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Recensione

Air Conflicts: Vietnam

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Avatar di Ctekcop

a cura di Ctekcop

Pubblicato il 21/10/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5

Esistono teatri bellici che nel mondo dei videogiochi, a prescindere dal genere di appartenenza del titolo, sono fin troppo inflazionati, mentre altri difficilmente sono stati sfruttati o esplorati  a dovere. Nella prima categoria ricade senza ombra di dubbio la seconda guerra mondiale, spesso abusata al punto da aver quasi stancato, e nella seconda ricade invece la guerra del vietnam, che in passato ha goduto di solo una manciata di giochi capaci di riproporre in maniera interessante gli avvenimenti che, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, hanno portato alla scomparsa di decine di migliaia di soldati americani e qualche milione di vietnamiti.
Ebbene, gli sviluppatori di Air Conflicts, da qualche anno a questa parte i ragazzi di Games Farm, hanno deciso di abbandonare quella che era la storica ambientazione della serie, ovverosia i cieli dei diversi scenari della seconda guerra mondiale, esplorati attraverso seguiti e spin-off. Il tutto sempre sotto la guida del publisher tedesco Bit Composer, che ha supervisionato le ultime iterazioni, Secret Wars e Pacific Carriers, apparse anche su console. Ed è proprio con Air Conflicts: Vietnam che, senza staccarsi dalle proprie radici arcade, si cerca di dare una decisa rinfrescata alla serie. Si cerca per l’appunto…
Napalm!
La campagna principale ci vede nei panni di Joe Thompson, un tipico americano, ufficiale caposquadriglia lontano da casa dalla famiglia e da tutti gli affetti della terra natia. La narrazione degli avvenimenti personali avviene in maniera epistolare, mentre l’introduzione agli eventi bellici o gli intermezzi delle missioni sono affidati a cut-scene generate col motore di gioco, di qualità decisamente pessima, quasi tristi per via della loro incapacità di stupire o galvanizzare.
Si viene quindi catapultati a bordo degli aeromobili da combattimento dell’epoca per dare il proprio contributo al fianco delle truppe di terra. La novità di questo episodio vietnamita, se proprio vogliamo definire Air Conflicts una serie, è data dall’introduzione degli elicotteri che si affiancano agli aerei. Nel complesso sono una ventina, effettivamente non molti, i mezzi a nostra disposizione. Colpisce in negativo, sin dalle prime battute, la ripetitività delle azioni che ci verrà chiesto di compiere. Le missioni si susseguono rapidamente con poche variazioni sullo schema: ripulire i cieli dagli intercettori avversari, bombardare le postazioni nemiche, portare sul campo di battaglia i fanti e poi scortarli. Talvolta si dovrà anche volare in formazione, decollare da portaerei difendendole dagli attacchi navali nemici, volare a bassa quota per non farsi individuare o per disboscare ettari di infausta giungla. Nulla di sconvolgente, considerando anche che lo sblocco graduale dei nuovi mezzi non costituisce una spinta sufficiente per invogliare a proseguire con entusiasmo.
Le uniche idee di un certo spessore riguardano la squadriglia, con la possibilità di cambiare istantaneamente in volo aereo quando possibile e i piloti che ne fanno parte, ciascuno con le proprie relative statistiche, le quali migliorano col passare delle missioni mano a mano che si accumula esperienza; peccato che di fatto non vi siano cambiamenti tangibili una volta nei cieli. Interessante, a sorpresa, pure la possibilità di vedere qualche commilitone abbattuto e disperso per poi doverlo salvare in apposite missioni di recupero.
