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Immagine di Graven | Recensione - Tanto potenziale, ma poca sostanza
Recensione

Graven | Recensione - Tanto potenziale, ma poca sostanza

Scopriamo la recensione di Graven, ibrido action sparatutto dal fortissimo stile old school che tenta di condensare tantissime meccaniche: ci riesce?

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Avatar di Marino Puntorieri

a cura di Marino Puntorieri

Editor

Pubblicato il 25/01/2024 alle 15:50
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In sintesi

  • A metà tra un action e uno sparatutto.
  • Sapore old school valorizzato dal comparto grafico.
  • Tantissimi limiti sul piano del gameplay.
  • Pro
    • Esteticamente mantiene un innegabile fascino
    • Discreto lavoro per il level design che valorizza l'esplorazione
    • Meccaniche da sparatutto abbastanza divertenti...
  • Contro
    • ... ma gli scontri all'arma bianca sono spesso dozzinali e caotici
    • Diversi limiti sia nel gameplay sia nel comparto tecnico
    • Si poteva gestire meglio l'utilizzo delle magie o il potenziamento del protagonista

Il Verdetto di SpazioGames

6.5
Graven è un action con fortissimi elementi da sparatutto che riesce a convincere solo fino a un certo punto, inciampando su un gameplay che non riesce a replicare quanto di buono è stato invece fatto sul piano estetico. Lo stile fortemente old school valorizza e dà personalità a una storia tutta da scoprire, ricca di segreti sparsi per le varie aree, ma rimane il rammarico di una produzione che poteva e doveva elevarsi con maggiore decisione sul fronte della qualità generale e che invece si perde – per larghi tratti – in un bicchier d’acqua. 

Informazioni sul prodotto

Immagine di Graven
Graven
  • Sviluppatore: Slipgate Ironworks
  • Produttore: 3D Realms
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , PS5
  • Generi: Avventura , Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 26 maggio 2021 (Early) - 23 gennaio 2024 (PC)

Nell'eterogeneo panorama che ospita i videogiochi, siamo fin troppo abituati all’utilizzo dell’espediente del ritorno al passato per proporre esperienze interessanti – almeno sulla carta – tanto sul piano estetico quanto su quello effettivo del gameplay. Parliamo di esperienze che spesso rischiano di non riuscire ad essere comprese dall’utenza a cui vorrebbero rivolgersi, sempre meno incline a digerire lavori inutilmente complessi sul piano dell’immediatezza, lasciata volutamente da parte per rievocare la nostalgica macchinosità di un passato che potrebbe essere comunque galvanizzante, se ben confezionato.

Graven, titolo dark fantasy di Slipgate Ironworks e 3D Realms, rientra proprio in questa categoria, dove al netto di un peculiare e affascinante lavoro sul piano estetico, squisitamente retrò, ci siamo però scontrati con scelte di gameplay difficili da giustificare e che rischiano di minarne il potenziale generale.

Dopo una manciata di anni in early access, abbiamo approfondito la versione completa di Graven di recente pubblicazione, alla scoperta di un lavoro che conferma la maggior parte delle paure e dei timori evidenziati nelle righe antecedenti, anche se riesce a mantenere un certo fascino sorprendentemente magnetico.

Alla ricerca della verità

La storia di Graven proietta il giocatore in una terra dilaniata da un morbo che decima la popolazione e la trasforma in orribili creature bramose di sangue, dove le speranze di sopravvivenza sono ridotte all’osso e si cerca di resistere con le poche risorse a disposizione.

Impersonando un prete mandato in esilio dopo un efferato omicidio, commesso per salvare la figlia designata come offerta sacrificale, ci risvegliamo misteriosamente su una barca di fortuna con un umile e anziano traghettatore che ci indica con fare misterioso la nostra missione.

Tra paludi e nauseanti foreste il cui verde ha lasciato spazio alla morte e alla desolazione, arriviamo nella città di Cruxfirth, o ciò che ne rimane a causa della pestilenza, per iniziare la nostra avventura.

Guarda su

Graven è, a tutti gli effetti, un action fantasy medievale con fortissime tinte dark che incentra la propria storia sulla liberazione della città di Cruxfirth da queste orribili creature, cercando le origini di questo male e in parallelo di far luce proprio sulla nostra precaria situazione.

Un’avventura che in circa sei ore (abbondanti), a difficoltà intermedia, offre una massiccia dose di combattimenti all’arma bianca e alla lunga distanza contro mostri di ogni sorta, alternati a sezioni più esplorative valorizzate da un certo alone di mistero e alcuni puzzle da risolvere.

Immagine id 8854
Proseguendo con l'avventura avremo numerose armi da sfruttare, ma alla fine utilizzeremo sempre le solite, munizioni permettendo.

Sulla carta si tratta di un mix estremamente peculiare, valorizzato da una struttura in linea con le produzioni degli anni ’90 come la serie Hexen, perfetto per una nicchia di giocatori più di vecchia data. Parliamo di un’avventura discretamente adrenalinica che cresce nel ritmo di ora in ora, in grado di offrire alcuni puzzle ambientali non particolarmente complessi ma funzionali per aggiungere una certa varietà al risultato finale.

