Ghost of Tsushima poteva avere tre ambientazioni diverse

Sucker Punch ha scartato tre idee molto interessanti prima di optare per i samurai

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a cura di Paolo Sirio

Il co-fondatore di Sucker Punch, Brian Fleming, ha rivelato che lo studio aveva preso in considerazione tre ambientazioni diverse per il gioco che sarebbe poi diventato Ghost of Tsushima.

Come spiegato da Fleming in un lungo post su PlayStation Blog, il team di PlayStation Studios ha speso ben sei anni sul progetto.

I lavori su Ghost of Tsushima sono partiti una volta consegnati inFamous Second Son e First Light, quando si è deciso di chiudere con quella serie open world e avviarne un’altra.

«All’inizio, abbiamo concluso che volevamo costruire una grande esperienza open world – e una che avrebbe incluso combattimento melee», ha spiegato Fleming.

L’ultima grande esclusiva PS4 ha ottenuto un riconoscimento notevole con il perfect score della rivista giapponese Famitsu, soltanto il terzo assegnato ad un titolo occidentale, a conferma di una scelta che – pur non avendo un riconoscimento universale: il gioco è stato trattato con sufficienza dall’occidentale EDGE – ha ottenuto prestigiosi attestati di apprezzamento.

«Ma oltre a quello eravamo incerti. Pirati? Rob Roy? I Tre Moschettieri? Tutti questi sono stati presi in considerazione – ma continuavamo a tornare al Giappone feudale e a raccontare la storia di un guerriero samurai», ha però aggiunto il co-founder di Sucker Punch, svelando le alternative che erano state valutate in origine.

Al di là dell’ambientazione piratesca, dunque immaginiamo caraibica, avremmo potuto esplorare Scozia e Inghilterra del 1700, oppure la Francia del 1600, con storie completamente diverse che avrebbero riguardato personaggi ben noti al grande pubblico.

«Poi», ha aggiunto, «un fatidico pomeriggio d’autunno abbiamo trovato una relazione storica dell’invasione mongola di Tsushima nel 1274, e l’intera visione ha fatto click». Da lì in poi, Sucker Punch non ha avuto esitazioni, e la «visione superiore di Ghost of Tsushima è rimasta quasi interamente immutata negli anni di sviluppo».

Uno dei capisaldi del progetto è stata la direzione artistica, che ha portato ad un’esplorazione unica nel suo genere che abbiamo discusso in un nostro approfondimento.

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