A livello di gameplay, come già accennato nell’apertura, si tratta di un gioco decisamente arcade: assolutamente più vicino a uno sparatutto che a un qualcosa pensato per replicare l’esperienza del volo in maniera anche solo lontanamente verosimile. Si tratta di una precisa scelta, una direzione voluta, che però porta con sé il riflesso di una sostanziale piattezza. I velivoli si producono in improbabili evoluzioni che ignorano le leggi della fisica e anche il sistema di controllo presenza significative limitazioni o, per meglio dire, semplificazioni che consentono a tutti di cimentarsi con Air Conflicts: Vietnam proprio come se si trattasse quasi di uno shooter. Non a caso la curva di difficoltà non presenta reali ostacoli, grazie anche alla giusta scelta di inserire frequenti check-point all’interno delle missioni, così da non costringere a ripeterle dall’inizio. Il tutorial svolge egregiamente il suo dovere permettendoci di padroneggiare completamente i controlli, sia degli aerei che degli elicotteri, e quasi mai si viene messi a dura prova durante le missioni.
Immancabile il tris di modalità multiplayer, Deathmatch, Team Deathmatch, e Cattura la bandiera, che non aggiungono sostanzialmente nulla a livello ludico considerando anche al momento, almeno su PC, la penuria di giocatori online (spesso e volentieri è disponibile, quando va bene, un solo server). Peccato, perché un paio di partite si fanno volentieri, ma anche qui la noia sopraggiunge rapidamente in quello che è sostanzialmente un palliativo per allungare la non proprio estrema longevità.
Vietcong!
A livello tecnico si capisce immediatamente come si tratti di un titolo dal budget basso, che sfrutta un engine grafico con ormai troppo tempo sulle spalle. La situazione è cristallina al punto che si può tranquillamente affermare che recenti titoli free to play come War Thunder o World of Warplanes sono di una spanna superiori, quasi di un’altra categoria. In Air Conflicts: Vietnam le texture sono slavate, in bassa risoluzione, pressoché imbarazzanti quando si vola a bassa quota. Aerei ed elicotteri non abbondano di poligoni, anche se risultano essere riproduzioni abbastanza fedeli delle controparti reali anche nella realizzazione dei cockpit. Al contrario, le truppe di terra risultano quasi vergognose: in particolare la fanteria, con tanto di relative ridicole animazioni, raggiunge un pressapochismo inaudito. Non entusiasmanti effetti come le esplosioni, mentre risultano dignitose le nuvole e le scie di fumo e anche i giochi di luce, specialmente con la visuale interna, talvolta regalano qualche rara soddisfazione. Non si può far altro che stendere un velo pietoso inoltre sulla limitatezza delle zone da combattimento, spesso veramente troppo risicate per un titolo uscito nel 2013.
Il comparto audio è nella media senza particolari guizzi, con effetti sonori standard. L’accompagnamento musicale propone piacevoli brani rockeggianti capaci di richiamare la musica in voga all’epoca. Peccato che si contino sulla punta delle dita, e alla quarta missione si sia già abbondantemente stanchi di ascoltarli.
L’intelligenza artificiale lascia anch’essa adito a qualche attimo di sgomento. Da una parte quella nemica si difende bene; in particolare gli aerei avversari sembrano provare veramente a scappare dalle nostre grinfie, mentre quella alleata è l’ennesimo tratto disarmante di questo videogioco: praticamente inesistente, nel senso che sembra veramente non pervenuta e non incide sul campo di battaglia. Il colmo, probabilmente un bug, è vedere gli elicotteri gestiti dai piloti alleati completamente immobili, incapaci di compiere una qualunque azione. Nel corso della campagna si possono incontrare altri bug più o meno fastidiosi, al punto da essere talvolta costretti a ricominciare la missione dall’inizio anziché dall’ultimo check-point.

HARDWARE

SO: Windows XP/7/8/Vista Processore: Intel Duo 2.0GHz o superioreMemoria RAM: 1 GB Scheda video: DirectX 9.0 compatibile (Nvidia GeForce 8800GTX+ o superiore, compatibile con Shader Model 3.0) Hard-disk: 5GB di spazio liberoAudio: DirectX compatibile

– Facile da padroneggiare

– Ripetitivo e privo di idee

– Tecnicamente povero e grezzo

5.0

Air Conflicts: Vietnam è un gioco di volo decisamente arcade, dal quale gli appassionati di simulatori dovrebbero star bene alla larga. Per tutti gli altri si tratta comunque di un titolo modesto in ogni sua parte, che non lascia nulla se non lo stupore per la sua realizzazione frettolosa e approssimativa, la ripetitività del gameplay e una generale senzazione di noia.

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