Recensione

Blue Dragon Awakened Shadow

Avatar

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Quando grandi nomi dell’intrattenimento vengono messi a lavorare su uno stesso progetto, pur provenendo da campi ed esperienze diverse, in ambito videoludico (e non solo) l’attenzione è assicurata: quando poco più di tre anni fa venne annunciato alla stampa il progetto Blue Dragon, inizialmente concepito come un’esclusiva Xbox360, che riuniva nomi del calibro di Nobuo Uematsu, storico compositore di musica di alto livello per videogiochi (One Winged Angel anyone?), Akira Toriyama, padre della serie di DragonBall e uno dei più grandi illustratori contemporanei giapponesi, oltre ai ragazzi di Mistwalker, tutti ci preparammo, anche inconsciamente, ad un nuovo capolavoro. Alla fine la montagna partorì il topolino, se è vero che il capostipite era sì un bel gioco ma niente di trascendentale, e di certo non il “mammasantissima” che molti fan della console della casa di Redmond aspettavano con ansia. A grandi linee la storia si è ripetuta tra il 2008 e il 2009 quando Blue Dragon Plus, strategico a turni che manteneva le ambientazioni e i personaggi del predecessore, sbarcò, più o meno nell’indifferenza generale, anche nel continente europeo, senza però ripetere i confortanti dati di vendita riportati nel paese del Sol Levante.Arriviamo adesso a questo Awakened Shadow, terzo figlio della saga, fresco di sbarco in versione europea.

The chosen one… againUn po’ come per i primi dieci capitoli dell’amatissima saga di Final Fantasy, la serie di Blue Dragon propone di volta in volta storie autoconclusive, che non necessitano di un’approfondita conoscenza degli avvenimenti narrati nelle precedenti iterazioni per essere goduti appieno: questo secondo capitolo per Nintendo DS mantiene la medesima impostazione, proponendo un cast ben noto a chi ha avuto modo di provare uno dei primi due capitoli, ma una storia del tutto nuova e un personaggio principale completamente personalizzabile (importante tratto in comune con Dragon Quest IX). Andiamo con ordine: detto del ritorno di personaggi come Shu e Kluke, il giocatore potrà scegliere se iniziare l’avventura impersonando un uomo o una donna e personalizzare anche il colore dei capelli, il viso, utilizzando un editor parecchio stringato, che lascerà poco spazio alla fantasia degli utenti. La storia inizia circa un anno dopo le vicende di Blue Dragon Plus, e vede il mondo di Neo Jibral in una situazione di idillio che, come di solito accade, è destinata a durare molto poco: in seguito ad una forte luce proveniente dal cielo, infatti, tutti gli abitanti perdono l’abilità di controllare le loro Ombre, grazie alle quali la vita scorreva semplice e pacifica. L’unico che, inspiegabilmente (e casualmente, aggiungeremmo noi), sembra non risentire di questa situazione è il nostro alter ego, che non solo riesce ad evocare il suo Dragone senza alcuna difficoltà, ma addirittura può condividere parte del suo potere con i suoi compagni d’avventura, così da permettere anche a loro di fare lo stesso con le rispettive Ombre: ovvio che il re, preso atto della situazione, affidi proprio al nostro personaggio (dal carattere che ricorda vagamente quello di un certo Goku) il compito di scoprire cosa diavolo sia accaduto,e soprattutto, come porre rimedio all’increscioso status quo. Premesse banali per una storia che stenta a spiccare il volo, ostacolata prima di tutto dagli sceneggiatori stessi: la grande quantità di personaggi che potremo selezionare, e che animano le vie della cittadina, finisce con lo spezzettare troppo una trama già esile di suo più che aggiungere varietà al titolo, tanto da far perdere più volte di vista il nostro obiettivo finale, persi in qualche sottomissione assegnataci da uno dei personaggi che andranno poi a comporre la nostra rosa. Certo, si potrebbe obiettare che nel mondo dei JRPG il grosso sia stato visto, ma questa è un’attenuante troppo generica per non tirare le orecchie a coloro che hanno lavorato sulla trama.

