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Recensione

Persona 4

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Avatar di Krauron

a cura di Krauron

Pubblicato il 03/04/2009 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.6

Era ormai certo. Nessuno aveva più dubbi sulla questione PlayStation 2. Quello che la storica console doveva mostrare l’ha fatto e in un panorama tecnologico in continua evoluzione, dove si parla di Digital Delivery e di processori sempre più performanti, appare quasi impossibile considerare ancora viva una console che conta un numero fin troppo considerevole di anni sulle spalle. Eppure è così, la “vecchia” di casa Sony è ancora incredibilmente lungi dal pensionamento e tale teoria è ribadita a chiare lettere con questo nuovo capitolo di una delle saghe qualitativamente più rilevanti e di maggiore impatto (soprattutto nel Sol Levante) del panorama videoludico del recente passato. Lo scorso episodio di Persona (e il suo relativo “aggiornamento” in FES) ci aveva fatto affezionare a meccaniche ibride, una via di mezzo tra una simulazione di vita ed un classico RPG di stampo nipponico. Questo Persona 4 si propone quindi non solo di riproporre il medesimo gameplay, ma anche di eliminare certi difetti che avevano fatto storcere il naso a più di un giocatore. Ed è inutile aggiungere che il risultato è stato ancora una volta sorprendente

Persone e personaggiVolendo delineare un excursus storico per tutti coloro che n on conoscono questa serie, potremmo affermare che con la parola “Persona” si intendono rappresentazioni fisiche delle varie facce della nostra identità. Spesso queste ultime sono oscure a noi stessi, ed il gioco si diletta nel raffronto tra il personaggio ed un suo lato, per così dire, ignoto. Solamente superando le paure più inconsce si riesce a stabilire un contatto con queste personalissime entità ed utilizzarle a come fossero delle evocazioni in battaglia. Stavolta però, l’incipit che darà il via al valzer narrativo verterà su tutta una serie di strani omicidi che hanno a che fare con una sorta di dimensione parallela che ruota attorno ad uno specifico canale televisivo. La quotidianità e il fantascientifico viaggiano su due binari distinti, ma indissolubilmente legati anche nello stesso gameplay. Impersonando un giovane protagonista, sarete chiamati a vivere il normale andamento della tipica giornata di un ragazzo qualunque, fatta di impegni scolastici, di svago e di attività extracurriculari. Tutto ciò si traduce nella richiesta di un vostro impegno costante nella partecipazione ad ogni tipologia di attività, dal rispondere in maniera esatta alle domande dei docenti, alle collaborazioni in discipline un po’ meno impegnate. Se riuscirete a rendere brillante il vostro andamento potrete beneficiare di un incremento di certi parametri personali, decisamente rilevanti se considerati nella controparte gioco di ruolo. In tal senso, la parte del leone la fa una teoria sociologica (e psicologica) affermata che sottolinea l’importanza per l’essere umano delle relazioni sociali ai fini di una sua maggiore consapevolezza della propria personalità; in pratica conoscendo e stingendo legami con altre persone si riesce a conoscersi meglio e vivere in maniera più sicura. Tutta questa iniezione di teoria si traduce, videoludicamente parlando, in una necessità del vostro corrispettivo in pixel di conoscere ed interagire con altri personaggi non solo per potenziare ogni Persona come accadeva in passato, ma stavolta anche per dare vita a nuove abilità nei combattimenti.

