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Recensione

Dead Nation

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 03/05/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.5

Dead Nation, uscito per la prima volta nel 2010 su PS3, è diventato, con il tempo, una delle esclusive Playstation più amate dal pubblico, grazie ad un gameplay tanto semplice quanto assuefacente, un’atmosfera molto azzeccata e un elevato fattore rigiocabilità.Il successo riscosso dal titolo Housemarque ha portato dapprima al DLC Road to Devastation, poi alla Apocalypse Edition, uscita solo il mese scorso su Playstation 4, e adesso ecco tra le nostre mani, sul mai così oscuro schermo di PSVita, la versione portatile, porting diretto della versione da salotto old gen.

In viaggio con Scarlett e JackPotremo vestire i panni di due sopravvissuti, entrambi stranamente immuni al virus che ha devastato il mondo come lo conosciamo, portando presto l’inferno sulla terra: miliardi di aggressivi non morti vagano per le strade delle città di tutto il mondo, con l’umanità in ginocchio, quanto mai vicina ad un’impensabile estinzione.Pur già visto decine di volte, soprattutto durante la scorsa generazione di console casalinghe, il setting riesce a mantenere il suo fascino, grazie soprattutto al taglio oscuro, quasi da survival horror, che gli sviluppatori finlandesi hanno dato all’intera vicenda.Peccato che la prima coltellata alle spalle giunga dalla scelta di portare su PsVita la versione originaria del titolo, piuttosto che quella completa di tutti i contenuti vista poche settimane fa su PS4: non che pretendessimo le aggiunte grafiche e gli spettacolari effetti di luce visti sulla nuova ammiraglia di casa Sony, ma non ci avrebbe di certo fatto schifo vedere il DLC Road to Devastation incluso nel pacchetto, considerati anche i ben quattro anni intercorsi dalla prima uscita del titolo.Invece la scelta è tra la versione base, scaricabile al costo (comunque tutt’altro che eccessivo ) di 7,99 euro, o quella completa di DLC, a 9,99: il consiglio è di propendere per la seconda, a tutto beneficio della longevità e della varietà generale.Questo primo passo falso è in parte mitigato dal fatto che tutti i possessori dell’originale Dead Nation in versione PS3 potranno procedere gratuitamente al download, differentemente dai loro “cugini” in possesso della Apocalypse Edition, cui non rimarrà che il remote play.Misteri del marketing moderno.

Spara, prega, amaIl festival delle sensazioni contrastanti prosegue quando si passa all’analisi del gameplay del titolo, che, se da un lato non ha perso molti dei punti di forza dell’edizione da salotto, dall’altro soffre non poco le limitazioni hardware imposte da PsVita, cui si aggiunge, e duole dirlo, una certa pigrizia dimostrata dalla software house in fase di porting.Partiamo da cosa va: la portabilità giova tremendamente a Dead Nation, grazie alla sua struttura a missioni, della durata media di una mezz’ora circa, e al fatto che le sessioni brevi, tipiche del gioco in mobilità, mitigano la sensazione di ripetitività che, inevitabilmente, faceva capolino in salotto.

L’immersione offerta da un buon paio di cuffie e dalla luce spenta, poi, amplifica il senso di urgenza su cui il titolo ha costruito parte del suo appeal, rendendo questa versione portatile a tratti migliore di quella fissa, al netto dei gravosi problemi tecnici che andremmo ad affrontare.Ciò che ci ha fatto puntare il dito, poche righe più sopra, sulla qualità del porting e sugli effettivi sforzi compiuti è la resa finale del titolo sull’handheld Sony, afflitta da numerosi cali di frame rate (soprattutto in casi di sovraffollamento dello schermo e in prossimità di ogni salvataggio automatico), dall’estremo impoverimento degli effetti di luce che tanto avevano caratterizzato il titolo al suo debutto e da effetti delle esplosioni assolutamente da film di serie B, di cui avremmo sottolineato la bruttezza anche su PlaystationPortable.Se a questo si unisce la diminuzione del campo visivo del giocatore, che in realtà non è colpa degli sviluppatori ma delle ridotte dimensioni dello schermo di PSVita, il quadro generale non appare certo dei più rinfrancanti: tutti coloro alla prima esperienza con lo shooter Housemarque potrebbero tuttavia chiudere un occhio dinanzi a queste pur evidenti mancanze, rapiti dall’atmosfera e dalla giocabilità ipnotica del gioco, ma l’amaro in bocca a tutti i possessori di Ps3 sarà difficile da dissipare.Nota di demerito anche per i caricamenti, inspiegabilmente lunghi in rapporto alla qualità di ciò che si vede a schermo.Il sistema di controllo, che pure richiede un certo periodo di apprendistato, conservando le magagne del sistema di puntamento della versione casalinga, ci ha alla lunga soddisfatto, non solo grazie alla completa rimappabilità dei tasti, ma anche al fatto che, nonostante lo scarso gioco dei due analogici di PSVita, non abbiamo riscontrato problemi gravi e non abbiamo mai dovuto ricaricare dall’ultimo checkpoint per cause indipendenti dalla nostra abilità di videogiocatori.Semplicemente, vista l’iniziale goffaggine del videogiocatore, l’approccio ai livelli cambia sensibilmente rispetto alla versione per PS3, e su portatile si tenderà a sfoltire le orde di zombie indietreggiando e a sfruttare al massimo l’aiuto proveniente dagli antifurto delle vetture e dalla loro esplosione, che rimanderà all’inferno molte creature in un colpo solo: un po’ meno Rambo e un po’ più Chris Redfield, insomma, riferendoci, beninteso, al Chris Redfield del primo Resident Evil.

Tecnicamente…non ci siamoCi siamo trovati costretti ad anticipare l’analisi tecnica di questa versione di Dead Nation perché, purtroppo, molte delle mancanze del comparto grafico e del motore di gioco si riflettono sulla giocabilità, azzoppando l’esperienza rispetto a quella da salotto ma non tanto da sconsigliare del tutto l’acquisto.Nonostante i problemi riportati, infatti, la possibilità di macellare zombie senza vincoli di tempo né di spazio non può non ingolosire quanti hanno amato il gioco in versione PS3 (il fatto che per loro il download è gratuito aiuta, peraltro), così come tutti coloro che, non possedendo alcuna home console Sony, possono godere di questo sparatutto solo nella sua incarnazione portatile.Certo, alcune delle restrizioni imposte dall’hardware detraggono dal divertimento che si può trarre dal titolo Housemarque, e se lo sviluppatore finlandese avesse messo più impegno durante il processo di porting staremmo parlando probabilmente di un must buy, ma anche con tutti i suoi limiti, Dead Nation su PsVita saprà divertirvi per almeno 5-6 ore.

– Dead Nation in treno è una manna dal cielo

– Struttura perfettamente compatibile con il gioco in mobilità

– Striature rpg e survival horror

– Frequenti cali di framerate

– Non include Road to Devastation

– Effetti di luce ed esplosioni deludenti

– Caricamenti più lunghi del dovuto

6.5

Se anche con una conversione a dir poco zoppicante, opzioni di acquisto che lasciano perplessi e un set di controlli che richiede un minimo di pratica, Dead Nation riesce a divertire in questa sua versione PSVita, possiamo solo immaginare quali vette sarebbero state raggiunte se solo Housemarque avesse riposto maggior cura nel processo di porting.

Allo stato attuale delle cose, questo sparatutto a base di zombie rimane comunque un’opzione da considerare per chi non ha mai avuto l’occasione di giocarci e non solo per quanti, sfruttando il cross buy con PS3, potranno goderne gratuitamente.

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