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Adr1ft

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 09/02/2015 alle 00:00
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Ve lo ricordate Adam Orth? No? Vi rinfreschiamo la memoria allora: Orth era creative director per Microsoft, un pezzo grosso della compagnia insomma, che durante l’iniziale disastro del lancio di Xbox One commise un gravissimo errore… appoggiò la scelta della compagnia riguardante il drm su tutti i suoi titoli via Twitter (poi bellamente annullata, a causa della reazione mostruosamente negativa dell’utenza). 
Il “deal with it” di Orth riferito ai giocatori gli costò il posto, e improvvisamente il nostro passò da una situazione finanziaria rosea e di un certo prestigio al nulla più totale, con non pochi detrattori al seguito. Nonostante il momento piuttosto tragico, però, Adam non si diede per vinto, contattò alcuni suoi colleghi e conoscenti nel mondo dello sviluppo e gli propose un’idea. Quell’idea era Adr1ft, un gioco in prima persona ambientato nello spazio e concettualmente ispirato in parte agli eventi sopra descritti.
Il progetto ora è poco più di un prototipo, ma l’idea è concretissima, e ha sorpreso i 505 Games al punto da guadagnarsi il loro supporto per la distribuzione e lo sviluppo. Siamo quindi andati da Halifax Italia a Milano a provarlo, per valutare se l’idea di questo piccolo team chiamato Three One Zero e guidato da Orth ha effettivamente del potenziale, con l’ausilio di un sempre apprezzato Oculus Rift. 
Soli nel vuoto
Accomunando Adr1ft alle vicende dell’ex creative director di Microsoft non intendiamo certo avvicinarlo a un fantomatico simulatore di social networking in cui bisogna aggirare gli insulti della folla. No, Adr1ft è una First Person Experience, un tipo di videogame che ultimamente va piuttosto di moda nel mondo indie e punta a coinvolgere il giocatore nell’esperienza con una ambientazione suggestiva e grande atmosfera. In questo caso l’analogia con la vita di Orth sta nel disastro improvviso: si interpreta infatti un’astronauta coinvolta in un terribile incidente. Sola e stordita all’interno di una stazione spaziale praticamente distrutta per cause sconosciute, e tenuta in vita solo da una tuta spaziale piuttosto danneggiata, la nostra eroina si ritrova a dover esplorare le rovine che fluttuano nell’immensità del cielo, raccogliendo preziosissimo ossigeno mentre cerca una soluzione o, perlomeno, una spiegazione per ciò che è accaduto. 
La premessa è molto interessante, e sembra adeguata a una sorta di stramba variante a gravità zero dei survival. Fatto sta che Adr1ft al momento è ancora un concept, senza un direzione nota o elementi di gameplay ben definiti. La versione da noi provata da Halifax era poco più di una tech demo, molto simile a quanto si era visto durante la presentazione dei VGA. Senza limitazioni o pericoli, abbiamo potuto vagare per la stazione in tutta tranquillità, osservandone i dettagli e perdendoci nella sua devastata bellezza. È evidente come Orth e compagnia vogliano puntare moltissimo sull’impatto visivo del loro titolo, e già in queste fasi sperimentali paiono aver una certa padronanza del motore Unity, visto che il pezzettino di stazione esplorabile ci è parso subito evocativo e ben modellato. La prima analogia che viene alla mente è quella con Gravity, il film pluripremiato di Cuaròn, ma le strade percorribili dagli sviluppatori sono molteplici e potrebbero spaziare dal puzzle game all’avventura, tralasciando almeno in parte la volontà di trasportare il giocatore in un viaggio sensoriale su cui ha controllo limitato. 
Di certo al momento è difficile prevedere il futuro del gioco, ma possiamo almeno dire che lo sposalizio con Oculus è molto riuscito, e che i controlli, volutamente lenti e non perfettamente gestibili, potrebbero venir sfruttati e/o modificati per offrire un titolo discretamente impegnativo e originale. Anche in questa misera demo ci si sente, in effetti, intrappolati nel nulla, con l’angoscia che sale a causa della ripetitiva voce registrata della tuta che indica il suo stato critico e la disperazione in aumento per una circostanza all’apparenza irrecuperabile. C’è da dire, comunque, che non è nemmeno una passeggiata di salute dar vita a un videogame solido dove non si può fare altro che interagire con oggetti fluttuanti e avanzare lentamente a gravità zero. Tutto dipende dalla genialità del team, e dalla capacità di Orth e dei suoi sviluppatori di programmare una “first person experience”, come gli piace chiamarla, ricca di momenti dalla grande forza e di audacia. I 505 pare gli abbiano dato grande libertà, ora sta solo a loro.

– Concept molto interessante

– Si sposa benone con l’Oculus Rift

– Può evolversi in molti modi

Adr1ft è un gioco difficile. È difficile da concretizzare, perché parte da un concept originale ma estremamente arduo da gestire. È difficile da vendere, poiché ancora in fase sperimentale, e chiaramente non costruito attorno al grande pubblico. Ed è difficile da catalogare, poiché può ancora trasformarsi in qualunque cosa, nonostante sembri chiara la volontà degli sviluppatori di catturare il giocatore più con l’ambientazione e l’atmosfera che con gli altri elementi. Ora come ora non abbiamo idea di cosa diventerà, ma l’idea di fondo ci sembra piuttosto promettente, e siamo davvero curiosi di sapere come si evolverà. Tempo ce n’è, vedremo cosa Orth e i suoi sapranno dimostrare.

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