Azione!!!Dopo le consunte battaglie a turni classici del capostipite, e quelle con griglia del secondo capitolo, questa volta le meccaniche di gioco si spostano pesantemente in direzione action, proponendo un sistema di combattimento in tempo reale, nel quale gli altri due membri del nostro party saranno controllati da una CPU dal comportamento altalenante: appena avvistati i nemici sulla mappa, in altre parole, potremo scagliarci all’attacco mediante la pressione forsennata del tasto di attacco, assegnato al tasto X. Tenendo premuto per qualche secondo il pulsante A, invece, caricheremo l’evocazione della nostra Ombra, che casterà una magia al momento in cui rilasceremo il tasto, bersagliando il nemico a noi più vicino in quel momento.Nonostante generi spesso caos, il sistema è vivo, dinamico, e porterà una buona dose di adrenalina nei combattimenti, che raramente annoieranno: abbiamo particolarmente apprezzato la possibilità di evitare il game over in caso di morte del nostro alter ego, a patto che almeno uno degli altri due personaggi del party rimanga in piedi, così come la necessità di dosare bene le magie, per caricare le quali saremo esposti per diversi secondi agli attacchi nemici. Eppure non tutto funziona come dovrebbe, se è vero che l’Intelligenza Artificiale dei nostri commilitoni non si segnalerà per la sua particolare brillantezza, con un eccessivo uso di incantesimi di cura (anche nei momenti in cui non sarebbero strettamente necessari) che lascerà senza punti magici il party proprio nelle fasi clou degli scontri con i boss, decisamente impegnativi. La situazione non migliora per quanto concerne le routine che muovono i nemici, che ci concederanno sempre il primo attacco e che, inspiegabilmente, non si accorgeranno del nostro gruppo se non dopo che avremo assestato loro almeno un paio di fendenti.Fastidioso anche un certo (seppur minimo) ritardo nella risposta dei comandi quando decideremo di lanciare un incantesimo e la forbice troppo evidente tra la semplicità degli scontri con i nemici comuni, gestibili anche con poca attenzione, e l’incredibile prontezza di riflessi e resistenza richieste per superare indenni anche i primissimi boss del gioco, prima dei quali sarà necessario fare una buona oretta di grinding, pratica invero inaccettabile alle soglie del 2011. Mutuando parole che ci troveremo costretti a ripetere in sede di analisi del comparto tecnico, non c’è nulla di particolare che non vada nelle meccaniche di gioco di Blue Dragon Awakened Shadow, ma nemmeno nulla che lo elevi dalla massa di prodotti simili che affollano la vasta ludoteca dell’ormai non più giovanissimo hardware Nintendo, per emergere dalla quale sarebbero serviti fuochi d’artificio o, al contrario, idee particolarmente brillanti, frecce che il titolo sembra non avere nel suo arco.

Musica per le nostre orecchieCome già accennato, anche il versante prettamente tecnico del prodotto Tri-Crescendo non delude, proponendo un motore tridimensionale solido, con una visuale a volo d’uccello ruotabile a piacimento dal giocatore mediante l’utilizzo dei tasti dorsali, una palette di colori viva e un character design d’eccezione, sul quale, a dirla tutta, non nutrivamo molti dubbi. Sull’altro piatto della bilancia, purtroppo, una certa ripetitività di fondo degli scenari e dei dungeon, che dopo 4-5 ore di gioco finiranno con l’assomigliarsi tutti, e soprattutto dei rallentamenti spesso fastidiosi, imputabili in parte al peso degli anni che gravano sul cuore della console a due schermi della grande N, ma anche ad una programmazione approssimativa, che ha privilegiato (in maniera discutibile) la qualità grafica rispetto alla fluidità, scelta che mal si addice ad un RPG d’azione. Poche lamentele invece sulle sequenze in computer grafica, poche ma buone, e sulla colonna sonora firmata Uematsu, poderosa e azzeccata come poche altre volte abbiamo sentito su Nintendo DS.Una menzione particolare, che risolleva anche il giudizio finale, è la possibilità di giocare fino ad un massimo di quattro giocatori tanto in rete locale quanto sfruttando il wi-fi: in questi frangenti, il grande numero di personaggi selezionabili diventa un pregio non indifferente e , seppur minata da rallentamenti ancora più evidenti di quelli riscontrati in single player, l’esperienza online (per i fortunati che riusciranno a godersela appieno) contribuisce ad allungare la vita media del gioco e gli dona un tocco di modernità a fronte di tante scelte di gameplay non propriamente originali.

– Solido e facile da giocare

– Multiplayer di livello

– Character design e musiche di qualità

– Rallentamenti eccessivi

– Plot lineare e poco coeso

– Livelli di sfida e di intelligenza artificiale altalenanti

7.1

Blue Dragon Awakened Shadow è un buon titolo, sulla falsariga dei due, pur diversissimi, predecessori: le meccaniche di gioco sono scorrevoli ed intuitive, il sistema di crescita delle Ombre flessibile ed equilibrato, la possibilità di creare i propri oggetti è gustosa e la grande varietà di quest e sotto quest rende il gioco online una componente essenziale e non un inutile orpello. Di contro, però, tanti, troppi titoli che abbiamo giocato su DS hanno saputo offrire una trama meglio architettata, elemento secondo noi fondamentale nell’economia di un gioco di ruolo, dei combattimenti scevri da rallentamenti, un migliore bilanciamento del livello di difficoltà e, in generale, un’esperienza più coesa e coinvolgente per il giocatore che ancora affronta questo genere di giochi prevalentemente in modalità singola.

Da acquistare se vi sono piaciuti i primi due titoli della saga, e se cercate un titolo che, pur non aspirando al rango di capolavoro, potrà farvi passare una manciata di ore in un mondo a ritmo di Uematsu, popolato di personaggi nati dalla matita di Toriyama.

Voto Recensione di Blue Dragon Awakened Shadow - Recensione


7.1