Recensione

Voltron: Defender of the Universe

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a cura di drleto

Gli appassionati di cartoni animati, soprattutto quelli che hanno passato gli anni ’80 a scandagliare la programmazione delle reti locali, conosceranno Voltron, o perlomeno avranno incrociato più di una volta l’eterna lotta tra cinque eroi a bordo di altrettanti leoni robotici e il nemico di turno. Forse non hanno mai goduto della fama di Goldrake, Mazinga o Jeeg (anche per via di una travagliata gestazione da parte dell’editore americano), ma perlomeno sono riusciti a elevarsi a sogno proibito di molti bambini, soprattutto per merito dello strepitoso giocattolo abbinato, il quale consentiva alle cinque riproduzioni dei leoni di unirsi realmente in un Voltron in scala.

Guerra a LotorFacendo un salto temporale al 2011, la serie torna sui nostri schermi sotto forma di titolo scaricabile, disponibile sui circuiti Xbox Live e PlayStation Network. Come saranno riusciti i ragazzi di THQ a convertire in un videogioco un vecchio anime?Sorprendentemente la risposta è un titolo che mescola alcune sezioni da multi-directional shooter (in stile Gatling Gears e Renegade Ops, tanto per citare i più recenti) con uno sparatutto a scrolling verticale e fasi Quick Time Event.La modalità principale, da giocare indifferentemente da soli o in compagnia di altri quattro esseri umani in locale od online, è suddivisa in 3 capitoli, strutturati alla guisa di un episodio del cartone animato. Ad introdurre ogni livello ci saranno infatti spezzoni dell’anime (nella sua versione statunitense), sfruttati in modo da raccontare in maniera sommaria l’epopea della Voltron Force e della sua guerra contro i temibili Zarkon e Lotor. Ogni giocatore controllerà un leone specifico, caratterizzato da statistiche e attacchi personalizzati, lungo tutto il livello, perlomeno fino a quando non si giungerà al confronto finale con un dei Robeast, dove i cinque eroi si uniranno in un unico robot per affrontare il possente nemico. Durante il classico filmato di presentazione dell’unione dei vari leoni, ai giocatori sarà chiesto di eseguire qualche semplice movimento con la leva analogica sinistra, in modo da guadagnare punti bonus. Terminata la trasformazione il combattimento tra giganti avverrà a turni, con ogni giocatore impegnato nel risolvere nella maniera migliore possibile il piccolo minigioco proposto, pena il fallimento dell’attacco. Per decretare l’efficacia della difesa basterà invece che uno qualsiasi dei partecipanti indovini il tasto corretto da premere prima che il tempo scada. Una volta compreso il meccanismo (cosa tutt’altro che immediata, data la mancanza di istruzioni a schermo e il confuso layout) basterà un po’ di tempismo per sconfiggere il nemico di turno, facendo sì che l’emozione iniziale legata all’impersonare il gigantesco robot scemi presto, per via di meccaniche di gioco troppo lente e banali.

ShootingDurante le fasi shooting il lavoro THQ si comporta decisamente meglio grazie ad un gameplay classico, ma piuttosto divertente e frenetico. I leoni sono infatti dotati sia di un attacco a lunga gittata, sia di uno corpo a corpo; inoltre possono balzare addosso ai nemici, mossa utile contro quelli volanti o i gruppi particolarmente nutriti, o ancora mettere a segno un colpo particolarmente veemente, diverso a seconda dell’elemento principale di ogni leone. L’energia vitale si ricarica automaticamente, mentre le vite sono limitate, determinate dal numero di frammenti di stella raccolti lungo i livelli. I nemici, appartenenti a poche famiglie diverse, sono facilmente riconoscibili e spingono il giocatore a sfruttarne la lentezza e i punti deboli per sopravvivere, data la loro superiorità numerica. In locale la telecamera cercherà di inquadrare tutti i giocatori coinvolti, ma tenderà a perderli qualora si allontanino troppo e lo zoom non sia sufficiente a mostrarli.Le fasi nello spazio sono caratterizzate da uno scrolling fisso e verticale, e imporranno l’abbattimento di nemici e asteroidi prima che facciano fuoco. Al posto del balzo avremo a disposizione una sorta di schivata, fondamentale per disimpegnarci dalla pioggia di proiettili nemica. In questa fase più che nelle altre il ritmo e l’abilità del giocatore saranno messi alla prova, per via di un gran numero di proiettili da evitare e nessun riparo a disposizione, senza contare alcuni artifizi grafici, come gli asteroidi sullo sfondo, i quali tendono a rendere confusa l’azione senza apportare reali benefici estetici.

AdattamentoDal punto di vista tecnico i programmatori THQ hanno svolto un ottimo lavoro, andando a cogliere lo spirito dell’opera originale e proponendo una discreta quantità di materiale originale, il tutto unito a una buona resa in computer grafica, a metà strada tra una texturizzazione classica ed una in cel shading. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei vari leoni, animati in maniera magistrale e molto dettagliati, il lavoro è encomiabile, meno per quanto riguarda i vari nemici, troppo anonimi e poco vari. Discorso analogo per quanto riguarda le ambientazioni, piuttosto ben caratterizzate, ma poco varie. Dal punto di vista del sonoro si fanno apprezzare i temi originali della serie, comunque troppo monotoni.Il punto dolente è sicuramente la longevità: in un paio di ore si completerà la modalità storia e dopo potrete solo rigiocare i livelli, magari in compagnia di alcuni amici.

– Divertente

– Ottime animazioni

– Sarà la gioia di vecchi fan

– Longevità scarsa

– Boss poco coinvolgenti

6.0

Voltron: Defender of the Universe potrebbe rappresentare per alcuni un divertente amarcord.

Controllare i cinque leoni e impersonare il robot gigante riuscirà infatti a strappare qualche sorriso, ma sfortunatamente dopo poche ore avrete già esaurito l’offerta ludica. Prima di procedere all’acquisto occorre dunque chiedersi se questo veloce tuffo nel passato valga i dieci euro necessari per l’acquisto.

Voto Recensione di Voltron: Defender of the Universe - Recensione


6