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Recensione

Gotham, stagione 3

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Avatar di Antron93

a cura di Antron93

Pubblicato il 20/06/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Dopo Legends of Tomorrow, Flash e Arrow, eccoci a recensire un’altra serie tratta dai fumetti della DC: Gotham. Lo show prodotto da FOX è ormai giunto alla terza stagione ed è stato rinnovato per una quarta. E non potrebbe essere altrimenti per quella che è, sicuramente, una serie più che riuscita.
GCPD, Jim Gordon here
La seconda stagione ci aveva lasciato con il solito cliffhanger finale. Jim Gordon ha lasciato il GCPD e si è messo in proprio. Fish Mooney ha reclutato alcuni dei sui compagni di prigionia ad Arkham e Pinguino si è candidato al ruolo di sindaco. In tutto questo, Lee è tornata a Gotham in compagnia del suo nuovo fidanzato, Mario, figlio di Don Falcone. A minacciare Gotham arriveranno nuovi e vecchi nemici che metteranno a soqquadro la città, mentre, a tirare le fila, ci sarà un’organizzazione segreta famosa e amata da ogni fan DC che si rispetti.
Origini e nuovi inizi
Quando fu annunciata, nel 2014, Gotham non ottenne il beneficio del dubbio. Molti fan credevano che non potesse esistere una storia della città del pipistrello senza il personaggio iconico di Batman. L’inserire a tutti i costi i villain del cavaliere oscuro, all’interno di una città che era ancora priva della loro arcinemesi, avrebbe portato ad una situazione irreale e, potenzialmente, noiosa. In realtà, la critica non era del tutto ingiustificata ma, per fortuna, queste preoccupazioni sono state smentite nell’arco di tre stagioni. 
Se la prima stagione di Gotham fu soporifera e letale, la seconda riuscì dove la precedente aveva fallito: generare interesse. Sì perché, al contrario di Flash e Arrow, Batman gode di una pletora di super cattivi da fare invidia a chiunque. L’Enigmista, il Pinguino, Mr Freeze, Hugo Strange e tanti altri ancora, sono ormai entrati nell’immaginario collettivo e sono tra i villain più riconoscibili dell’universo fumettistico DC. Ogni fan, anche il più occasionale, sa riconoscere e sa qualcosa riguardo ai personaggi del Bat-universe. Gotham ha deciso di raccontare quella storia delle Origini che tanto va di moda ultimamente in quel di Hollywood. Raccontare la genesi dei personaggi che, un giorno, andranno ad interagire con Batman, è stata la mossa vincente, una mossa che ha avuto un’evoluzione straordinaria. Molti non si renderanno conto di quanto siano stati magistralmente caratterizzati dei personaggi come Pinguino, Nygma o Barbara Kean ma, se ci pensate bene, la loro evoluzione personale è stata lenta, graduale ma costruita perfettamente. Ogni personaggio gioca un ruolo chiave e perfetto all’interno dell’economia della serie TV. 
Un altro aspetto fondamentale della terza stagione di Gotham è stata la divisione in due archi narrativi: Mad City e Heroes Rise. Non per nulla, questi due sottotitoli sono in antitesi tra loro. Da una parte la follia data dal dominio dei cattivi che impazzano in lungo e in largo, dall’altra l’ascesa di quegli eroi che renderanno Gotham famosa e sicura. Da un lato l’origine del Cappellaio Matto, la nascita dell’Enigmista e la Corte dei Gufi, dall’altra la lotta di James Gordon contro sé stesso e l’addestramento di Bruce Wayne che, sempre più, compie i suoi primi passi verso la cappa e la maschera dalle orecchie a punta.
Nell’arco di tre stagioni, Gotham è riuscita a raggiungere quell’equilibrio che nessun’altra serie DC ha. Ogni personaggio è lì, dinamico, imprevedibile, ma soprattutto pensato nei minimi dettagli, fino alla sfumatura più labile. Non è così scontato come può sembrare, perché nelle serie targate CW, ogni protagonista è ormai prevedibile e scontato, vedasi Oliver Queen e Barry Allen. Sebbene le 23 puntate siano sempre un grossissimo limite per lo sviluppo delle trame, i momenti morti in Gotham si potrebbero contare sulle dita di una mano. Ogni puntata ha qualcosa da dire, porta avanti le storyline quel tanto che basta per non annoiarsi. Si introducono i nemici ma piano, senza fretta, senza misteri, tutto è alla luce del giorno. Fin dall’inizio si capisce chi è il nemico, qual è la sua indole, qual è il suo carattere e quali sono i suoi punti di forza e di debolezza.
Probabilmente, l’unico difetto che si può imputare a questa terza stagione è la gestione un po’ frettolosa di un nemico come la Corte dei Gufi. Nei fumetti della New 52, linea editoriale successiva a Flashpoint, la Corte dei Gufi rappresentava il vero nemico principale di Batman e aveva in Dick Grayson, alias Robin/Nightwing, uno dei suoi pupilli. Questa importanza è stata un po’ trascurata nel corso della serie, tra l’altro lasciando intendere come la Corte dei Gufi sia, in realtà, solo un fantoccio nelle mani di un potere più grande. Un potere “demoniaco”. Idea brillante, ma che non rende giustizia alla forza e alla fama del club reggente di Gotham.

– ottimo sviluppo dei personaggi, trama lineare e precisa

– finale affrettato e gestione della Corte dei Gufi da rivedere

8.0

Come già detto, questa terza stagione di Gotham è stata uno dei picchi più alti delle produzioni televisive DC/Warner. A differenza di Arrow e Flash, in cui sono i due supereroi a farla da padroni, Gotham rimane una serie corale e funzionale. Ogni personaggio contribuisce perfettamente alla storia risultando molto più godibile agli occhi del pubblico. Ogni azione corrisponde ad una reazione e ogni episodio ha una sua funzione. Proprio questa scrittura così attenta, da parte degli showrunner, ha contribuito a creare un universo narrativo eccezionale che non ha bisogno per forza di un leader carismatico né di un supereroe. Gotham è riuscita a farci capire che in universo dominato da persone con superpoteri, anche gli uomini comuni contano qualcosa, senza bisogno di lampi rossi, gente in calzamaglia o archi e frecce.

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