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Immagine di Exoborne può rilanciare il genere degli extraction shooter?
PROVATO

Exoborne può rilanciare il genere degli extraction shooter?

Abbiamo passato un po' di tempo con Exoborne, nuovo sparatutto tattico post apocalittico: vediamo com'è andata, cosa ci ha convinto e cosa meno.

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Avatar di Marino Puntorieri

a cura di Marino Puntorieri

Editor

Pubblicato il 24/02/2025 alle 12:05
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  • Pro
    • Buona personalizzazione del proprio soldato.
    • Mappa ricca di attività e dal buon level design.
    • Sparatutto che amalgama fasi PvP e PvE con una certa logica…
  • Contro
    • … ma occorrono tanti accorgimenti per il bilanciamento.
    • Le buone premesse sul background narrativo potrebbero non essere abbastanza.

Conclusioni Finali di SpazioGames

Questo primo test di Exoborne ci ha lasciato abbastanza soddisfatti e incuriositi sul proseguimento dei lavori. Il nuovo progetto di Sharkmob AB cerca di amalgamare più meccaniche da sparatutto online per realizzare un extraction shooter imprevedibile e ricco di personalità, ma al momento ci sono ancora tante incognite sul fronte del bilanciamento generale. Il mercato è (ormai) spietato anche con i progetti più meritevoli – ed essere “solo un buon shooter competitivo” potrebbe non bastare. 
Non ci resta che attendere i successivi sviluppi con una genuina curiosità, per vedere come andrà.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Exoborne
Exoborne
  • Sviluppatore: Sharkmob
  • Distributore: Level Infinite
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PS5 , XSX , PC
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: TBA

Nello sconfinato panorama degli sparatutto online i team di sviluppo cercano sempre, con risultati più e meno convincenti, di proporre qualcosa di unico, con l’obiettivo di attirare l’attenzione di un’utenza sempre più distratta e difficile da fidelizzare.

Tra chi punta al puro PvP a squadre o tenta di darsi una sterzata di personalità tra ambientazioni e personaggi unici, senza dimenticare la macro categoria dei battle royale e tutto ciò che ci è finito dentro, si tratta palesemente di un mercato abbastanza saturo.

Nonostante queste premesse tutt’altro che luminose per l’andamento dell’intera categoria negli ultimi anni (e non solo) il team di Sharkmob AB ha deciso di puntare a una nicchia ancora più specifica di giocatori con Exoborne, nuovo progetto in sviluppo che rientra a tutti gli effetti nella categoria degli extraction shooter.

Considerando l’esperienza accumulata con il precedente Vampire: The Masquerade – Bloodhunt, più incline al mondo battle-royale e ovviamente free-to-play, il team qui ha ribadito fin dai primi annunci di voler proporre qualcosa di più classico e strutturato per il genere, ma allo stesso tempo di unico, per cercare di differenziarsi dalla massa.

Ammettiamo di esserci fiondati in questo playtest di Exoborne con una certa curiosità, per iniziare a tracciare i confini dell’esperienza che sta impegnando il team con sede a Malmo. Vediamo cosa abbiamo notato, tra alcuni spunti interessanti e diverse incognite ancora difficili da interpretare.

Guarda su

Guerra per le risorse

La prima cosa che risalta in Exoborne è proprio l'ambientazione, capace di mettere in luce ulteriormente gli sforzi profusi dagli sviluppatori nel dare carattere ai propri progetti con un background narrativo tutt’altro che banale.

In un pianeta Terra di un futuro non tanto distante dai giorni nostri, la scarsità di risorse naturali ha portato al collasso del tessuto sociale, lasciando spazio a mega corporazioni pronte a sfruttare la tecnologia ed eserciti privati per i propri scopi. Come se non bastasse, il clima ha ben deciso di rivoltarsi come naturale conseguenza di quanto detto, con catastrofi naturali che si manifestano con una velocità e costanza martellante su tutto il pianeta, mentre la gente "normale" cerca di sopravvivere con le proprie forze, tra criminalità e scelte sempre più al limite della moralità.

In tutto ciò i giocatori, appena superato il menù iniziale di Exoborne, entrano automaticamente tra le fila dei ribelli denominati “Rinati”, ovvero dei sopravvissuti pronti a imbracciare le armi – oltre a veri e propri esoscheletri da combattimento – per combattere contro le mega corporazioni e far luce su imbrogli e alcuni segreti fanta-politici estremamente top secret.

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La personalizzazione del proprio combattente, seppur classica, mostra un certo potenziale in termini di profondità.

La cornice post-apocalittica realizzata da Sharkmob AB è, almeno nelle intenzioni, abbastanza interessante e si denota fin da subito come si voglia tentare di aggiungere un certo spessore narrativo ad alcuni personaggi, dando al giocatore la possibilità di approfondire eventi e punti di vista tipici di alcune spy-story vissute tra film e serie tv.

Ovviamente è ancora troppo presto per capire quanto questo elemento possa realmente essere di impatto, ma nel prodotto finale sarà sicuramente un aspetto importante da considerare; se non adeguatamente strutturato sarà difficile convincere i giocatori, con il solo gameplay, a rimanere nel tempo sui server di Exoborne.

