La community di Battlefield si è nuovamente spaccata dopo le ultime rivelazioni sul sistema di matchmaking che Electronic Arts introdurrà nel prossimo capitolo della saga.
Durante un briefing riservato alla stampa, organizzato in occasione dell’evento di presentazione del multiplayer, i rappresentanti del team di sviluppo hanno confermato che l’abbinamento tra i giocatori terrà conto non solo di parametri tecnici come la latenza e la disponibilità dei server, ma anche del livello di abilità individuale.
Una scelta che ha immediatamente sollevato reazioni contrastanti tra gli appassionati, riaccendendo il dibattito su uno dei temi più discussi dell’intero panorama del gaming competitivo.
Secondo quanto riportato da CharlieIntel, una delle fonti più affidabili per le notizie su Call of Duty e Battlefield, il matchmaking del nuovo titolo non seguirà regole rigide e uniformi. Il sistema varierà infatti in base alla modalità di gioco selezionata e al numero di partecipanti coinvolti, mantenendo come priorità principale la posizione geografica dei giocatori, il ping di connessione e la disponibilità dei server nelle diverse regioni.
Solo in un secondo momento entrerà in gioco il fattore abilità, che dovrebbe garantire partite più equilibrate senza compromettere l’esperienza di gioco complessiva.
Questa flessibilità rappresenta un tentativo di EA di trovare un compromesso tra le esigenze tecniche del multiplayer e le richieste della community. L’approccio modulare dovrebbe teoricamente permettere ai giocatori di godere di connessioni stabili e tempi di attesa ridotti, elementi fondamentali per l’esperienza Battlefield, senza rinunciare completamente ai benefici di un sistema che tenga conto delle competenze individuali.
La reazione dei fan non si è fatta attendere, e molti hanno espresso timori legati alle possibili conseguenze di questa scelta. Il problema principale riguarda la possibilità di giocare con amici di diverso livello di abilità, una delle dinamiche sociali più importanti nel gaming.
Come accade spesso nei giochi online, dove gruppi di amici si ritrovano regolarmente per sessioni di gioco, il rischio è che giocatori meno esperti vengano trascinati in lobby troppo competitive quando si uniscono ad amici più abili.
I commenti sui social media dei fan riflettono questa preoccupazione: molti preferirebbero un sistema completamente libero che privilegi la spontaneità delle partite rispetto all’equilibrio competitivo. Altri invece temono che l’introduzione di qualsiasi forma di skill-based matchmaking possa snaturare l’esperienza Battlefield tradizionale, storicamente caratterizzata da una maggiore casualità negli abbinamenti.
Non tutti i giocatori sono però pessimisti riguardo questa novità. Una parte significativa della community ha fatto riferimento ai sistemi utilizzati in Battlefield 3 e 4, considerati da molti i capitoli più riusciti della serie dal punto di vista del multiplayer.
In quei titoli, il bilanciamento avveniva principalmente lato server, con algoritmi che redistribuivano i giocatori tra le squadre per mantenere partite competitive senza influenzare la fase di matchmaking iniziale.
Questo approccio permetteva di preservare l’essenza caotica e imprevedibile delle battaglie Battlefield, dove veterani e nuovi arrivati potevano trovarsi fianco a fianco in scenari di guerra su larga scala. La speranza è che il nuovo sistema possa replicare quella formula di successo, adattandola alle esigenze tecniche e alle aspettative moderne del pubblico.