Recensione

West of Loathing - Selvaggio west in bianco e nero

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

L’ingrediente che sta dando sapore al piatto imbastito da Nintendo con Switch, a parte, ovviamente, gli iconici titoli first party, sono una serie di produzioni indipendenti di grande valore, come Steamworld Dig 2, Night in the woods o Owlboy, giusto per citare alcuni di quelli che hanno saputo meritarsi voti alti sulle nostre pagine.
West of Loathing sembra avere meno pretese, con un look da disegno di un bambino di tre anni e poco battage pubblicitario ad accompagnarlo, ma noi, incuriositi dal buon successo ottenuto su PC, lo abbiamo recensito per voi nel’unica versione console al momento disponibile, che è, manco a dirlo, quella per l’ammiraglia Nintendo.
Il viaggio verso Frisco
I marchi distintivi di West of Loathing sono la sua scrittura e lo spiccato sense of humour di cui sono intrisi i dialoghi, le insegne, le situazioni di gioco: la trama è banale, decisamente superata da alcune missioni secondarie in quanto a profondità e godibilità, ma il genio è nei dettagli, dai dialoghi con i personaggi non giocanti alla risoluzione di certi enigmi, passando per la possibilità di portare a termine delle quest nelle maniere più improbabili e continui abbattimenti della quarta parete.
L’unico esempio di comicità tanto dissacrante che ci viene in mente nella libreria di Nintendo Switch è South Park Scontri Di-Retti di Ubisoft, ma le battute sono qui di grana assai più fina, spesso assolutamente non-sense e, manco a dirlo, non meno esilaranti di quelle messe in bocca a Cartman e compagnia da Matt Stone e Trey Parker.
Il rovescio della medaglia, che potrebbe impedire a molti nostri lettori di apprezzare fino in fondo l’eccellente lavoro di scrittura dietro il prodotto, è la mancanza di una sottotitolatura in italiano, comprensibile se si pensa alle dimensioni del progetto (e del file finale del gioco, che non arriva ai 250 MB!) ma comunque potenzialmente pregiudizievole per il completo godimento dell’opera.
Il viaggio, dopo un iniziale (e spassosissimo) tutorial a Boring Spring, in cui si offre la possibilità di prendere la mano con il sistema di gioco e con i menu, parte da Dirtwater, polverosa ed anonima cittadina di frontiera, teatro di insospettabili eventi misteriosi, che vanno dalla sparizione di bestiame al materializzarsi di strani nemici demoniaci, che assaltano le brave persone quando meno se lo aspettano.
Tra passaggi in cittadine fantasma (nel senso più letterale della parola), avvenimenti tra il tragicomico e l’assurdo, e missioni secondarie che sembrano uscite dai peggiori incubi di uno che ha cenato a base di rum e peperonata, il sospirato arrivo nella cittadina di Frisco, luogo del climax finale, lascerà un sapore agrodolce in bocca, perché il viaggio risulta così divertente che se ne desidererebbe un altro boccone.
Lanciatori di fagioli
Creato un personaggio secondo i propri gusti ad inizio gioco, tenendo sempre conto di un editor limitato e spiritoso, il giocatore sarà chiamato a scegliere tra tre classi che indirizzeranno le statistiche iniziali, ovvero Cow Puncher (che, in italiano, suonerebbe più o meno come “scazzottatore di mucche”), legata ai valori di forza, Beanslinger (“pistolero con i fagioli”), che fa capo ai valori mistici, e Snake Oiler (“addetto alla lubrificazione con olio di serpente”), che invece è legato alla precisione, utile negli attacchi a distanza.
Sebbene il peso di questa scelta risulti notevole durante le prime ore di gioco, mutando sostanzialmente l’approccio agli scontri a turni, nulla impedisce di sviluppare successivamente il proprio personaggio come meglio si crede, spendendo i punti esperienza ottenuti dai combattimenti e dalla risoluzione delle numerosissime quest secondarie, che per lunghezza e coinvolgimento superano spesso quella principale.
Oltre ai punti esperienza, si potranno ottenere dei badge che garantiscono abilità passive di diverso tipo e dei perk specifici per certe azioni, come evitare determinati combattimenti grazie alla propria eloquenza, svuotare sputacchiere in giro per i saloon o tirare lo sciacquone nei vari bagni incontrati lungo l’avventura (!?!): le possibilità di personalizzazione sono ampie e il livello di difficoltà, decisamente tarato verso il basso, consente anche a tutti coloro che non si siano mai cimentati con prodotti simili di ricavare almeno una decina di ore di divertimento dall’avventura.
