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Recensione

Lilly Looking Through

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 29/11/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Così come altre manifestazioni della creatività umana, anche i videogiochi spaziano e si caratterizzano per ambienti, tematiche e generi molto differenti tra di loro. Immaginiamo di mettere a un estremo di questo range gli ultimi sparatutto più frenetici e dinamici usciti sul mercato, e all’altro produzioni meno faraoniche che propongono un modo di giocare assolutamente differente, più calmo e ragionato. Se quindi a uno di questi due poli opposti possiamo piazzare Call of Duty: Ghosts, all’altro possiamo senza dubbio citare il titolo che ci accingiamo a recensire, ovvero Lilly Looking Through, una piccola avventura grafica proposta da Geeta Games, su Steam, a € 8,99. Scopriamo di che si tratta.

Non proprio degli sprovvedutiE’ vero, abbiamo detto che Lilly Looking Through è una produzione piccola, e questo forse potrebbe far pensare a un altrettanto team di sviluppo piccolo e sprovveduto, ma le cose non stanno proprio così: dietro al nome Geeta Games, tra gli altri, si nascondono Steve Hoogendyk (game designer in Myst 3:Exile, RealMyst, e Uru:Ages Beyond Myst, nonché coinvolto in progetti cinematografici come Harry Potter e Alice in Wonderland), Garrett Taylor (disegnatore in Cars 2), oltre al CEO Mark DeForest, legato anch’esso a diversi titoli della saga di Myst.Si tratta di un team, dunque, che in teoria sa come si disegnano dei bei modelli bidimensionali e che ne capisce di meccaniche videoludiche: da questo insieme, allora, cosa ne è uscito fuori?Diciamo subito che Lilly Looking Through è un’avventura grafica un po’ atipica, a partire dalla narrazione, priva di qualsivoglia linea di dialogo o di testo. La protagonista della storia è Lilly, una graziosa bambina che avrà come nemico principale un lembo di stoffa rossa; questo, nel suo volare senza sosta, ha avvolto un amico di Lilly, il quale si ritroverà a girovagare anch’esso guidato dal dispettoso drappo. Questa strana accoppiata, dunque, verrà sbalzata dal vento in un susseguirsi di ambientazioni e schermate che trasporteranno il giocatore in un mondo dalle tinte fiabesche. Come si vede, si tratta di un pretesto narrativo alquanto sottile, ma se si vuole intonato al tono incantato dell’intera produzione: si comprende molto presto, perciò, come il titolo non voglia spingere sul plot, quanto piuttosto proporre un leggero sottofondo narrativo che ben si adatti ai vari enigmi proposti.Dobbiamo dire, in effetti, che a dispetto del tranquillo e delizioso aspetto di protagonisti e ambientazione, Lilly Looking Through proporrà una discreta sfida, fatta di enigmi non banali e trovate tutto sommato originali. Tutto ciò potrebbe essere la base di un titolo di una certa levatura, se non fosse per una durata tutt’altro che importante: per finire il gioco, infatti, basteranno un paio d’ore, e difatti questa caratteristica ridimensiona un po’ l’intero giudizio sulla produzione.

Tra presente e passato Il gameplay del titolo, come abbiamo anticipato, presenta degli interessanti spunti di discussione: Lilly Looking Through, infatti, è un’avventura grafica abbastanza dinamica, sebbene le schermate siano molto poche, l’esplorazione ridotta all’osso, l’inventario assente, l’interazione con l’ambiente assai poca. Il fatto che il titolo sia stato sviluppato dai personaggi citati in precedenza, però, si percepisce fortemente: si comprende, cioè, che il gioco è stato creato da persone che sapevano esattamente quello che serviva a creare una buona avventura grafica. E in effetti è proprio cosi, visto che il titolo poggia su enigmi solidi e discretamente divertenti da risolvere.

