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Recensione

The Bridge

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Avatar di Specialized

a cura di Specialized

Pubblicato il 11/03/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Guardi The Bridge e pensi subito all’ennesimo puzzle-game cervellotico (e rigorosamente indipendente) messo in piedi da pochi e volenterosi appassionati. In effetti questo chiaro omaggio alle opere surreali di M. C. Escher è frutto dell’immaginazione e del talento di Ty Taylor e Mario Castaneda, due giovani sviluppatori che sono riusciti a pubblicare il loro gioco su Steam due settimane fa, azzeccando un titolo non certo perfetto ma molto interessante, almeno per chi adora i puzzle-game “gravitazionali”.
Ruota che ti passa
Già, perchè The Bridge è essenzialmente un gioco basato sulla manipolazione della gravità in tutte le sue salse e la sua apparente semplicità, almeno a vedere i vari livelli caratterizzati da un unico “quadro” e da pochi elementi interattivi, si scontra ben presto con prove tutt’altro che elementari. Ma andiamo con ordine. Nei panni di un non meglio specificato scienziato-professore dobbiamo trovare l’uscita di ogni livello raccogliendo una o più chiavi che servono per aprire una porta. La casa del nostro alter ego funge da hub principale del gioco e da essa si dipanano tre mondi di gioco a loro volta divisi in vari quadri-livello di difficoltà crescente. All’interno di questi mondi immaginari chiaramente ispirati alle opere di M.C. Escher possiamo solo muoverci a destra e sinistra con i tasti A e D e ruotare la visuale a 360 gradi con le frecce direzionali, con l’ultimo tasto utile (W) che serve per aprire la porta una volta risolto il livello.
Il tempo è al tuo fianco
La conseguenza più immediata, nonché una delle prime prove che dobbiamo affrontare, è di ritrovarci sottosopra a camminare su un soffitto, ma ruotare il quadro è necessario anche per spostare o far scivolare una chiave altrimenti irraggiungibile o per far muovere una grande palla in modo che non ci venga addosso. In The Bridge, anche se perdiamo una chiave o rimaniamo schiacciati dalla sfera, non si muore mai; come in Braid e in altri recente puzzle-game, anche in The Bridge infatti si può far scorrere indietro il tempo fino a poco prima dell’errore commesso o in qualsiasi momento di gioco. Una trovata utile non solo per evitare di ricominciare un livello da capo, ma anche perchè il gameplay del gioco è fortemente improntato al trial & error. Non essendoci infatti nè un tutorial nè indizi durante il gioco, e con livelli davvero complessi da interpretare, The Bridge necessita di continui tentativi per capire come muoversi, dove muoversi e come ruotare il quadro o evitare i vari ostacoli. 
Doppia modalità
In sé il gioco non è difficilissimo o frustrante; certo, un po’ di pazienza ci vuole e se non amate questo tipo di puzzle-game basati sulla gravità evitate pure di spendere i 13,99 euro richiesti, ma un po’ troppo spesso ci siamo trovati a risolvere un livello pur senza averne capito il senso, girando solo la visuale un po’ a casaccio e ritrovandoci all’improvviso con la chiave in mano pronti per sbloccare la porta di uscita. Non è un mai un buon segno per un puzzle-game, ma va anche detto che The Bridge, una volta terminata la prima serie di stage, propone una modalità alternativa (Mirror) con gli stessi quadri ma con puzzle differenti. Nemmeno a farlo apposta è proprio avventurandosi in un secondo giro di giostra che il gioco mostra i suoi momenti migliori; la difficoltà aumenta ulteriormente (troviamo ad esempio più sfere con cui fare i conti), ma la risoluzione dei puzzle è persino più logica di prima e riesce a dare maggiori soddisfazioni. 
Un gioco non per tutti
Anche con questa sorta di bonus The Bridge rimane comunque un titolo poco longevo (mettete in conto dalle tre alle quattro ore per finire il tutto), ma alla fine non ci si fa nemmeno troppo caso e i meno avvezzi al genere potrebbero impiegare almeno un’oretta in più nella modalità Mirror. Da segnalare infine la bella e straniante colonna sonora e naturalmente il comparto grafico, basato su uno stile “a matita”, su un bianco e nero poetico e su sfondi sempre in movimento, con in più il piccolo tocco di classe del nostro alter ego che all’inizio di ogni livello prende forma come se fosse disegnato sul momento. Il tutto ha un look molto “indie” e per certi versi uno stile visivo di questo tipo può sembrare oggi quasi normale e risaputo, ma i due sviluppatori sanno il fatto loro e The Bridge riesce comunque a imprimere una personalità grafica non comune, soprattutto in certi quadri che farebbero invidia a Escher stesso.  

– Puzzle-game originale

– Stile grafico molto gradevole

– Certi puzzle sono davvero riusciti

– Non è un gioco per tutti

– Poteva durare di più

– C’è un po’ troppo trial & error

7.0

Basta guardare gli screenshot per capire se The Bridge può interessare o se invece è meglio lasciar perdere. La formula da puzzle-game di questo titolo super indie è incentrata sulla gravità e alcuni quadri metteranno a dura prova la vostra pazienza, sebbene non si arrivi mai a livelli di pura frustrazione. Il limite maggiore del gioco sta in una struttura trial & error un po’ troppo punitiva e in una logicità dei puzzle che spesso lascia a desiderare, con la conseguenza che supererete alcuni livelli un po’ a casaccio senza avere capito il come e il perché. Se però adorate le bizzarrie in stile Escher e il “prova e riprova” non vi spaventa, The Bridge è più che consigliato.

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