Days Gone, il direttore creativo si scaglia contro i «recensori ignoranti»

Sono passati più di tre anni dal lancio di Days Gone, ma il creative director è ancora amareggiato per la sua scarsa accoglienza.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Days Gone, l’esclusiva PlayStation sviluppata da Sony Bend che ha debuttato nel 2019, negli scorsi mesi era stata al centro di molte chiacchiere nella community dei videogiocatori.

Il gioco, che potete acquistare a prezzo ridotto ora su Amazon, è infatti parecchio amato e odiato, a seconda dei propri gusti personali.

Quando era emerso che un sequel non fosse nei progetti di Sony – con il creative director John Garvin che aveva affermato che il gioco fosse stato penalizzato dai fan che non erano stati disposti a comprarlo a scatola chiusa e a prezzo pieno.

Ora, come riportato da The Gamer, Garvin ha attribuito la colpa delle recensioni negative ai cosiddetti «recensori ignoranti», come da lui stesso definiti.

Sono passati più di tre anni dal lancio di Days Gone, e Garvin è ancora amareggiato per la sua scarsa accoglienza, arrivando a biasimare «i recensori bacchettoni che non riuscivano a sopportare un burbero motociclista bianco che guardava il c**o della sua ragazza».

Non si tratta di una novità per Garvin, che l'anno scorso è intervenuto nel podcast di David Jaffe per dire che non vuole accettare il politicamente corretto e «soddisfare i cosiddetti social justice warriors».

Si trattava di un chiaro riferimento alle lamentele per il fatto che The Last of Us Part II fosse troppo "woke", un punto fermo che Garvin ha ripetutamente sostenuto essere la ragione per cui Days Gone ha avuto un riscontro inferiore alla media, e che continua a sostenere ancora oggi.

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Qualcuno ha twittato: «Non capirò mai come questo gioco non abbia ricevuto il plauso universale della critica. È una delle poche volte in cui sono stato completamente spiazzato perché mi aspettavo un'esperienza media in base alle recensioni».

Garvin ha risposto con tre osservazioni, la prima delle quali riguarda i problemi tecnici e il frame rate, mentre le altre due sostengono che i recensori «non si sono presi la briga di giocarci davvero».

Questa è un'accusa piuttosto comune che viene lanciata ogni volta che arrivano recensioni negative: come sottolineato da molti nei commenti, non ci sono prove a sostegno delle affermazioni di Garvin, incluso il fatto che al tempo le recensioni non erano nemmeno così negative. Days Gone ha infatti ottenuto una media di 71 su Metacritic, ovvero un sette su dieci.

Certo, non ha raggiunto gli alti livelli che Sony è solita raggiungere coi suoi giochi, ma non si tratta di fatto neppure di una sonora stroncatura.

L'ultima osservazione riguarda il punto cruciale della mentalità di Garvin quando si tratta di spiegare perché il suo gioco è fallito: voleva creare un gioco che riguardasse uomini che amano le donne, tanto da fissarne il fondoschiena ogni volta che passano.

Le sfumature sessiste sono piuttosto evidenti e hanno suscitato l'ira dei commentatori che hanno chiesto a Garvin di ritirare i suoi commenti e cancellare il tweet. Sicuramente, non la più felice delle uscite.

Insomma, non c’è pace per l’Oregon di Deacon, anche se le recenti informazioni trapelate suggeriscono che chi è rimasto in Sony Bend stia lavorando a tutt’altro piuttosto che a un improbabile Days Gone 2.

Dal canto nostro, nella recensione su SpazioGames.it vi abbiamo spiegato che «nonostante sia fortemente derivativo e abbia qualche défaillance tecnica, Days Gone è un open world accattivante, convincente e denso di attività.»