Recensione

Might and Magic X: Legacy

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a cura di LoreSka

I marchi storici sono come una vecchia e traballante bacheca dei trofei, sotto la quale si trovano migliaia di fan con i cuori ricolmi di amore. Ogni tanto a qualcuno viene in mente di dargli una spolverata, magari di aggiungere qualcosa di nuovo: così, la bacheca scricchiola, crolla su se stessa e si schianta rovinosamente sulla schiera di fan che, giustamente, s’incazzano.
È accaduto troppe volte: abbiamo visto troppi franchise “restaurati” diventare dei veri e propri mostri di Frankenstein o, peggio, dei figli snaturati dei loro capostipiti. Così, quando l’occasione si è presentata per il celebre marchio Might & Magic, abbiamo tremato. Questa saga ha 28 anni, ed è cresciuta assieme alla storia dei videogiochi. Nata come dungeon crawler nudo e crudo, con l’arrivo della grafica 3D la serie abbracciò un gameplay più moderno, dicendo addio per sempre al vecchio sistema di movimento e di combattimento e introducendo un nuovo sistema di skil più articolato ma, al contempo, più agile. Con l’avvento del nuovo millennio, il brand Might & Magic venne usato molto poco, ed è dal 2002 che non vediamo un capitolo della serie principale. Probabilmente gli sviluppatori ritenevano il gameplay di Might & Magic parte di un’epoca passata. O, forse, temevano la concorrenza delle grandi serie di giochi di ruolo occidentali, di cui The Elder Scrolls è ormai il principe indiscusso. Ma qualcosa, negli ultimi tempi, è cambiato. Il mondo degli indie ha dimostrato al mondo che i giocatori sono ancora vogliosi di recuperare il gameplay di un tempo, e di lanciarsi in sfide impegnative anche senza interagire con un titolo costato decine di milioni di dollari. Legend of Grimrock lo ha ampiamente dimostrato, forte delle sue 600.000 copie vendute in appena nove mesi. Così, qualcuno a Ubisoft deve avere pensato che spolverare quella vecchia bacheca non fosse poi una cattiva idea, a patto di prendere le giuste precauzioni. E così è stato, per nostra fortuna.
Ritorno al passato
Might & Magic X: Legacy presenta lo stesso sistema di controllo e di combattimento dei primi cinque episodi della saga. Il quinto capitolo risale al 1993: parliamo dunque di una giocabilità dimenticata da tempo, fatta di ritmi molto lenti, di movimenti cauti e di azioni ripetute. Anche se l’ambiente è completamente tridimensionale, il giocatore può solo muoversi in quattro direzioni, un passo alla volta, e di ruotare di novanta gradi. Se siete troppo giovani per ricordare i vecchi Might & Magic, vi basti sapere che Legend of Grimrock (o, se volete, Etrian Odyssey) è l’esempio moderno che più si avvicina a questo gameplay. La mappa è una grossa scacchiera, e il giocatore è spinto a esplorarne ogni angolo con movimenti quasi robotici. Ogni passo può essere potenzialmente letale, ed è necessaria una certa strategia nei movimenti per riuscire a espugnare i dungeon più ostici.
L’esplorazione è accompagnata da un indicatore che si colora di giallo in prossimità di un nemico. Quando ci si avvicina troppo a un nemico questo indicatore si colora di rosso, e il combattimento si attiva in maniera automatica. A questo punto si fa uso di un elenco di abilità e magie accessibili da un menù rapido (mappato sui tasti numerici), e si controllano a turno tutti e quattro i personaggi del proprio party. 
Una volta entrati in combattimento ravvicinato, il giocatore può muoversi soltanto limitatamente. Si è dunque portati a studiare con attenzione il campo di battaglia per trovare posizioni vantaggiose, evitando ad ogni costo di farsi accerchiare o chiudere in un vicolo cieco. In casi estremi, può essere necessario bloccare il nemico con una magia o allontanarlo per tentare una improbabile fuga. Quando i nemici sono più di uno, può essere vantaggioso attirarli tutti in un corridoio stretto e poi colpirli con una magia che affligge un’intero gruppo. Le tattiche ambientali, come avrete capito, sono fondamentali e in definitiva il giocatore ha una grossa libertà che gli consente di sfruttare a proprio vantaggio la conformazione della mappa.
