osannata. Quando le due società si fusero la concorrenza nel campo dei JRPG si fece all’improvviso meno serrata, portando il nuovo colosso, Square-Enix ad operare una serie di scelte a volte più che opinabili. Secondo alcuni il periodo di decadenza del RPG orientale cominciò proprio con la fusione tra le due compagnie, secondo altri tutto iniziò a crollare quando il leggendario Hironobu Sakaguchi (padre di Final Fantasy) venne silurato da Square-Enix, cosa che lo portò, nel giro di poco tempo, a dare le proprie dimissioni. La nuova alleanza tra i due colossi cominciò quindi con i suoi remake, riproponendo i capolavori del passato dopo avergli dato una bella rispolverata, ritoccando qua e là la grafica e garantendo una diffusione capillare dei prodotti portandoli su qualunque tipo di device in commercio. Nintendo DS, PSP, WonderSwan Color, cellulari, digital download su console fisse: i vecchi episodi di Final Fantasy sono ormai approdati davvero ovunque. Ma, mentre questi titoli dalla grafica pixellosa conoscevano una nuova giovinezza, i nuovi capitoli arrancavano. Non tanto nelle vendite, comunque sempre da capogiro, ma piuttosto nelle valutazioni della critica e, soprattutto, nel cuore dei fan. Uno spin off del buon Final Fantasy X che lasciò molta gente interdetta, un Final Fantasy XII acclamato dalla stampa, ma così profondamente diverso dagli altri episodi da sembrare quasi irriconoscibile e infine Final Fantasy XIII, un titolo che ha allontanato dalla saga tantissimi tra gli appassionati di vecchia data. La divisione Enix dal canto suo ha continuato a mantenere alta la qualità, prendendosela comoda come al solito e sostenendo economicamente la decadenza del gruppo Square. 
Ora il colosso ci riprova con un ritorno alle origini che per certi aspetti fa pensare all’esperimento Final Fantasy IX, un titolo che riprendeva con grande stile il fantasy nudo e crudo, eliminando ogni elemento futuristico e riconducendo il giocatore ai fasti delle epoche NES e SNES. 
Si vada quindi ad alzare il sipario su questo promettente Bravely Default.
Un gameplay classico e profondo
In tempi recenti titoli come Dragon Age hanno saputo dimostrare che le vecchie meccaniche possono funzionare ancora, se accompagnate da un’impalcatura solida. Bravely Default intende fare esattamente questo.
I canoni del gioco di ruolo orientale non verranno affatto stravolti, piuttosto si avrà a che fare con un insieme di idee già viste in titoli di successo come i Final Fantasy del periodo migliore. Sappiamo infatti che il gioco utilizzerà un sistema di Job simile a quello di Final Fantasy V, lasciandovi scegliere e modificare la vocazione dei vostri personaggi. Un sistema simile è stato visto di recente nel bellissimo Dragon Quest IX, ed è stato uno degli elementi più determinanti per l’incredibile longevità del titolo. Bravely Default aggiunge però un particolare “costo” per i vari trait ed abilità, cosa che garantirà una maggiore customizzazione ma anche una necessaria attenzione verso scelte squisitamente strategiche. 
Durante i combattimenti – rigorosamente a turni e tramite scontri casuali – utilizzeremo due tipi di comandi, chiamati Job Commands e Support Abilities. I Job Commands includeranno tutte le azioni peculiari della vostra specializzazione, come attacchi, magie, oggetti, abilità speciali e via dicendo. Le Support Abilities sono invece comandi automatici che entreranno in gioco al manifestarsi di determinate situazioni, come già visto in Final Fantasy XII o nella già citata saga di Dragon Age. Un esempio potrebbe essere quello di impostare il vostro tank in modo che difenda un alleato con pochi HP, facendogli da scudo ed incassando il danno al suo posto.
Tra i vari Job Commands è possibile impostare un’abilità appresa mentre usavate un job diverso da quello in uso, costruendovi, ad esempio, un cavaliere capace di usare la magia bianca, o un mago nero capace di brandire armi da guerriero. Tale caratteristica sembra ripresa da Final Fantasy XI e dal suo sistema Sub Job, uno degli elementi più apprezzati dell’ormai decennale gioco di ruolo online.
Come anticipato, tutte le Support Abilities utilizzeranno un sistema dove ogni abilità costerà un certo numero di punti, quindi non saremo liberi di impostarne quante vogliamo ma dovremo rispettare determinati limiti imposti dai punti totali a nostra disposizione. All’interno di quei limiti avremo però una grande possibilità di scelta. Potremo quindi insegnare alla nostra classe preferita delle abilità specifiche di un altro Job, creando ad esempio un mago bianco con una grossa build HP o con un’alta difesa, o ancora con un alto valore di attacco. Per comprendere meglio questo meccanismo è possibile pensare al Materia System di Final Fantasy VII, dove avevamo un certo numero di slot da gestire ma eravamo comunque liberi di riempirli con qualiasi abilità, statistica o magia. 