A conti fatti, però, la situazione non è così rosea come si sperava. Soprattutto sul fronte del mix di identità che caratterizzano il gameplay di Graven, non mancano elementi che ci hanno fatto storcere il naso più e più volte.

Combattimento vecchia scuola

Pad alla mano, Graven è un’action che, almeno in teoria, offre tantissimi elementi capaci di avvicinarlo alla categoria degli FPS più puri e tradizionali, tra balestre e magie da lanciare dalla distanza contro le orde di non morti.

La disposizione dei tantissimi nemici o la scarsità di munizioni nelle varie aree, però, ci hanno obbligato nella maggior parte delle occasioni ad avanzare combattendo con bastoni, mazze chiodate e spade, prediligendo un approccio ravvicinato all’arma bianca.

Immagine id 8853
Le atmosfere delle varie ambientazioni sono decisamente evocative.

Non si tratta di una soluzione da identificare come mero ripiego, in realtà – soprattutto considerando che con la giusta precisione è possibile eliminare i nemici più semplici tramite dei colpi alla testa ben assestati, ma il risultato finale ne risulta molto meno vario del previsto (consigliamo di utilizzare un controller come questo di Xbox compatibile, in offerta su Amazon).

Oltre a ciò, proprio nei combattimenti ravvicinati si notano maggiormente tutti i limiti di Graven, con scontri solo in parte divertenti che lasciano ben presto spazio alla confusione e alla frustrazione, complici un hitmarker non sempre così chiaro nell’assegnazione dei colpi inferti e movimenti innaturali per gli attacchi delle varie creature – che smorzano un poco il coinvolgimento su schermo.

Un peccato, perché con le armi a distanza la situazione è invece decisamente più equilibrava e divertente, nonostante la poca utilità delle magie disponibili o l’eccessiva precisione dei nemici volanti, pronti a sparare proiettili velenosi a distanze veramente frustranti da gestire.

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Zero indicatori, mappa da interpretare e segreti da scoprire: scelte decisamente condivise.

A spasso nel (macabro) medioevo

Nel mondo di Graven ogni angolo della cittadina di Cruxfirth mostra i segni cruenti di un morbo che logora le carni e le menti dei suoi abitanti, lasciandoli in balia di un destino quasi peggiore della morte. Su questa sofferenza, il lavoro del team danese trasmette perfettamente su schermo un senso di inquietudine – nel senso positivo del termine – incredibilmente coinvolgente.

Merito di una colonna sonora incalzante, così come di uno stile grafico che, almeno nelle aree più aperte, riesce con il suo mood squisitamente retrò a convincere e regalare scorci sorprendentemente evocativi. Soffermandosi sui dettagli più ravvicinati, come volti degli NPC e texture degli elementi negli spazi più chiusi, si notano invece tutti i limiti del caso, confluiti in un riciclo degli asset a volte fin troppo marcato e non sempre giustificabile.

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I puzzle ambientali non sono complessi e anzi alcune volte ci permettono di sfruttare un minimo quella magia poco utile durante gli scontri.

La scelta di sfruttare la città come vero e proprio hub nel quale tornare man mano che si sbloccano i vari quartieri da liberare è risultata convincente: ci sono anche alcuni negozi da sfruttare per i vari potenziamenti, che obbligano a tornare sui propri passi per cercare di ottenere un po’ di denaro extra alla prima occasione possibile.

In egual misura, non potevamo non apprezzare la scelta di mantenere l’interfaccia di gioco il più possibile pulita, soprattutto senza indicatori per la strada da percorrere, il che obbliga a un minimo sforzo di memoria per scovare alcuni bivi e segreti.

In questo caso, vogliamo sottolineare il level design di Graven – così semplice, ma allo stesso tempo ramificato per offrire un’esplorazione genuina delle varie aree di gioco. Scelta che premia i giocatori più caparbi nel voler tornare sui propri passi per scoprire segreti e passaggi secondari apparentemente inaccessibili al primo e superficiale passaggio.

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Anche i semplici zombie in grande numero non vanno sottovalutati... ma che fatica negli scontri all'arma bianca.

Considerando il buon lavoro sul fronte del level design, però, rimarchiamo quanto segnalato sulla disposizione dei nemici non così ragionata per tutte le sezioni, cosi come sulla scelta di non penalizzare le morti del giocatore. In queste situazioni, nello specifico, si ritorna al precedente checkpoint senza i nemici già sconfitti in precedenza e lasciando in vita solo quelli sopravvissuti al nostro passaggio. Una scelta che in parte appiattisce la progressione basata sul senso di sfida e la pianificazione delle scorte da portarsi dietro ogni avventura.

Sul comparto puramente tecnico di Graven ci teniamo a sottolineare un discreto lavoro di pulizia del codice, con rarissimi casi di crash o bug minori. Risulta invece inspiegabile la presenza di alcuni problemi sulla configurazione dei comandi tramite controller, che al momento obbliga ad alternare lo stesso all’utilizzo della tastiera per alcune azioni di gioco: un problema che supponiamo (e speriamo) verrà risolto il prima possibile.

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