Recensione

La Mummia: La Tomba dell'Imperatore Dragone

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a cura di Star Platinum

Portare un prodotto dal grande schermo al mondo videoludico si rivela spesso compito poco agevole, che solo alcuni rari casi produce risultati positivi, mentre troppo volte le cose non vanno come dovrebbero anche a causa della mancanza di un valido supporto tecnico in grado di creare attorno ad un nome famoso tutti quegli elementi fondamentali e necessari per garantire ad un videogame un certo successo. L’ultimo episodio de La Mummia, passato di recente nelle sale cinematografiche, non rappresenta l’eccezione alla regola e così ecco arrivare sull’ammiraglia Nintendo l’omonimo gioco, con la speranza che questo tie-in non si riveli l’ennesimo fallimento.

Tale padre, tale figlioRispetto a quanto è accaduto per altri prodotti simili, è importante sottolineare subito come il gioco risulti fedele alla pellicola, senza lasciarsi andare ad altre vicende secondarie che avrebbero sicuramente potuto distogliere l’attenzione dalla ricca sequenza di avvenimenti di cui la trama si compone. Senza svelarvi nulla, vi basti sapere che impersonerete sia Rick che Alex O’Connell, rispettivamente padre e figlio, impegnati a salvare l’umanità dal risveglio del potente e malvagio Imperatore Dragone che, giustamente, ha ben pensato di portarsi dietro tutta una serie di creature e scagnozzi di varia natura, cui dovrete necessariamente fare i conti prima di potervi presentare al suo cospetto per il confronto finale. Il gioco permette di alternare i due protagonisti controllandoli in diversi punti della storia tuttavia, rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare, non vi è alcuna differenza pratica nel selezionare l’uno o l’altro, in quanto non sono presenti abilità specifiche o azioni che necessitano di accorgimenti particolari per poter proseguire lungo il cammino. Tutto ciò appare chiaramente come una limitazione degna di nota e non giustificabile.A livello di meccanica è presente un mix di diversi generi, discretamente amalgamati tra loro. Il vostro alter ego virtuale deve infatti attraversare numerosi livelli superando diversi passaggi in stile platform, combattendo contro i numerosi nemici che cercheranno d’ostacolare la vostra avanzata e risolvendo gli enigmi che il gioco puntualmente pone come ostacolo al completamento di un obiettivo. Già dopo i primi minuti, vi potrete rendere conto dei principali difetti del gioco, che riguardano principalmente il gameplay. Affidarsi ad un concept così classico e lineare è sinonimo senza dubbio di una scarsa voglia di proporre elementi innovativi, rischiando se necessario qualcosa dal punto di vista del risultato. Ad ogni modo è bene sottolineare che, stranamente, questo “percorso” di sviluppo ricalca alla perfezione tutti gli elementi negativi caratteristici di ogni tie-in pubblicato nell’ultimo periodo. Verrebbe da domandarsi il perché di certi prodotti e soprattutto come possa pensare uno sviluppatore di aver svolto un lavoro valido solo per il fatto di aver creato attorno ad un nome una pallida imitazione di videogame, ma questa non è certa la sede più adatta a trovare delle risposte, né siamo certi che potremmo riuscirci senza incorrere in considerazioni già fatte in passato.

