Se c’è un titolo che ha davvero saputo catturare l’attenzione durante la presentazione di THQ Nordic, quello è Fatekeeper.
Nessun teaser vago, nessuna CGI inafferrabile o logo buttato lì per cavalcare l’hype: qui abbiamo un vero trailer di gameplay.
E in un’industria sempre più incline a promettere molto e mostrare pochissimo, questo basta già a rendere Fatekeeper una delle sorprese più interessanti dell’estate videoludica.
A colpire per primo è il colpo d’occhio. Il mondo di gioco, mostrato in prima persona, ha una cura estetica notevole: rovine abbandonate, foreste rigogliose, templi dimenticati e caverne inquietanti.
Niente di rivoluzionario, forse, ma è il modo in cui queste ambientazioni si animano, come respirano attraverso i giochi di luce e le architetture dismesse, a suggerire una worldbuilding solido. Non si ha la sensazione di esplorare luoghi semplicemente "fantasy", ma zone che portano su di sé le cicatrici di un passato raccontato in silenzio, senza cinematiche invadenti.
A livello ludico, Fatekeeper sembra voler fondere l’eredità di Dark Messiah of Might and Magic — che trovate su Amazon — con elementi ruolistici classici: spade, magie, reliquie, scelte morali.
La promessa è quella di un gameplay dinamico, fatto di combattimenti rapidi, incantesimi da dosare con cura e un sistema di progressione che tiene conto delle decisioni del giocatore.
Non siamo di fronte a un soulslike, né a un clone alla Skyrim. Fatekeeper sembra puntare a un equilibrio proprio, più fluido e reattivo, in cui la strategia si costruisce anche sul ritmo del corpo a corpo e sulla sperimentazione con l’equipaggiamento.
Fatekeeper arriverà su Steam in Early Access questo inverno. Una scelta che, se ben gestita, potrebbe rivelarsi vincente. Con un feedback costante, il gioco ha l’opportunità di affinare il suo sistema, di tarare le sue meccaniche e — perché no — di costruirsi attorno una community entusiasta.
Fatekeeper ha avuto il coraggio di oscurare persino un colosso come Darksiders 4, annunciato nello stesso evento. E non perché il brand sia meno importante, ma perché questo nuovo gioco aveva qualcosa da dire, e ha scelto di farlo nel modo più diretto e rispettoso possibile verso il pubblico.
Ora resta da vedere se manterrà le promesse. Ma se il buongiorno si vede dal trailer, Fatekeeper ha già qualcosa che molti titoli più blasonati sembrano aver dimenticato: sostanza. E in un mercato saturo di nostalgie riciclate, è una rarità preziosa.