In tutto ciò, a dirla tutta, la storia delle corporazioni militari e della lotta per risorse sempre più difficili da reperire non è poi un tema così innovativo e brillante – ma, se davvero il team riuscirà a dare una lore più vicina al genere dello spionaggio al tutto, allora si potrebbe arrivare a un certo (positivo) compromesso.

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Muoversi in solitaria non è mai un bene, meglio seguire i compagni di team e sfruttare la verticalità della mappa.

Sparatorie frenetiche o sparatorie tattiche?

Dal punto di vista del gameplay effettivo, Exoborne si propone come un extraction shooter molto più versatile del previsto, dove ogni partita è imprevedibile per la moltitudine di situazioni PvP e PvE che si possono manifestare (anche in sequenza) su schermo.

Si comincia dalla personalizzazione estetica del proprio alter-ego e del rispettivo equipaggiamento, nel primo caso però con opzioni abbastanza scarne ed essenziali, seppur non definitive.

Mentre per armi e accessori – così come per la scelta dell’armatura con esoscheletri che conferiscono abilità e bonus unici sul campo di battaglia – ci siamo sentiti da subito ben più ingolositi. 

Ciò è inoltre supportato da un sistema di crafting che dovrebbe aggiungere un ulteriore tocco di personalizzazione al proprio combattente, incentivando l’utente a disputare più partite con un certo coinvolgimento.

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Sembra esserci una buona varietà delle bocche da fuoco, ma attendiamo di riparlarne a lavori ultimati.

Su Exborne è possibile giocare con altri due amici oppure andare a completare il team con utenti casuali e sopravvivere su una mappa estremamente ricca di aree di interesse e punti strategici.

Bisogna poi tener conto che l’equipaggiamento che si decide di utilizzare in partita viene perso definitivamente se non si riesce a raggiungere uno dei punti di estrazione e si incappa nel game over: situazione che aumenta la tensione con durante i round.

Considerando la totale libertà concessa dalle generose dimensioni della mappa, dove possiamo decidere se raggiungere alcuni obiettivi e missioni utili per ottenere loot ambiti, o se scoprire dettagli sul mondo di gioco, sul piano del level design ci riteniamo abbastanza sorpresi.

Abbiamo aree verdi alternate a zone segnate dal progresso tecnologico, così come intere zone devastate dal brusco cambiamento climatico, dove natura e tecnologia fanno letteralmente a pugni per il predominio – e donano alla formula una certa verticalità da sfruttare durante le sparatorie.

Verticalità incentivata dalla possibilità di utilizzare senza limiti un rampino utile a sfruttare le numerosissime aree sopraelevate.

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Mirando si passa in automatico alla prima persona... e le sparatorie sono molto divertenti.

In tutto ciò, è impossibile non menzionare i numerosissimi NPC ostili come gruppi di banditi armati, contingenti d’élite delle corporazioni e robot corazzati a piede libero che rendono l’esplorazione estremamente pericolosa.

Vista la presenza di altre squadre di giocatori con il medesimo obiettivo, e che richiedere l’estrazione da uno dei punti presenti sulla mappa ci rende visibili a tutti i nemici della zona, il gameplay sembra strizzare l’occhio a più riprese alle temibili Dark Zone della serie The Division. In sostanza, è fondamentale decidere costantemente quando combattere, quando fuggire e quando nascondersi, per non perdere il proprio bottino.

Le fasi tattiche di Exoborne, però, a causa del setting più futuristico dettato dagli esoscheletri e abilità annesse, lasciano presto spazio a un approccio tendenzialmente più frenetico del previsto, dove il buon feeling del gunplay in sé rischia di lasciar prevalere un’esperienza (troppo) caotica.

Per capirci, parliamo di elementi che, nel bene e nel male, ci hanno ricordato le partite multigiocatore dei capitoli più futuristici del brand Call of Duty.

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La mappa di gioco è la piacevole sorpresa di questo primo test: speriamo possa essere ulteriormente arricchita.

Eppure, sul fronte della frenesia e del potenziale divertimento su schermo, abbiamo degli spunti interessanti che rendono le partite appetibili e ideali anche per il giocatore della domenica: la vita si rigenera automaticamente, solo per l’armatura bisogna utilizzare delle piastre apposite e danneggiabili e in qualunque momento – se si salta da un’altura o in presenza di un tornado – è possibile sfruttare il deltaplano tipico di moltissimi battle royale per spostarsi con rapidità.

Si tratta di numerosi elementi che vanno ancora un po’ bilanciati nell’insieme e che vanno approfonditi con un test ben più strutturato, ma già da ora comunque non mancano gli spunti positivi.

Allo stesso modo, non è possibile esprimere già un giudizio sul comparto tecnico di Exoborne.

Il nostro test su PC non ha riscontrato particolari problemi in termini di frame rate, ma in più occasioni abbiamo notato vistosi caricamenti tardivi sulle texture delle ambientazioni. Certo, Unreal Engine 5 riesce, con i bruschi cambiamenti climatici, a mostrare fin da subito una certa dose di muscoli – tra tempeste di fulmini, tornado ed esplosioni incredibili. Per quanto concerne il livello poligonale dei volti o di moltissimi edifici, per citare alcuni esempi, è invece ancora abbastanza altalenante.

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