Recensione

Not Tonight, una recensione post-Brexit

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

8 agosto 2013: viene pubblicato Papers, Please, una strana avventura in pixel art sviluppata da Lucas Pope, dove il giocatore veste i panni di un ispettore di frontiera con il compito di controllare i documenti di chi si presenta ai cancelli. 23 giugno 2016: con non poca sorpresa, la Gran Bretagna vota a favore dell’uscita dall’Unione Europea, in un referendum che darà vita a quella che viene comunemente chiamata Brexit. 17 agosto 2018: arriva su Steam Not Tonight, perfetto punto d’incontro tra i due eventi precedenti. Creato da PanicBarn, il titolo riprende infatti da molto vicino le meccaniche già viste e apprezzate in Papers, Please, ma catapulta il giocatore in una realtà alternativa dove, a seguito del voto popolare, sotto la Union Jack splende l’astro nascente di un partito nazionalista e di estrema destra, degenerazione del già non troppo rassicurante UKIP. Il setting è sia affascinante che coraggioso, così come la struttura ludica appare ben calzante con lo scenario entro cui si muove l’anonimo protagonista. La formula mi appariva molto convincente ancora prima di avviare il gioco, ma Not Tonight alla prova dei fatti si è dimostrato più valido in teoria che in pratica, vittima di alcune scelte di design decisamente poco ispirate, aggravate dall’ingombrante sagoma della sua principale fonte d’ispirazione. 
Il presente in Inghilterra non è dei più rosei dopo la vittoria elettorale dell’estrema destra e a confermarlo c’è un appartamento decadente e maleodorante del Relocation Block B, dove vive il protagonista del gioco, vittima sacrificale della crescente ondata xenofoba a causa delle sue origini extra-britanniche. In questo presente distopico – ma poi nemmeno troppo lontano, vista la triste piega attuale – l’unico mezzo per sopravvivere è quello di accettare un lavoro affidato dallo stesso sistema, indispensabile per pagare le tasse e restare pulito, pena il ritiro della social card con le conseguenti restrizioni sulla libertà e sulla permanenza sul suolo di sua maestà. Il compito assegnato non è dei più simpatici: buttafuori. I tempi duri non consentono di fare troppo gli schizzinosi, ci sono bollette da pagare, cibo da comprare e magari avanza pure qualche risparmio per abbellire la stanza con qualche poster e coprire gli insulti rivolti a noi Euro. Ogni settimana so che devo farmi trovare in ordine e pulito, perché una guardia di Albion First – questo il nome del partito – busserà alla mia porta e, con atteggiamenti fascistoidi e poco accomodanti, nella sua divisa nera e bandiera inglese sul braccio, controllerà che tutto sia in ordine e che io non abbia a che fare con il fuoco della rivolta anti-UK che cova sotto le ceneri di uno stato semi-totalitario. Odio questa forma di coercizione e tutto mi ricorda che c’è un “noi” e un “voi”, forse pure troppo. 
Il messaggio trasmesso da Not Tonight è chiaro e pure condivisibile – ovviamente su questo giudizio pesa molto la vostra ideologia – ma viene passato in modo fin troppo semplicistico e diretto ed il manifesto di questa banalità è tutto racchiuso dentro quel Fuck UKIP che campeggia sulla fermata del bus. La drammatica situazione traspare anche dalle news ricevute sul cellulare dell’improvvisato buttafuori, notizie che parlano di un’Inghilterra schizofrenica e sull’orlo del precipizio, ma per una consistente porzione di gioco, questi allarmi sembrano più lontane sirene che non concreti pericoli. Ad aggravare una situazione già precaria concorre poi una storia che fatica a decollare, con intere sezioni inserite giusto per allungare il brodo, senza che queste aggiungano nuovi risvolti alla trama. Fortunatamente la costruzione di questa bolla in cui nessuno vorrebbe vivere viene sostenuta dalle molte storie che si intrecciano con la vita del protagonista, vicende di persone comuni la cui esistenza è stata messa a dura prova dalle vicende politiche, in cui ricorre forte l’eco di ciò che veramente sta accadendo oltre la nostra porta: limitazione sui prodotti esteri, stati amici-stati nemici e sfruttamento garantito dalla posizione subalterna di alcuni cittadini rispetto agli abitanti di serie A. 
