Recensione

Zero Escape The Nonary Games

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo la raccolta dedicata al brand Danganronpa, recensita qualche settimana fa, un’altra serie di visual novel di grandissima qualità è pronta a sbarcare su PC, PS4 e Vita: parliamo di Zero Escape, opera magna di Kotaro Uchikoshi, brillante game designer nipponico la cui carriera è costellata di titoli dalla trame tutt’altro che banali.
The Nonary Games racchiude i primi due episodi, il primo dei quali, fino ad oggi esclusiva per Nintendo DS, ha dato inizio alla trilogia di Zero Escape: se il recente Zero Time Dilemma vi ha rapito e siete curiosi di addentrarvi ancora di più nel labirinto di tradimenti, misteri e colpi di scena partorito da Uchikoshi, questo è sicuramente il posto migliore da cui iniziare.
Nove piccoli indiani
Come anche nel caso della già citata collection dedicata ai due Danganronpa, non ci soffermeremo in maniera estensiva sulle trame e le meccaniche di gioco dei due prodotti, dei quali trovate recensioni approfondite sulle nostre pagine (rispettivamente qui e qui).
Un’infarinatura per quanti non conoscessero la serie, però, è d’obbligo: entrambi i titoli contenuti in questo pacchetto appartengono al genere delle visual novel, in cui l’elemento narrativo è preponderante ai fini della fruizione e sovrasta (anche se in questo caso non del tutto) quello del puro gameplay.
Coloro i quali, attratti dai (meritatissimi) ottimi voti o dalla qualità degli artwork, stanno valutando l’acquisto credendo di trovarsi di fronte a dei JRPG o a dei puzzle game, farebbero bene a ricredersi e ad analizzare bene l’offerta ludica di 999 e di Virtue’s Last Reward: in un mercato in cui i titoli con forti elementi action abbondano, è bene sottolineare che l’attività principale, in questi due casi, è leggere.
Centinaia di migliaia di righe di testo, circa metà delle quali doppiate in un ottimo inglese, novità assoluta per il primo dei due titoli citati: sebbene le credenziali di accesso possano sembrare proibitive, però, una volta entrati nei mondi partoriti dalla geniale mente di Uchikoshi-san non ne uscirete se non con grande dispiacere e, mossi dalla sete di risposte, è molto probabile che riprendiate il viaggio da uno dei punti focali della trama.
D’altronde, la forza dei due prodotti risiede anche nel grandissimo numero di finali e, quindi, nell’alto tasso di rigiocabilità: ci sono sei differenti conclusioni alle avventure del primo gruppo di sventurati scelti da Zero, quelli rinchiusi in una nave, e addirittura quattro volte tanto per quanto concerne il secondo gruppo, intrappolato in una sorta di magazzino dismesso.
Più essenziale e snello il primo titolo, autoconclusivo e probabilmente limitato anche dalla scarsa potenza della console ospite, che, lo ripetiamo, era il DS, e più elaborato e visionario il secondo, che lascia tuttavia numerose porte aperte sul futuro, con molti dei fili della narrazione ripresi e brillantemente conclusi da Zero Time Dilemma, sfortunatamente non incluso nel pacchetto.
Per alcuni siamo dalle parti di Saw l’Enigmista, per altri ci sono spunti fantascientifici che non possono essere ignorati, ma su una cosa quasi tutti coloro che hanno giocato a questi due prodotti sono concordi: parliamo di due tra le trame più malate, contorte e sorprendenti attualmente sul mercato, le cui uniche incertezze sono riconducibili alla smisurata ambizione degli sceneggiatori e a qualche (piccolo) buco narrativo, comunque non sufficienti a detrarre dall’appassionante esperienza narrativa complessiva.
Puzzle e letture
L’esperienza di gioco, che già non denunciava particolari problemi, esce ulteriormente migliorata dal lavoro del team di sviluppo, soprattutto per quanto concerne 999, che è andato incontro a un’opera di restauro mirata e intelligente, che ne lascia immutati i punti forti, da ricercare soprattutto nella trama e nella brillantezza di alcune delle escape room proposte, smussandone alcuni angoli che potevano risultare un po’ troppo spigolosi.
In precedenza, il giocatore interessato a visualizzare tutti i finali disponibili era costretto a ripetere diverse sezioni di gioco, risolvendo numerose volte gli stessi puzzle e assistendo ai medesimi dialoghi, peraltro senza la possibilità di saltarli: il risultato era che i giocatori meno dedicati si fermavano alla run iniziale, o al massimo a una seconda.
Conscio del problema, il team che fa capo a Kotaro Uchikoshi ha dotato anche l’episodio d’esordio di un flowchart facilmente consultabile dal giocatore, ripreso dal secondo capitolo, in cui sono evidenziati i nodi narrativi focali dai quali si diramano i vari percorsi, permettendo così di riprendere uno dei salvataggi in prossimità di essi.