C’erano una volta i giochi frustrantiI gamers di vecchia data ricorderanno con una punta di nostalgia molti classici degli anni Ottanta e Novanta, contraddistinti da una giocabilità esemplare ma spesso anche difficili oltremisura e portatori sani di generose quantità di frustrazione prima di poter ottenere il giusto appagamento. Questo titolo propone idealmente una struttura molto classica, nonostante il tentativo di affidarsi ad alcune varianti con l’intento di miscelare insieme i generi platform ed action game. L’avventura richiede infatti una certa dose di esplorazione, unita alla necessità di superare ambientazioni e livelli in cui i riflessi sono messi a dura prova da passaggi pericolosi e piattaforme da attraversare, dove basta davvero poco per compromettere i progressi raggiunti a fatica, dovendo ricominciare poi tutto dall’inizio. In questi casi le difficoltà principali sono dovute ad un sistema di controllo non sempre preciso e che non permette mai di avere il pieno controllo del protagonista in ogni situazione. Precipitare innumerevoli volte da un precipizio appare quindi più che mai insopportabile e noioso, specialmente se a fronte di sacrifici e tempo sprecato. Le cose migliorano quando si tratta di affrontare i nemici, presenti in gran numero, grazie alle numerose armi a disposizione dei protagonisti e riprese fedelmente dal film. L’azione è contraddistinta da un ritmo decisamente elevato, ma va anche precisato che i nemici non possiedono un’intelligenza artificiale molto sviluppata e vi ritroverete spesso ad essere attaccati secondo schemi ripetitivi e che difficilmente riusciranno a soprendervi in quanto a tattica. Una buona fetta della meccanica a onor del vero è dedicata anche ad alcune sessioni puzzle, in cui Wii Remote e Nunchuk alla mano dovrete risolvere dei semplici e banali enigmi effettuando ad esempio lo spostamento di alcuni oggetti che vi permetterà in seguito di attraversare passaggi precedentemente chiusi o posti in luoghi poco accessibili. Decisamente troppo poco per poter vivere un’esperienza coinvolgente e completa.

Realizzazione tecnicaUna volta tanto ci troviamo ad analizzare il comparto tecnico di un tie-in senza che questo risulti come l’aspetto peggiore dell’intero titolo. Magra consolazione, tuttavia almeno da questo punto di vista la situazione non è così negativa come in altre occasioni. Graficamente il gioco presenta modelli poligonali sufficientemente dettagliati, un engine convincente ed in generale una resa grafica che pur non brillando d’eccellenza presenta numerosi effetti grafici e luminosi discretamente realizzati. Siamo molto lontani dalle vette toccate dal Wii, ma nel complesso il tutto risulta quasi apprezzabile. Molto buono il sonoro, composto da numerosi brani d’accompagnamento e da voci prese in prestito dal doppiaggio originale, anche se spesso carenti dal punto di vista dell’adattamento alle diverse situazioni.La giocabilità è limitata dai difetti sopra citati e da un utilizzo del sistema di controllo molto marginale e superficiale. Ad un livello di difficoltà mal bilanciato si contrappone una meccanica troppo lineare per poter risultare interessante, con l’aggravante di una longevità limitata a pochissime ore e incapace di risultare appagante sotto ogni punto di vista. Peccato per l’ennesima occasione sprecata, la maledizione della mummia è finita, quella dei tie-in continua implacabile purtroppo.

– Tecnicamente si è visto di peggio…

– Fedele al film

– Trama discretamente interessante

– …ma il Wii può fare molto di più

– Frustrante oltre l’umana sopportazione

– I.A. dei nemici piuttosto limitata

4.5

La Mummia: La Tomba dell’Imperatore Dragone non riesce a convincere, risultando molto inferiore alle attese. A una realizzazione tecnica discreta nel complesso, si accompagnano difetti piuttosto marcati ed evidenti, quali un’intelligenza artificiale assai limitata e una longevità davvero irrisoria se paragonata a prodotti del recente periodo. Il gameplay, in teoria vario ma troppo prevedibile e lineare, pur alternando elementi presi da diversi generi, risulta fortemente limitato da un livello di difficoltà discontinuo, che alcune volte sembra voler punire la minima disattenzione, mentre in altri casi permette d proseguire senza opporre il minimo sforzo o richiedere particolari ragionamenti per la risoluzione degli enigmi. Ancora una volta ci troviamo di fronte quindi al classico tie-in privo di idee valide, realizzato in maniera superficiale e poco profondo. Lasciate stare le mummie e concentratevi su titoli ben più meritevoli di questo.

Voto Recensione di La Mummia: La Tomba dell'Imperatore Dragone - Recensione


4.5

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