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Recensione

The Great Escape

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Avatar di Fabfab

a cura di Fabfab

Pubblicato il 22/08/2003 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5.9

Il videogioco creato basandosi sui diritti della pellicola cinematografica o della serie televisiva più in voga del momento (“Matrix”, “Hulk”, l’orribile “Charlie’s Angels”, “CSI”, solo per citare gli ultimi usciti) è da sempre una tradizione consolidata nel mondo videoludico, ma bisogna ammettere che la recente moda di andare a rispolverare anche vecchi classici fa temere che le idee delle case produttrici scarseggino sempre più.The Great Escape (“La grande fuga”) è un gioco d’azione e di stratagemmi basato sull’omonimo film interpretato dal mitico Steve McQueen nel lontano 1963 e, sebbene proponga molte citazioni e chicche per gli appassionati della pellicola, non tutto funziona come dovrebbe…

Prima e dopoLa trama di “The Great Escape” è strettamente legata e costituisce una sorta di “espansione” di quella del film. Infatti, mentre quest’ultimo si concentrava soprattutto sulla fuga dei POW alleati dallo StalagLuft III, un campo di prigionia nazista di massima sicurezza, tale evento non si verificherà nel gioco finché non saranno state portate a termine le varie missioni proposte che descrivono in dettaglio la vita precedente dei personaggi principali del film, come Hilts (interpretato da McQueen), MacDonald e Sedgewick. Queste missioni precedenti alla fuga ci svelano in quale modo gli eroi del film sono finiti prigionieri nello Stalag Luft III e forniscono una buona descrizione delle loro personalità. Naturalmente, il gioco presenta situazioni sia precedenti che successive alla “Grande Fuga”, quindi non preoccupatevi, giocherete numerose missioni in cui, nei panni dei fuggitivi, dovrete percorrere un’Europa nazista piena di insidie e pericoli, prima di poter raggiungere finalmente la sospirata libertà. Ciascuna missione vede come protagonista uno dei personaggi del film che si troverà ad agire da solo ma in collegamento con gli altri, visto che la salvezza di tutti dipende dalle azioni dei singoli.

La furtivitàIl gameplay offre una sorprendente varietà di stili di gioco differenti, anche se in fondo si tratta essenzialmente di uno stealth action. Il giocatore comanda il personaggio mediante una visuale in terza persona e dispone di un assortimento di mosse standard per aiutarvi a non essere scorti dalle onnipresenti guardie naziste: è possibile camminare silenziosamente, accovacciarsi, strisciare contro i muri, guardare al di là degli angoli, al di sopra delle casse e persino attraverso i buchi della serratura per vedere che cosa stanno facendo le sentinelle. Potete aggredire i nemici e strangolarli alle spalle, ma farlo è spesso difficoltoso e può essere controproducente e portare alla cattura: infatti mettere in allarme anche una sola guardia obbliga a ricominciare la missione, pertanto la cosa migliore rimane agire il più possibile nell’ombra.Purtroppo, se paragonato agli standard tipici del genere stealth settati da “Metal Gear Solid” e “Splinter Cell”, il gioco della Take-Two non riesce a reggere il confronto.Innanzitutto lo scopo delle varie missioni è spesso insignificante rispetto alla fatica che dovrete compiere per portarle a termine: strisciare furtivamente, evitare le guardie dopo aver studiato con attenzione i loro movimenti, spesso è finalizzato unicamente al recupero di qualche stupido oggetto o ad azionare un paio di interruttori, non molto coinvolgente, invero.La parte furtiva del gioco non sarebbe comunque tanto male se solo l’IA delle guardie fosse un pochino più curata, mentre capita spesso di essere individuati pur senza aver commesso alcun errore o, peggio, di passare sotto il naso ad una guardia che non avrebbe potuto non vedervi. Il tutto è ulteriormente complicato dal fatto che non si dispone di alcun tipo di “indicatore di furtività” che dica se si è o meno nascosti, obbligandovi in tal modo ad andare a intuito…A peggiorare ulteriormente le cose concorre il fatto che, durante una missione, si può salvare solo tre volte: la cosa dovrebbe rendere il gioco più interessante, ma in realtà lo rende assai ripetitivo e frustrante, specie quando si devono ripetere lunghi livelli per errori minimi, come l’aver fatto cadere il vostro cappello, e la cosa rischia di ripetersi fino a quando non sarete riusciti a memorizzare esattamente lo schema di pattuglia delle guardie. Naturalmente esistono anche scenari ben congegnati, appassionanti e divertenti da giocare, ma questi sono in minoranza e la maggior parte degli stage finiscono con l’apparire particolarmente noiosi.

