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Recensione

Atelier Rorona Plus

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 25/06/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

In un panorama affollato di giochi di ruolo giapponesi in cui l’obiettivo ultimo è salvare il mondo dalle più disparate minacce, Gust si è distinta, con la sua serie di giochi Atelier, proponendo trame leggere e incentrate su piccole vicende di tutti i giorni, lavorando sulla resa dei personaggi e sulle loro interazioni piuttosto che sul largo respiro del plot.Atelier Rorona Plus è una versione potenziata e ribilanciata di un gioco originariamente pubblicato su PS3 tra il 2009 (release giapponese) e il 2010 (europea), che torna a fine generazione con la speranza di avvicinare nuove schiere di fan alla formula che tanto successo ha ottenuto nel suolo natio.

LeggerezzaDopo aver portato su PSVita il secondo e terzo capitolo della trilogia di Arland, Gust stavolta torna alle radici, proponendo anche sulla console old gen di Sony il primo dei tre episodi (undicesimo in totale, contando dai primordi della serie sulla prima Playstation): sebbene abbia lavorato sulla versione casalinga per questa recensione, il porting per la console portatile non differisce in alcun modo, presentando la stessa funzionalità cross save ma non, purtroppo, quella cross buy, e proponendo gli stessi contenuti aggiuntivi e i nuovi finali esclusivi.La storia è disarmante nella sua semplicità: Rorolina Frixell, più nota a tutti come Rorona, lavora come apprendista in una bottega alchemica, di proprietà di Astrid Zexis, indolente donna apparentemente poco interessata ad aumentare il proprio volume d’affari.Questo apprendistato è totalmente gratuito, perché necessario a ripagare Astrid dei trattamenti medici che questa ha prestato ai genitori di Rorona, curandoli da una misteriosa malattia: un’allegoria di quello che è l’apprendistato in Italia oggi, al netto della faccenda del salvataggio dei genitori, insomma.Quando però i reggenti di Arland, alla luce dello scarsissimo apporto della bottega all’economia cittadina, ne decidono la chiusura, starà al giocatore, nei panni della disordinata e dolce Rorona, svolgere dei compiti utili alla comunità, al fine di dimostrare l’utilità del laboratorio e salvarlo dalla sparizione.“Leggerezza” sembra essere la parola d’ordine: le motivazioni, i “nemici” (anche solo chiamarli così fa sorridere), i componenti del party sono tutti improntati alla spensieratezza, con un plot che non si prende mai sul serio e si rivela una valida alternativa agli intrecci seriosi ed apocalittici che ci vengono propinati da anni.Il prezzo di tale frivolezza è una generale mancanza di profondità e una certa stereotipizzazione di alcuni personaggi del cast, ma ci saranno siparietti che non potranno non strapparvi un sorriso.

