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Recensione

Amnesia Collection

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 22/11/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Amnesia Collection è soprattutto un’occasione per gli utenti console di entrare in contatto con un grande classico dell’horror. All’interno di questo pacchetto digitale, oltre ad Amnesia: The Dark Descent (2010), sono inclusi la sua espansione Justine (2011) e il seguito indiretto Amnesia: A Machine for Pigs (2013), sviluppato da The Chinese Room. Sebbene si tratti di titoli non più nuovi, i lavori di Frictional Games hanno segnato un punto di rottura importante con la tradizione dei survival horror e hanno di fatto reinterpretato gli aspetti più basilari del genere, indicando una nuova direzione che già dai tempi di Penumbra è seguita dalla maggioranza degli studi di sviluppo moderni che si cimentano con l’orrore. 
Fear of the Dark
Amnesia: The Dark Descent è la concretizzazione della filosofia della piccola compagnia svedese, che puntò tutto su questo progetto sperando che potesse in qualche modo salvarla dal disastro della bancarotta. I risultati furono entusiasmanti sin da subito tanto per la critica, quanto per il pubblico, e continuarono a migliorare nel corso del tempo. Il motivo era semplice: Amnesia riusciva davvero a spaventare e a far immedesimare i giocatori nei panni del protagonista, un uomo senza memoria che si risvegliava nel castello di Brennenburg, tra orrori celati in quell’oscurità da cui era continuamente atterrito, mentre tentava di mantenere intatta la sua sanità mentale. A questi aspetti fondamentali del sistema di gioco, capaci di distinguere in modo inequivocabile l’opera rispetto a ciò che il mercato era in grado di offrire, andava aggiunta l’incapacità del protagonista di potersi difendere e la necessità di interagire con l’ambiente, nascondendosi, creando barricate e favorendo soluzioni di gameplay che sarebbero poi diventate la norma negli horror in prima persona. L’atmosfera pesante, le suggestioni orrorifiche storicamente legate ai manieri ottocenteschi, la storia e il modo in cui il gioco accresceva la tensione hanno fatto di Amnesia: The Dark Descent un titolo in grado di risollevare un genere caduto vittima dei propri cliché, prima che il ciclo si ripetesse e ci conducesse al cul de sac in cui ci troviamo oggi.
In questa collection è stato inserito anche Justine, il DLC di The Dark Descent che vi mette nei panni di una donna – anch’essa priva di memoria – all’interno di una sorta di cella sotterranea, da cui poi dovrà muoversi per superare dei test. Guidata dalla voce di un fonografo, la protagonista dovrà affrontare dei dilemmi e fare delle scelte, venendo a conoscenza di una vicenda torbida di cui il giocatore sarà inizialmente tenuto all’oscuro. Justine è un buon DLC e cambia un po’ le carte intavola rispetto a The Dark Descent, pur rispettandone i canoni classici.
Grishjärta
All’interno dell‘Amnesia Collection è incluso anche A Machine for Pigs, a cui hanno lavorato i ragazzi di The Chinese Room mentre Frictional Games stava già spostando la propria attenzione su quel progetto che conosciamo oggi come SOMA.
A Machine for Pigs, sebbene abbia degli indiscutibili pregi legati all’idea di base, alla storia ben scritta e a un’ambientazione evocativa, è da considerare complessivamente al di sotto di The Dark Descent, che è al contrario uno degli horror più riusciti e spaventosi di sempre. Il problema di A Machine for Pigs era la pesante eredità del predecessore e l’impronta differente di The Chinese Room, basata più sul design tematico, sui simboli e su come questi vengono usati all’interno delle ambientazioni. A Machine for Pigs narra la storia di un benestante industriale che si risveglia nella sua lussuosa abitazione londinese dopo una fallimentare spedizione in Messico. Comincerà a sentire le voci dei suoi due figli, la cui incolumità è messa in pericolo da una misteriosa “macchina”, che costituisce il canovaccio narrativo dell’opera.
Il cuore del gameplay è il medesimo di The Dark Descent, ma alcuni elementi sono diversi, così come diverse sono alcune soluzioni di level design. Si tratta senza dubbio di un buon horror, migliore della gran parte di quelli usciti prima e poco dopo, ma è inutile negare che il primo Amnesia abbia avuto una marcia in più, capace di innalzarlo con prepotenza al di sopra di molti titoli tutto sommato senza mordente e poco ispirati.
Amnesia Collection non offre migliorie degne di nota rispetto alle vecchie edizioni, configurandosi pertanto come un pacchetto completo composto da semplici porting. The Dark Descent e Justine raggiungono i sessanta frame al secondo, mentre a Machine for Pigs deve accontentarsi di una soluzione più modesta, pur rimanendo assai godibile e non inficiando la sua qualità. Di diverso, in sostanza, ci sono solo dei minimi ritocchi ai menù, ma per il resto i tre prodotti sono esattamente quelli che i giocatori PC hanno imparato ad apprezzare nel corso di questi anni. Adesso, anche gli utenti PS4 avranno una valida occasione per avvicinarsi al mondo di terrore pensato da Frictional Games, soprattutto considerando il prezzo budget: poco meno di 30 euro e attorno alla ventina per gli utenti Plus che lo hanno preordinato.

– Tutta la serie in un unico pacchetto, per la prima volta su console

– Prezzo contenuto

– Sono titoli ancora molto validi e terrorizzanti, soprattutto The Dark Descent

– Semplici porting senza sostanziali migliorie

8.0

L’edizione fisica dell’Amnesia Collection non è disponibile, ma Frictional sta attualmente discutendo con degli editori interessati a soddisfare i sogni dei collezionisti. Per quanto riguarda invece la versione Xbox One, gli sviluppatori hanno spiegato che le loro risorse gli permettono di lavorare solo su una console alla volta, e che hanno iniziato su PS4 per via dell’esperienza già acquisita con l’ottimo SOMA. Vi terremo informati su un’eventuale edizione rivolta agli utenti Microsoft.

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