Le altre attivitàFortunatamente ci sono anche altre tipologie di gioco all’interno di questo “The Great Escape”, che riescono a spezzare la noia di missioni tutte simili l’una all’altra, anche se si tratta soltanto di diversivi. Nel primo livello, ad esempio, che si svolge all’interno di un bombardiere danneggiato, vi troverete a manovrare la torretta posteriore per tenere lontani gli aerei da combattimento in arrivo. In altre missioni vi capiterà di guidare dei veicoli, come per esempio un APC con il quale farsi strada tra i soldati nemici: nelle ultime due missioni potrete persino impersonare Hilts che guida la sua motocicletta verso la libertà, intento però a schivare una selva di pallottole naziste.Infine, alcuni livelli abbandonano il modello furtivo a favore dell’azione pura, ma il sistema di combattimento appare un po’ troppo macchinoso e poco curato per divertire veramente.Buona parte del divertimento derivante dal dover guidare veicoli o sparare apertamente ai nemici viene comunque vanificata dal pessimo, come già accennato, sistema di controllo.

L’aspetto tecnicoDal punto di vista grafico, la Grande Fuga sembra parecchio valido sia su PS2 che su Xbox. Come accade spesso ai giochi multipiattaforma, la versione per Xbox ha un aspetto notevolmente migliore di quella della sua controparte PlayStation 2, ma tuttavia non ha il bell’aspetto che potrebbe avere se si trattasse di un gioco esclusivo per la console Microsoft. Ma, almeno, il frame rate è alto!La versione per PS2, in effetti, regge abbastanza bene il paragone con quella Xbox: c’è un pò più di aliasing ed il frame rate è inferiore, ma riesce a conservare un buon livello di dettaglio sia per l’ambiente che per i personaggi. Gli appassionati del film sappiano che il personaggio di Steve McQueen nel gioco ha davvero l’aspetto del famoso attore, in entrambe le versioni.L’audio è davvero di ottima qualità, anche perché usa dei brani della colonna sonora ufficiale del film, mentre il doppiaggio (in inglese, naturalmente) è molto valido, con voci fedeli all’originale e ben interpretate.Molto bella anche la presentazione del gioco, peccato solo che il titolo non mantenga tante buone premesse…

– C’è Steve McQueen!

– Abbastanza fedele al film

– Grafica migliorabile

– Scarsi giocabilità e divertimento

5.9

In linea di massima, The Great Escape (“La grande fuga”) è un titolo appena accettabile, che avrebbe potuto essere molto migliore se gli sviluppatori si fossero concentrati di più sulla parte stealth del gioco e di meno sugli aspetti alternativi ma secondari: se si fosse trattato di un gioco con sole sezioni stealth sarebbe forse stato un pò meno vario, ma sicuramente più divertente da giocare. Per come stanno le cose, “The Great Escape” può essere divertente per i veri appassionati del film (ma quanti potranno mai essere? In fondo si tratta pur sempre di una pellicola del 1963…), ma per chi cerca semplicemente un gioco d’azione, magari ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, e non è particolarmente affascinato dalla figura carismatica di McQueen, c’è di meglio in giro…

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