Modifiche con il bilancino (da alchimista)Le aggiunte a questa versione sono numerose , ma nessuna va a influire sul gameplay in maniera significativa: si spazia da migliorie tecniche, come modelli dei personaggi ridisegnati e ambienti con texture meglio definite, ad aggiunte contenutistiche in fatto di costumi, personaggi selezionabili, quest secondarie e finali alternativi, che portano il totale di quelli visualizzabili a trenta.A mio parere tutti coloro che hanno già spolpato il titolo alla sua prima uscita difficilmente troveranno sufficienti motivi per allargare nuovamente i cordoni della borsa, ma senza dubbio Atelier Rorona Plus è il migliore punto di approdo per tutti quelli che non si sono mai cimentati con la serie, e che magari hanno deciso di dare una possibilità al lavoro di Gust.Riassumendo per i neofiti il gameplay, questo è nettamente diviso in due fasi ben distinte: quelle all’interno della cittadina, dove l’attività preponderante è quella di sintesi degli oggetti alchemici, e quelle di esplorazione e combattimento, che sottendono alla ricerca di nuovi ingredienti e al compimento delle numerose missioni secondarie.Tutte e due queste fasi richiedono tempo, scandito da un implacabile orologio interno al gioco, che assurgerà presto al ruolo di unico, vero avversario: le dodici missioni principali (completabili in una ventina di ore scarse) sono tutte a tempo, e devono essere portate a termine nell’arco di novanta giorni, pena il game over.Considerando che ogni azione in game consuma tempo (tranne lo shopping nei negozi e i dialoghi con i personaggi non giocanti), la vera sfida per il giocatore, onestamente mai proibitiva, è contro la tirannia dell’orologio, visto che per le ricette basterà imparare da appositi tomi e i nemici che saremo chiamati ad affrontare durante le nostre peregrinazioni sono poco più che sparring partner.Dopo l’iniziale spaesamento, il giocatore avanzerà secondo ritmi ben scanditi, ottimizzando le fasi di sintesi e produzione degli oggetti e dosando attentamente i viaggi fuori dal centro abitato, necessari per il prosieguo del gioco ma esosi in termini temporali: il gioco è davvero tutto qui, complice anche un sistema di combattimento assolutamente classico, con nemici visibili a schermo, una turnazione abbastanza rigida e l’alternanza di attacchi semplici e skill che si imparano gradualmente salendo di livello.Soddisfare i requisiti minimi di ogni missione e fare strage di mostri sono obiettivi davvero alla portata di tutti, ma i giocatori più esperti troveranno pane per i loro denti nel tentare di creare oggetti di alta qualità, vista la relativa rarità delle materie prime di alto livello e la mancanza di tempo a disposizione per dedicarsi alle fasi di raccolta.Torna anche il New Game Plus, che regalerà decine e decine di ore di svago supplementare a chi vorrà godersi il maggior numero di finali possibili.

Giapponese fino al midolloCome da tradizione per la serie, il character design e il mondo di gioco tradiscono la loro origine giapponese già ad un primo sguardo, mettendo in scena tutti i tratti distintivi dell’arte del Sol Levante, che inevitabilmente divideranno i videogiocatori: pur non sforzandosi affatto di uscire dal seminato, gli artisti al soldo di Gust hanno saputo confezionare un mondo colorato e ridente, che ben si sposa con i toni leggeri dell’avventura e propone un arcobaleno di novità per l’occhio del videogiocatore, abituato ai grigi e ai marroni della generazione di console che sta andando in soffitta.A livello tecnico, invece, la situazione è meno rosea: il peso degli anni si fa sentire, e nonostante il lavoro di cesello e l’arricchimento di molte texture a cui si è proceduto per questa edizione Plus, il risultato finale è ben lontano dagli standard settati dalle ultime produzioni ruolistiche su PS3, da Ni No Kuni al pur non giovanissimo Tales of Xillia.Rispetto all’uscita originaria, comunque, il titolo non sembra quantomeno un relitto dell’era Playstation 2, ma di certo non lo comprerete per le finezze tecnologiche, ecco.Molto bene il sonoro, che ha mantenuto la gran parte dei motivetti originali e ne ha riarrangiati di altri, a comporre un ventaglio di musiche sbarazzine e vivaci, che vi sorprenderete a fischiettare a console spenta.Ultima nota per il doppiaggio: il consiglio è di propendere per quello giapponese con sottotitoli, non solo perché meglio si sposa con l’atmosfera di gioco ma anche in quanto decisamente superiore a quello anglosassone.

– Gameplay leggero e spensierato…

– Profondo sistema alchemico

– Siparietti spassosissimi

– Cross save Ps3/PsVita

– …ma non dei più coinvolgenti

– Niente cross buy

– Aggiunte marginali

7.0

Atelier Rorona Plus si pone come il punto di partenza ideale per quanti non abbiano mai affondato i denti in questa peculiare serie, e che magari siano alla ricerca di un gameplay diverso dal solito JRPG.

Meglio ancora se possessori di PsVita, visto che il gioco sulla console portatile va a completare la trilogia di Arland, finora monca proprio di questo primo capitolo: peccato manchi la funzione cross buy, nonostante l’implementazione di quella cross save.

Nonostante la discreta quantità di nuovi contenuti e il lavoro di ripulitura tecnica, non mi sento però di consigliare questa riedizione a chi fosse già in possesso della versione PS3 del 2010.

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