L’elemento caratteristico dell’avventura, la feature che consente la dinamicità di cui parlavamo poc’anzi, risiede negli occhiali che Lilly troverà dopo circa una ventina di minuti di gioco. Questi, difatti, consentiranno in buona sostanza di andare avanti e indietro nel tempo, e tutto ciò nel concreto farà sì che ogni schermata di gioco abbia due versioni differenti. Si comprende come questo stratagemma porti a una certa varietà di situazioni: entrando in una particolare schermata, Lilly potrà risolvere un certo enigma e di conseguenza, una volta messi gli occhiali, e cambiata ambientazione, si potranno raggiungere punti altrimenti inaccessibili. Là dove un momento prima c’era un albero, ad esempio, qualche istante dopo potrebbe esserci un burrone, e viceversa. Capiterà spesso, dunque, di dover mettere e togliere i propri occhiali al momento giusto per poter cambiare ambientazione e risolvere un enigma . La dinamicità risiede proprio in alcune fasi di gioco che, se si vuole in modo anche un po’ estraneo a molte avventure grafiche, richiederanno tempismo e prontezza di riflessi. In almeno un paio di occasioni, infatti, bisognerà cambiare al volo tra presente e passato di modo da risolvere qualche situazione spinosa (come ad esempio qualche salto tra una sporgenza e l’altra, in cui bisognerà togliere o mettere gli occhiali proprio mentre si è in aria).L’intero titolo, dal punto di vista della vera e propria struttura di gioco, non è altro che una sequenza di schermate bidimensionali, che di volta in volta presentano uno o più enigmi che hanno come obiettivo quello di far passare il giocatore all’ambiente successivo; una dinamica da avventura grafica classica, dunque, che però in Lilly Looking Through viene ridotta e sintetizzata all’estremo, il che fa sì che tutta l’attenzione ricada sugli enigmi. Essendo praticamente assente la fase di ricerca e utilizzo di oggetti (il tutto è ridotto solo a un paio di sequenze), non è stato necessario inserire un inventario, e tutta l’attenzione del giocatore verrà incanalata verso la risoluzione dei puzzle.Nel concreto, gli enigmi saranno di tipo logico, e avranno dinamiche abbastanza varie. Nella maggioranza dei casi, comunque, l’obiettivo sarà quello di individuare il giusto funzionamento di alcuni meccanismi, di modo da poterli sfruttare a proprio favore per poter superare la schermata di gioco e raggiungere il dispettoso drappo rosso. Nelle fasi finali del titolo, poi, faranno la loro comparsa alcuni enigmi basati su combinazioni di colori e suoni che, in effetti, daranno del discreto filo da torcere anche agli avventurieri più navigati.La difficoltà generale è dunque media, e tutto ciò fa comprendere come l’esperienza di Lilly Looking Through, dal punto di vista del gameplay, risulti essere tutto sommato positiva sebbene forse un po’ superficiale; la mancanza di elementi cardine del genere, come l’inventario, restituisce la sensazione che l’intera produzione avrebbe giovato di una certa profondità non solo nella narrativa, ma anche nel puro e semplice gameplay.

Una fiaba in due dimensioniTralasciando la narrativa e il gameplay, l’aspetto che farà innamorare (oppure odiare, a seconda dei punti di vista) immediatamente di Lilly Looking Through è costituito dal comparto grafico. La deliziosa riproduzione di fondali e personaggi in due dimensioni, difatti, è la feature migliore dell’intera produzione, che riesce senza dubbio a creare l’atmosfera giusta. Partendo dai paesaggi, con una realizzazione che vira verso l’acquerello, e arrivando ai due personaggi, veramente graziosi e definiti, non si può non esprimere un apprezzamento verso il lavoro fatto dagli sviluppatori; il titolo, in verità, riesce a superare la sufficienza anche in un campo normalmente ostico per le avventure grafiche, ovvero quello delle animazioni dei personaggi, che in questo caso appaiono tutto sommato buone. Anche in questo campo, dunque, si vede chiaramente che la preparazione dei vari membri del team di sviluppo, molti dei quali sono stati impegnati nella realizzazione di cartoni animati o produzioni artistiche simili, abbia giovato molto all’esperienza finale proposta dal titolo.Positivo anche il comparto audio, che propone un accompagnamento sobrio e ben allineato all’atmosfera, sebbene l’assenza di un tema principale risulti essere (come in qualsiasi altro gioco di questo tipo) un qualcosa che tende a diminuire l’immersività. Il doppiaggio in inglese, infine, si limita solo alle pochissime parole pronunciate dai personaggi, e non regala particolari spunti di riflessione.

– Grafica bidimensionale deliziosa

– Enigmi solidi e sensati

– Manca di profondità nella narrativa e in qualche modo nel gameplay

– Molto corto

7.0

Lilly Looking Through è un’avventura con una bella grafica bidimensionale, ed enigmi solidi e compiuti. Il problema, però, è che il tutto sembra ridursi ad una sorta di esercizio di stile, una dimostrazione che Geeta Games sa bene (e difatti è così) come si devono inserire e costruire i puzzle all’interno di un’avventura grafica. Manca quella profondità, non solo narrativa, che consentirebbe al titolo di aspirare a un giudizio migliore, anche a causa della scarsa longevità: tutti fattori, questi, che verosimilmente derivano dal budget non così elevato e, probabilmente, anche dall’intenzione degli stessi sviluppatori di proporre semplicemente una storia semplice, dai toni fiabeschi e incantati.

In ogni caso, l’esperienza di gioco che ne risulta rimane comunque discreta, e consigliata agli appassionati di produzioni lontane anni luce dagli scintillanti titoli mainstream.

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