Recensione

Dragon Ball Z: Battle of Z

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a cura di FireZdragon

Bisogna dare merito alla serie Dragon Ball di essere riuscita in tutti questi anni a continuare ad attirare sostenitori. Un successo del genere, capace di passare da generazione in generazione, non è certo semplice da ottenere e anche se saghe del calibro di Naruto e One Piece sono riuscite a mantenere lo stesso identico risultato, Dragon Ball è stato forse il primo manga giapponese ad avere una tale presa sul pubblico italiano. Il passaggio continuativo dell’intera storia sui principali canali televisivi italiani di certo ha aiutato la crescita del fenomeno e i ragazzini, bombardati continuamente da Kameameha e Sayan, si sono lasciati trasportare volentieri in un immaginario davvero fantastico.
I tempi però cambiano e bisogna saper mettere un freno alla voglia di facili guadagni, soprattutto quando le produzioni iniziano a calare di qualità e le idee a scarseggiare.
Dall’ormai lontano Budokai Tenkaichi 2 il brand di DragonBall non è riuscito a portare quella ventata di novità in ambito gaming che tutti aspettavano e questo nuovo Dragon Ball Z: Battle of Z, purtroppo, non cambia la brutta direzione intrapresa.
Same old story…
Si capisce sin dalle prime missioni che quanto attende il giocatore non riuscirà a risollevare dal baratro del già visto il titolo. Battle of Z ci farà infatti rivivere la storia esattamente dall’arrivo di Radish sulla terra, per poi proseguire con la saga degli androidi e la comparsa di Majin Bu, con un leggero spiraglio offerto dalla possibilità di impersonare tutti i cattivi più potenti in una serie di battaglie parallele, e anche combattere gli scontri più importanti visti nei film dedicati ai nostri Super Sayan.
Purtroppo la narrazione è inesistente e quello che il gioco si limita a fare è gettarci in combattimenti tutti uguali tra loro uno in fila all’altro, con la stessa sequenzialità del manga ma tagliando tutte le scene indispensabili a raccontare con cura la storia, senza offrire alternative interessanti o variazione sul genere. Invece di imporci il personaggio con il quale combattere, però, gli sviluppatori di Namco Bandai hanno ben pensato di dare un tocco di originalità al tutto, incentrando il combattimento su squadre di quattro personaggi. Un menù circolare permetterà così al giocatore di comporre il proprio team preferito, con ovvie limitazioni sulla fazione da schierare, e sarà quindi possibile mettere in campo Gohan, Goku, e Piccolo o magari portare in Battaglia contro Freezer, Yamcha o Crilin, decontestualizzando i membri dalla storia.
Sfortunatamente sarà possibile anche selezionare lo stesso personaggio quattro volte, avendo così su schermo un quartetto di Vegeta che combattono all’unisono contro la squadra Ginew, ammazzando del tutto l’atmosfera. Non stiamo infatti parlando di una rivisitazione della trama che possa giustificare la questione, quanto invece di una pura scelta di sviluppo che personalmente non abbiamo apprezzato in alcun modo.
Questo problema è certamente limato dalle diverse specializzazioni che hanno i personaggi: alcuni sono infatti adatti al combattimento corpo a corpo, altri, come Gohan o C18 hanno poteri rigenerativi e possono curare e rimettere in sesto i compagni di squadra caduti, mentre altri ancora, come il dottor Gero, possono interrompere o intercettare gli attacchi avversari facendo del team building un elemento virtualmente importante. Virtualmente perché in realtà Gohan super sayan ad esempio, un ibrido con buone abilità di attacco e cure, è comunque capace di sostenere una battaglia da solo rendendo inutile la pianificazione strategica del pre match.
Questo si riconduce ad un altro problema fondamentale di Dragon Ball Z, ovvero lo sbilanciamento dei personaggi, che non solo hanno statistiche base profondamente diverse per rispecchiare la differente potenza sul campo di battaglia, ma mostrano alcune mosse speciali dannatamente più devastanti di altre rendendo alcuni combattenti inutili, fattore che in un gioco di combattimento dovrebbe essere completamente assente.
A rimarcare il problema si aggiungono inoltre delle carte speciali, capaci di potenziare le diverse capacità degli eroi, pompando il danno, la resistenza ai colpi, la vita o le mosse con l’aura, obbligando il giocatore ad un continuo farming delle suddette per avere una build completa e permettergli di gettarsi nelle battaglie online.
Così come le carte alla fine della battaglia ci verranno anche assegnati dei punti speciali con i quali fare acquisti in negozio, per comprare ulteriori tessere o degli oggetti consumabili grazie ai quali aumentare temporaneamente le statistiche per un numero limitato di incontri o rigenerare la nostra vita in caso di KO.
Pugno per pugno