Oltre a intraprendere quest e combattere, utilizzando un combat system basilare ed immediato, strettamente basato sui turni, grande importanza è data all’esplorazione delle tre grosse aree di gioco di cui West of Loathing è costituito: gli sviluppatori hanno intelligentemente deciso di ricompensare i giocatori più curiosi e volenterosi, tempestando le location di oggetti recuperabili, bonus di varia natura ed armamentario spesso non rinvenibile altrove, oltre ad un’abbondante dose di umorismo extra.
Tirando le somme, i più frettolosi potrebbero portare a termine il loro viaggio in un lasso di tempo attorno alle otto ore, ma così facendo si perderebbero almeno metà dei contenuti del prodotto, distribuiti tra quest opzionali ed aree esplorabili extra.
Coloro i quali vorranno invece dare valore al loro investimento, magari rapiti dalla brillantezza della scrittura che sottende al prodotto, troveranno invece una quindicina di ore di contenuti, stipati, come detto, in poco più di duecento mega: considerando quanto costano i supporti di memoria per Nintendo Switch e quanti la usano primariamente come una macchina portatile, l’ottimizzazione delle dimensioni dei file è un elemento da non trascurare, pur non essendo, ovviamente, primario nella scelta di un prodotto.
Stilizzazione al potere
In tanti anni di militanza videoludica non ricordiamo di aver dovuto analizzare un comparto tecnico come quello di West of Loathing, ma crediamo che il modo migliore per farlo sia, oltre che invitarvi a prendere visione del trailer e delle foto correlate a questo articolo, descriverlo come una versione Unity di un disegno di un bambino di tre anni.
Nessuna offesa, anche perché chi scrive una bambina di tre anni ce l’ha per davvero (oltre a disegnare ancora così in età adulta): lo stile è inconfondibilmente quello di un bimbo in età prescolare, con linee semplici e stilizzate, ma ciò che davvero rende gradevole l’insieme  già ad un primo sguardo è il comparto animazioni, che spazia dal ben realizzato al notevole, tra mucche che defecano placidamente al nostro passaggio e sputacchiere prese di mira dagli avventori del saloon.
Il minimalismo generale rende ancora meglio sullo schermo di Switch, esaltando i mille piccoli particolari di cui sono piene le ambientazioni e il design inaspettatamente minuzioso dell’equipaggiamento rinvenibile durante l’avventura: West of Loathing, come diversi altri indie della ricca libreria Switch, si presta meglio ad essere giocato in mobilità, rafforzando il coro di quanti sostengono che l’ammiraglia Nintendo sia più una macchina portatile adattata a home console che non viceversa.
Nota di merito anche per la durata complessiva, soprattutto in rapporto al prezzo richiesto, inferiore ai dieci euro al momento di redigere questo pezzo: prendendoci il nostro tempo per esplorare il mondo di gioco e impegnarci in attività secondarie, abbiamo impiegato circa undici ore per giungere ai titoli di coda, durante i quali ci sono state mostrate alcune delle decisioni più importanti (ci scappa da ridere a chiamarle così, ma tant’è) prese durante la run, il che lascia presagire la presenza di finali multipli.
Non male per un prodotto di queste dimensioni, che costa quanto una pizza e una birra.

Scrittura fuori di testa…

Curato in ogni minimo dettaglio

Tante cose da fare

Costa poco più di una pizza farcita

…che chi non mastica un buon inglese faticherà ad apprezzare

Combat system funzionale ma basilare

8.0

West of Loathing è un piccolo gioiellino di game design, di scrittura e di accessibilità: in una manciata di mega i ragazzi di Asymmetric hanno saputo condensare uno spassosissimo ibrido tra un’avventura punta e clicca ed un gioco di ruolo con combattimenti a turni, intriso di comicità e curato in ogni minimo particolare.

Considerata la peculiarità (e la discreta abbondanza) dell’offerta ludica e il popolare prezzo richiesto per il download, non possiamo che consigliarne l’acquisto tanto a tutti coloro che non vedono l’ora di farsi due risate quanto a coloro i quali, stante una discreta conoscenza della lingua d’Albione, non abbiamo grande esperienza né con le avventure punta e clicca né con i giochi di ruolo.

Il fatto che siano già stati annunciati dei contenuti aggiuntivi, alcuni dei quali totalmente gratuiti, non fa che rinforzare il nostro consiglio di procedere al download sulla vostra Switch.

Voto Recensione di West of Loathing - Selvaggio west in bianco e nero - Recensione


8