Avvolti dalle tenebreUna volta che avrete deciso di sospendere tutte le attività di “contorno” arriverete al piatto forte di questa produzione, cioè gli scontri veri e propri. Se nell’episodio scorso erano condensati nella nota torre Tartarus, accessibile solo in quell’intervallo di tempo che intercorreva tra la fine di un giorno e l’inizio di un altro, ora questa dimensione altrettanto onirica è pronta per essere vissuta in quasi ogni orario, tenendo presente tuttavia le condizioni meteorologiche che, come scoprirete, avranno un ruolo chiave nello sviluppo dell’avventura. Una volta all’interno degli angusti e classici dungeon vi imbatterete in tutta una serie di nemici che scongiurano la presenza di incontri casuali. Se sarete così scaltri da colpirli da dietro, il combattimento inizierà con un vostro vantaggio proiettandovi in un’arena dove si esibirà il mai troppo abusato combattimento a turni.Questi ultimi, da una parte risulteranno molto più equilibrati che in passato, grazie al fatto di poter comandare singolarmente ogni comprimario del party. Dall’altra, però, sono inspiegabilmente sfiancanti nell’impossibilità di valutare a priori le debolezze di ogni avversario, se non attraverso un casuale tentativo di ogni attacco. La questione è ben più grave di ciò che potrebbe apparire, soprattutto se si considera che individuare il tallone d’Achille dei vostri nemici vi concederà un netto vantaggio bellico: non solo beneficerete di un turno in più, ma qualora tutti i nemici siano stati colpiti mediante questa tattica, darete il via ad un attacco di gruppo che causerà ingenti danni.Le restanti azioni si articolano nell’attacco base, nella guardia, e, ovviamente, nell’evocazione delle molteplici Persona che conferiranno varietà all’intera struttura di gioco. Complessivamente ogni tipo di battaglia va affrontata con serietà e spirito strategico, visto che il titolo non perdonerà approcci semplicistici o giocatori alle prime armi.

Spazio, tempo e (non) casualitàOltre al tempo inteso come effetto climatico di cui accennavamo poco fa, è da analizzare il tempo inteso nel suo significato principale, insieme alla concezione di spazio. Nel primo caso, la vostra vita videoludica sarà scandita in maniera dettagliata da un calendario, che da Aprile 2011 segnerà giorno per giorno il vostro andamento e le vostre scelte. Se la mattina nei giorni feriali sarete imbrigliati in pratiche scolastiche, dal pomeriggio avrete ruota libera per dilettarvi in ciò che più vi piace. Lo spazio, invece, sarà segnato da una moltitudine di luoghi da visitare, appositamente segnati sulla mappa e caratterizzati di solito da un luogo assai importante, che conferisce senso all’ambiente. Discorso diverso per le terre di scontro, che, seppur nettamente varie rispetto al passato, risultano oltremodo labirintiche e claustrofobiche. La più grande pecca e contraddizione di questa produzione riguarda un concetto già espresso per FES, cioè una falsa libertà di gestione delle possibilità. Il gioco se apparentemente vi pone numerosissime alternative e capacità di scelta, dall’altro vi tiene strettamente legati al suo ritmo serrato e in influenzabile che chiude ogni vostro anelito di diversità. È la stessa meccanica a decidere come farvi interagire, quando rispondere alle domande poste e il perché generare determinate scelte. Un’ambiguità latente che si evince anche nel comparto tecnico. Se il design adottato e lo stesso stile dei protagonisti e dei loro Persona risulta decisamente originale e curato, anche se molto simile al precedente episodio, graficamente il gioco non rende sempre merito alle potenzialità della console su cui gira, a causa di un numero di poligoni non ottimamente definiti e fondamentalmente grezzi a livello di texture.Nulla da obiettare al sonoro, coinvolgente e ben riprodotto a livello di doppiaggio, con brani però nella media che spaziano tra generi diversi senza mai risultare inappropriati.Tirando le somme ci si trova di fronte ad un ottimo prodotto, adatto a tutti come livello di difficoltà (regolabile in base alle proprie conoscenze) e molto profondo a livello di gameplay, che risulterà immediatamente coinvolgente e dotato di un’interessante struttura narrativa.

– Numerosi miglioramenti rispetto al passato

– Stile fenomenale

– Trama avvincente

– Alcune contraddizioni nel gameplay

– Graficamente si è visto di meglio

– Molto elitario come titolo

8.6

Persona 4 affina e lima la maggior parte dei difetti del precedente capitolo, brillando di luce propria grazie a uno stile unico e al sapiente bilanciamento tra fasi più leggere e altre simulative. Nonostante alcune scelte opinabili di gameplay, questo episodio farà la gioia anche del più pignolo dei fans trascinadolo di forza nel vortice di una narrazione che lo terrà sempre sulle spine, coinvolgendolo senza tregua.

Pregevole a livello tecnico e ben supportato a livello di idee, il gioco può essere interpretato come il canto del cigno per la PS2.

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