Giocando capitolo per capitolo, il problema dell’ossessiva ripetizione di intere parti di gioco viene risolto: questa accortezza, coadiuvata dall’introduzione della possibilità di velocizzare lo scorrimento dei testi a schermo (che comunque non possono ancora essere saltati del tutto), snellisce enormemente la struttura di gioco, consentendo a tutti di spulciare ognuno dei differenti finali, alcuni dei quali, stando alle statistiche pubblicate dal sito ufficiale del gioco, non erano stati visualizzati che dal ventisei per cento dei giocatori.
L’abbandono della divisione tra due schermi ha poi portato a un riadattamento dell’interfaccia che, pur meno intuitiva di quella originale, si difende più che bene, quantomeno nella versione PC oggetto di questa recensione.
Insomma, lungi dal riproporre pigramente un titolo che la critica aveva comunque apprezzato, gli sviluppatori hanno lavorato sodo per ottimizzare 999 e renderlo godibile ad una platea assai più vasta di quella che ne beneficiò otto anni fa.
Molto più contenute le modifiche a Virtue’s Last Reward, titolo pubblicato nel 2012 e qui ripreso nella sua edizione per Playstation Vita, la più gradevole a livello visivo tra quelle inizialmente lanciate sul mercato: in questo caso, abbiamo solamente notato un aumento di dettaglio e di risoluzione e tempi di caricamento leggermente inferiori alla versione per la sfortunata portatile Sony.
Il doppiaggio, che era presente in quest’ultimo titolo ed è stato aggiunto ex novo in 999, mantiene livelli qualitativi e recitativi importanti, aumentando il grado di immedesimazione e il coinvolgimento del giocatore.
Bene, ma non benissimo
Come detto, quindi, il lavoro svolto da Spike Chunsoft è di ottima fattura se ci si limita ad analizzare 999, che era il gioco maggiormente bisognoso di ritocchi date l’età e la debolezza della piattaforma di riferimento, ma è “solo” discreto se si pensa al copia e incolla per cui si è optato nel caso di Virtue’s Last Reward, e, soprattutto, per la mancanza non solo del capitolo conclusivo della trilogia, ma anche di extra di qualsiasi tipo.
Certo, il team di sviluppo non aveva obblighi in nessuno dei due casi, ma, considerando i forti legami narrativi che legano il secondo capitolo con Zero Time Dilemma e la bellezza del lavoro di design che c’è dietro a tutti e tre i titoli, aspettarsi una galleria di immagini, una sezione dedicata ai trivia o artwork sbloccabili era lecito, e avrebbe rappresentato un incentivo per quanti abbiano già giocato fino alla morte entrambi i prodotti compresi nel pacchetto.
Invece, proprio come per Danganronpa 1.2 Reload, sul disco di gioco (o nel download del file digitale) non ci sono che i due giochi nudi e crudi: una piccola occasione persa.
Sebbene dietro la mancata inclusione del terzo capitolo potrebbero esserci motivazioni che ignoriamo (da beghe di copyright a vincoli di tipo temporale), la mancanza impedisce a questa raccolta, che contiene comunque due gemme di rara bellezza, di elevarsi dallo status di “acquisto caldamente consigliato” a quello di “acquisto imprescindibile”.
Difficile, invece, lamentarsi dell’assenza della localizzazione italiana: assente in tutti e due i giochi al momento della pubblicazione originaria, avrebbe oggettivamente rappresentato uno sforzo improbo per un team di sviluppo (e un publisher) che, nonostante il talento e la passione, non dispongono dei fondi necessari a una tale copertura.

– Due titoli di pregevole fattura

– 999 tirato a lucido

– Prezzo d’occasione

– Manca Zero Time Dilemma

– Totale assenza di extra e di contenuti inediti

8.0

Zero Escape The Nonary Games rappresenta un prodotto da non mancare per tutti coloro che mettono la narrazione al di sopra di qualsiasi altro elemento: la mente di Kotaro Uchikoshi ha dato vita ad un universo malato, disturbante, tremendamente affascinante, talmente magnetico da favorire la rigiocabilità compulsiva, almeno finché non si sono visualizzati tutti i finali possibili.

Il lavoro svolto su 999, in particolare, è di ottima fattura e migliora notevolmente l’esperienza di gioco, anche se a Virtue’s Last Reward non è stato riservato lo stesso trattamento.

La mancanza del capitolo conclusivo e della lingua italiana potrebbero frenare certe fasce di pubblico, e l’assenza di extra di rilievo dispiacerà ai fan di vecchia data, ma la qualità dei prodotti compresi nella collection è difficilmente opinabile.

Voto Recensione di Zero Escape The Nonary Games - Recensione


8