Papers, Please era un’opera capace di mettere il giocatore costantemente a disagio, con una morale scossa dagli ordini ricevuti dal Ministero dell’Accoglienza di Arstotzka. Not Tonight, semplicemente, non ce la fa, principalmente per il ruolo dato al protagonista. Difficile infatti provare empatia per dei ragazzotti respinti sull’uscio del locale perché in possesso di una carta ID fasulla o perché minorenni, una nullità rispetto a dei disperati che tentano di superare la frontiera di uno stato. A parte il diverso contesto, le meccaniche di gioco ricalcano quasi in scala 1:1 quelle ideate da Lucas Pope, con l’alter-ego virtuale del giocatore posto di volta in volta davanti a dei locali ed eventi differenti, con il compito di respingere i clienti non in regola. Le richieste dei vari gestori saranno sempre più esigenti e detteranno una curva di difficoltà capace nel finale di toccare vette piuttosto elevate: partendo dalla semplice data di nascita, verranno poi aggiunti passaporti falsi, password, liste vip, nazionalità non accettate, volti da controllare e altri parametri da tenere sottocchio. Complessivamente la formula funziona ed è capace di trasmettere la giusta tensione, visto che non lascia spazio a molti errori e la paga a fine lavoro è quanto mai indispensabile per non avere guai con il funzionario di Albion First. Vista la precarietà, il gioco induce in tentazione il giocatore con tentativi di corruzione e altri mezzi non troppo eleganti, lasciando aperte sia la via più pulita sia quella meno lecita, con tutte le conseguenze che ciò comporta. 
La coda è cuore pulsante dell’esperienza e viene sfruttata per creare diversi intrecci ed interazioni con i numerosi personaggi secondari, momenti in cui il titolo riesce maggiormente a brillare. Accanto a questa principale componente di gioco, Not Tonight cerca di inserire anche qualche semplice meccanica di punta e clicca, un sistema di progressione – non perfettamente strutturato a dire il vero – e qualche piccola aggiunta che lo possa differenziare dall’etichettatura di clone e c’è da dire che queste piacevoli sorprese differenziano uno schema che, vista anche la durata del gioco, rischia di diventare alla lunga ripetitivo. Non è però la monotonia il vero nemico, quanto i numerosi piccoli errori presenti proprio nel sistema di controllo delle identità. In un caso non ho potuto portare a termine il lavoro perché sei clienti consecutivi avevano qualche problema con la propria carta d’identità e, visti i tentativi di corruzione e le proteste, le lancette dell’orologio hanno decretato il fallimento senza che potessi farci nulla; in un altro locale i messaggi del gestore coprivano la lista degli invitati, rallentando non poco le operazioni, mentre la grafica in pixel art mal si sposa con il dover riconoscere dei volti sempre troppo simili fra loro. 
Not Tonight non è un gioco privo di difetti, ma se c’è un punto dove il team ha dimostrato tutto il proprio valore, questo è senza ombra di dubbio il comparto audiovisivo, con una pixel art alla sua massima espressione, sfruttata per creare ambienti ricchi e pulsanti nonostante l’evidente decadenza in cui è scivolata l’Inghilterra. Allo stesso modo la colonna sonora è di primissima fattura, perfettamente inserita nei numerosi locali visitati durante le ore di gioco non come un semplice elemento di sottofondo, ma come vero cardine dell’esperienza.

– Ambientazione affascinante…

– Le meccaniche di Papers, Please funzionano…

– Tante interessanti sotto-storie

– Un piacere da vedere e da ascoltare

-… Ma non sfruttata fino in fondo

-… Ma sono derivative e non perfettamente funzionanti

– Allunga fin troppo il brodo

6.5

L’idea alla base di Not Tonight è brillante e bisogna riconoscere il coraggio dimostrato dai ragazzi PanicBarn nel voler ambientare la propria opera in uno scenario “scomodo”, una realtà alternativo che suona come un campanello d’allarme sul nostro presente. Forse riprendere così da vicino le dinamiche già viste in Papers, Please non ti garantisce molta originalità, ma se funzionavano prima, vanno benissimo anche in questa nuova veste. Purtroppo Not Tonight soffre però di alcuni passaggi a vuoto, le tematiche post-Brexit non vengono sfruttate a dovere e si perdono in una storia fin troppo prolissa, mentre fra un locale ed un altro emergono anche alcune magagne tecniche legate al riconoscimento dei possibili clienti.

Voto Recensione di Not Tonight, una recensione post-Brexit - Recensione


6.5