Il sistema di combattimento è estremamente semplicistico. Un solo tasto è dedicato a tutte le combinazioni di calci e pugni mentre l’attivazione delle mosse speciali, solo quattro per ogni personaggio, con un ultimate da sbloccare recuperando ulteriori oggetti speciali, è relegata ai grilletti posteriori del pad. L’assenza dei grilletti su Playstation Vita porta lo schema di controllo sulla piccola portatile di casa Sony a complicarsi leggermente con la necessità di premere i bumper contemporaneamente al quadrato o al cerchio per attivare ulteriori abilità. È un combat system comunque che non riesce in alcun modo a dare soddisfazioni, con una parata che rende pressoché immortali (la perdita di energia che si subisce respingendo i colpi in difesa è minima) visto che anche portare colpi alla schiena di un personaggio in guardia non servirà ad aprirgli la difesa. A questi gravi difetti si vanno ad aggiungere un tempo di ripresa dai colpi con atterramento davvero troppo lungo che non solo ci lascia inermi, seppur invulnerabili, ma che permette ai nostri avversari di far partire le combo mentre siamo sdraiati per poi colpirci in maniera continuativa con altri colpi di atterramento in un ciclo grossomodo infinito. Con questo combat system il titolo non può certamente pensare di arrivare alla sufficienza e decadono anche tutti i buoni propositi di dare maggior profondità al tutto mettendo due diverse barre di potenza per limitare l’abuso dei colpi speciali: l’utilizzo sconsiderato di pugni e calci in continue combinazioni di solito basta per avere la meglio sugli avversari, soprattutto se controllati dall’IA.
Battle of Z presenta indubbiamente qualche chicca come i colpi in sincronia con gli altri membri della squadra, effettuabili attaccando in due o più all’unisono lo stesso bersaglio, la possibilità di dare semplici ordini all’intelligenza artificiale che ci accompagna nei duelli, e la chance di attivare launcher in serie facendo rimbalzare i nemici come una pallina da flipper per lo schermo, ovviamente senza che questi possano davvero fare nulla ma nulla che possa davvero risollevare la produzione. Vi renderete conto da soli quindi che con un sistema così banale andare online a giocare in quattro contro quattro o in battle royale tutti contro tutti in otto giocatori diventa un caos indicibile e la confusione prende ben presto il sopravvento sul divertimento, relegato solo ai fan più accaniti del brand che potranno dilettarsi a collezionare e potenziare i circa settanta personaggi presenti. Alcuni ovviamente sono esclusivi dei preordini e saranno venduti come DLC, ma la nostra paura è che questi possano essere ancora più forti e sbilanciati rispetto a quelli già presenti in game. 
Tecnicamente acerbo
Buoni, anche se non esaltanti i combattenti e particolarmente curato il sonoro, con tanto di sigla originale e voci in giapponese. Discorso diverso invece per le mosse speciali, grezze e visivamente per nulla esaltanti e per le ambientazioni che, anche se parzialmente distruttibili, hanno texture semi realistiche, in netto contrasto con la tecnica del cel shading uilizzata su tutti i protagonisti di Dragon Ball Z, con una risoluzione in 720p che non aiuta certamente ad aumentare la qualità complessiva. Il tutto va a sommarsi ad una telecamera ballerina che nei combattimenti aerei dà il peggio di sé, perdendo spesso di vista il nostro personaggio o l’obiettivo da noi rincorso, e questo nonostante un lock on automatico che non riesce a semplificare le cose.
Sono pochi quindi gli elementi che si salvano della produzione e per ogni buona idea che abbiamo trovato, dieci altri motivi rendono queste scelte di design superflue e inconcludenti. Questo episodio è ancora lontanissimo come divertimento e qualità dal secondo e terzo capitolo di Budokai Tenkaichi e dimostra una volontà di spingere su un brand che evidentemente ha ormai dato tutto quello che poteva dare. Forse è giunto il tempo di lasciare riposare Goku e compagnia per un po’, almeno fino a che un Senzu rigenerativo non porterà nuovo vigore nelle menti degli stanchi sviluppatori nipponici.

– Settanta personaggi

– Combattimenti 4 contro 4 online

– Inedito sistema di sviluppo dei lottatori

– Cross Save con Playstation Vita

– Personaggi sbilanciati

– Missioni singleplayer e Coop dannatamente monotone

– Nessun multiplayer locale

– Tecnicamente arretrato

– Il combat system manca di tecnicismi

5.5

Non basta qualche buona idea a risollevare Dragon Ball Z. Il combat system è davvero troppo semplicistico e le meccaniche di lotta mostrano il fianco a tantissime lacune. La volontà di incentrare la produzione sul multiplayer, con missioni in cooperativa ripetitive e monotone e modalità multigiocatore frustranti non permettono alla produzione di arrivare alla sufficienza. Discorso praticamente identico per la versione Playstation Vita, immutata nei contenuti e dotata di cross save con la console casalinga Sony. Chiudono il cerchio di una produzione zoppicante un comparto tecnico arretrato e tantissime mancanze, in primis le trasformazioni, che non potranno che lasciare un retrogusto di amaro anche ai fan più sfegatati del brand.

Voto Recensione di Dragon Ball Z: Battle of Z - Recensione


5.5