I Job di Bravely Default possono essere potenziati fino al raggiungimento del decimo livello, tramite un classico sistema di exp che permetterà l’apprendimento di nuove abilità man mano che miglioreremo il nostro personaggio.
Per quanto riguarda invece le fasi esplorative sappiamo che, al di là dei classici dungeon, sarà presente la tanto amata/odiata mappa del mondo, in cui potremo muoverci in piena libertà. Archiviato l’errore fatto con Final Fantasy XIII tornano città e villaggi, con abitazioni esplorabili, vendor di oggetti, armature, interazioni con i passanti e cutscene. 
Il gioco includerà dei momenti di dialogo tra i membri del party simili a quanto visto nella serie Tales of. Queste scenette non interattive saranno presenti in grande quantità e alcune saranno estremamente difficili da sbloccare. I dialoghi – del tutto facoltativi – serviranno sia per approfondire la caratterizzazione dei vari personaggi, che per fare il punto della situazione in determinate fasi chiave della storia, che anche per dare suggerimenti strategici in vista di alcuni combattimenti. Quando una di queste scenette sarà disponibile avremo un segnale di notifica in basso a sinistra sullo schermo. Per prenderne visione sarà sufficiente schiacciare il tasto Y.
Bravely Default includerà tra le altre cose una feature in cui si sfrutterà la realtà aumentata tramite l’utilizzo di carte speciali da porre davanti alla videocamera di Nintendo 3DS. Al momento non si sa esattamente in che modo questa funzione avrà a che fare col gioco, ma Square Enix ha presentato più di una demo, quindi si suppone che la cosa verrà supportata con un certo interesse.
Tecnica incantevole
La grafica di gioco appare già da adesso meravigliosa. I personaggi tridimensionali si muoveranno in splendidi scenari 2D disegnati a mano. La direzione artistica è stata affidata ad un mostro sacro di casa Square-Enix, quel Akihiko Yoshida già autore di capolavori come Final Fantasy Tactics e Vagrant Story oltre che, in tempi molto più recenti, Final Fantasy: The 4 Heroes of Light. L’ambientazione è di tipo medievale-fantasy, come impone la vecchia scuola. Entrando e uscendo dalle abitazioni o cambiando zona, avremo a che fare con degli effetti di zoom che ci daranno dapprima una panoramica del luogo, per poi stringere sul nostro personaggio. Le ambientazioni interne, per quanto disegnate a mano, sembrano presentare un gran numero di animazioni bidimensionali come, ad esempio, fiaccole e candele che bruciano. Per quanto l’effetto finale sia molto gradevole bisogna segnalare che le demo distribuite soffrono a volte di rallentamenti in fase di esplorazione. Nulla di gravissimo o tale da compromettere l’esperienza di gioco, ma è giusto farlo notare. Un altro elemento che fa un po’ storcere il naso sono i frequenti caricamenti. Pur essendo molto brevi (in genere nell’ordine dei tre secondi) avvengono davvero troppo spesso, sia entrando che uscendo dalle abitazioni, che durante un dialogo, se questo comporta un cambio d’inquadratura.
La mappa del mondo è presentata con visuale isometrica sul personaggio, tinte pastello e contorni smussati, con un effetto non troppo distante da quello di un cartone animato.
La colonna sonora non è stata affidata a nessuno dei due giganti Square-Enix, ma a Sound Horizon’s Revo. Da quanto è stato possibile sentire finora sembra sia stato fatto un buon lavoro, ma nulla che possa rimanere per sempre negli annali della musica.

– JRPG puro come non se ne fanno più

– Sistema di progressione dei personaggi profondo

– Aspetto estetico eccellente

Bravely Default: Flying Fairy è un gioco molto promettente, potenziale redenzione di una software house che ormai da anni ricerca una nuova identità. Nessuno stravolgimento nei canoni dei giochi di ruolo giapponesi, ma piuttosto un miscuglio di buone idee che, sulla carta, sembrano amalgamarsi più che bene insieme. Ad accompagnare il tutto si aggiunge una direzione artistica eccezionale, che riporta ai fasti dell’epoca 32 – bit. Se la trama si dimostrerà al livello delle aspettative, il titolo potrebbe rivelarsi uno dei più interessanti del prossimo autunno.

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