Anche le abilità e le magie permettono una grossa varietà di tattiche, che rendono entusiasmanti perfino i combattimenti più semplici. Negli scontri con i boss, questo concetto viene portato all’estremo: si deve apprendere la giusta tattica per poter superare queste battaglie, e spesso sono necessari più tentativi per riuscire a concludere il tutto con un successo. Sfortunatamente, il gioco fa un significativo affidamento alla casualità nei combattimento, con il risultato che – a volte – la sfortuna può trarre in inganno. Può infatti capitare di ritenere erroneamente sbagliata una tattica altrimenti giusta: ci è capitato, ad esempio, di intuire il punto debole del boss ma di morire a causa di una lunga serie di attacchi parati o andati a vuoto. In questi casi è meglio non demordere, non demoralizzarsi, ricaricare un punto di salvataggio e riprovarci: la situazione potrebbe ribaltarsi.
Grindiamo ne’ lieti calici
Nonostante gli sviluppatori abbiano concesso due diversi livelli di difficoltà denominati “Avventuriero” e “Guerriero”, Might & Magic X: Legacy è un gioco abbastanza impegnativo, perlomeno all’inizio. Il ritmo di partenza è di quelli che fanno imbufalire i giocatori meno pazienti: non vi sono tutorial in game, e al primo ragnetto incontrato in un vicolo si può finire rapidamente nei pasticci. Già alla primissima quest si può giungere a un game over senza i dovuti accorgimenti, e la sensazione di essere stati gettati in un’arena armati con un cucchiaino prende presto il sopravvento. All’inizio, si è portati a pensare che un (in)sano grinding potrebbe toglierci le castagne dal fuoco. Non è proprio così: ovvero, è necessario esplorare (e dunque affrontare vari nemici, speso in maniera ripetitiva) per poter acquisire la giusta esperienza, ma al contempo i nemici non respawnano. Questo porta a due conseguenze: da un lato, lo spauracchio del grinding senza ritegno si allontana. Dall’altro, in alcuni momenti si vorrebbe davvero riuscire a livellare i propri personaggi per superare le situaizoni più ostiche. In questi ultimi casi, il giocatore è obbligato a fare ricorso alla propria astuzia e abilità per sbrogliare la matassa, ma non escludiamo che vi sia la possibilità di bloccarsi a causa di una cattiva scelta del party compiuta all’inizio dell’avventura.
Per ovviare a questo problema, il gioco ci offre la possibilità di creare un party bilanciato in maniera automatica. Per chi invece preferisce fare da sé, come in ogni gioco di ruolo di questo tipo è opportuno dotarsi di un guerriero, un tank, un curatore e un mago. Le quattro razze presenti dispongono ciascuna di tre classi uniche, per un totale di dodici classi. La personalizzazione del party è dunque molto elevata, e i giocatori più esigenti avranno pane per i loro denti. Oltre ai personaggi controllati dal giocatore, c’è spazio per due NPC di accompagnamento, talvolta legati alla quest attiva, spesso capaci di offrirci alcuni vantaggi passivi. Un esploratore, ad esempio, può svelarci la posizione di un nemico in anticipo; un cuoco può prepararci le provviste senza necessità di rientrare in città, eccetera.
Nelle prime quattro ore di gioco, come detto, la progressione è piuttosto lenta. Complice anche la nostra tendenza ad esplorare molto, in questa fase iniziale abbiamo appena raggiunto il sesto livello e completato un paio di quest, rallentate da qualche noiosissimo backtracking verso la città di partenza per recuperare le forze e acquisire qualche provvista per accamparsi. Verso la quinta ora, il giocatore inizia a metabolizzare le meccaniche e a togliersi qualche bella soddisfazione contro alcuni nemici impegnativi. Ed è qui che il gioco inizia a lasciarvi una buona sensazione: vi renderete conto di essere appena all’inizio, e di avere attorno un mondo gigantesco pieno di misteri.
Ma quando inizia l’avventura?
Il gioco, cronologicamente ambientato dopo gli eventi di Might & Magic Heroes VI, inizia con l’approdo dei nostri avventurieri in una piccola città portuale nella quale sono sparite alcune persone. Una volta superata la prima side-quest propedeutica al prosieguo dell’avventura, ci si può dedicare alla quest principale, che ci richiede di portare le ceneri del nostro mentore nel tempio del capoluogo. Il punto è che per raggiungere la città è necessario superare le lande selvagge che la circondano, e dunque acquisire una certa esperienza. Così, prima di iniziare a farsi intrigare dalla trama vi troverete a portare a termine un buon numero di compitini di poco conto (ma sempre letali), il tutto per riuscire ad acquisire l’abilità di attraversare una prateria infestata dai lupi. Due o tre ore se ne vanno, e la storia non è ancora decollata. E non lo farà per almeno altre due o tre ore.
In breve, la trama di Might & Magic X: Legacy presenta lo stesso problema del suo gameplay: nelle fasi iniziali è tremendamente lenta e spiazzante. Occorre darle fiducia (e leggere lunghe righe di dialogo, fortunatamente tradotte bene) per farsi catturare. Vicenda narrata a parte, l’ambientazione di Might & Magic è ancora viva e pulsante dopo tutti questi anni, e siamo francamente felici di ritrovare le sensazioni di un tempo. C’è una grossa quantità di dialoghi da spulciare, e i libri sparsi per il mondo di gioco offrono lunghi testi di approfondimento, che qualche volta tornano utili per scoprire delle quest non indicate.
200X
Il primo scorcio grafico offerto da Might & Magic X: Legacy non è certo dei migliori. E, purtroppo, la situazione non migliora proseguendo nell’avventura. Il titolo presenta una grafica da primi anni duemila, con una qualità altalenante dei modelli e un aspetto infimo delle texture. Le cose migliorano nei dungeon e negli ambienti chiusi in generale, ma nel complesso non ci troviamo certo di fronte a un gioco graficamente da ricordare.
Le cose non sono certo rese migliori dai problemi tecnici, tra cui spicca un evidente e fastidioso popup che dà il peggio di sé di fronte alla vegetazione e ad alcune delle (poche) texture ben definite.
Con ogni probabilità, si tratta di una scelta precisa da parte degli sviluppatori, che hanno voluto ricalcare i vecchi giochi della serie (notevole, infatti, la presenza di un filtro di pixelizzazione che trasforma il gioco in un vecchio applicativo per DOS). Al contempo, l’impatto è certo doloroso per un giocatore del 2014.
La colonna sonora, invece, è molto buona e capace di incalzare in maniera opportuna le varie fasi di gioco, oltre che di scandire il ciclo giorno/notte. Il doppiaggio, esclusivamente in inglese, è abbastanza rarefatto ma di qualità più che discreta.

– Fedele ai primi capitoli della saga

– Impegnativo ma non ingiusto

– Eccellente longevità

– Buona varietà di razze e classi

– Splendida colonna sonora

– Texture in bassissima definizione

– Modelli e ambienti molto datati

– Popup vistosissimi

– Narrazione lentissima

7.0

Non è facile tirare le somme di un gioco come Might & Magic X: Legacy. Si tratta oltre ogni ragionevole dubbio di un’operazione nostalgia, ma di quelle oneste. Le meccaniche di gioco, la grafica e il ritmo fanno riferimento a un tempo che ormai è passato, e gli elementi più moderni si contano sulle dita di una mano. Eppure, con il trascorrere dell’avventura le sensazioni si fanno sempre più buone, fino a farci rivivere qualche momento che credevamo di avere dimenticato. Il segreto sta nel superare le prime ore, e nel turarsi il naso di fronte agli evidenti e fastidiosi limiti tecnici di questo gioco. Amare Might & Magic X: Legacy richiede tempo. E tanta fiducia.

Voto Recensione di Might and Magic X: Legacy - Recensione


7