Recensione

Utawarerumono: Mask of Truth, la recensione

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Il mercato delle visual novel (letteralmente “romanzi visivi”), con diverse tipologie per tutti i gusti, è particolarmente florido in terra giapponese ma che ha sempre faticato ad imporsi in terra straniera a causa di una scarsa attitudine al genere ma, sopratutto, di cultura e gusti diversi. Grazie al boom del mercato videoludico e a migliori mezzi di diffusione per i videogiochi, particolarmente in forma digitale, sono stati fatti diversi tentativi negli ultimi anni per cercare di portare anche da noi questa tipologia di giochi: qualche mese fa è uscito da noi Utawarerumono: Mask of Deception, mentre fra poco toccherà al sequel di questo capitolo, di cui vi parleremo oggi, intitolato Mask of Truth.
Verità nascoste
Utawarerumono: Mask of Truth, oltre ad essere un nome di difficile pronunciazione per noi italiani, è il terzo capitolo della serie, ma solo il secondo ad essere arrivato anche da noi e facente parte della duologia iniziata con Mask of Deception, con la storia che inevitabilmente partirà poco dopo gli eventi del predecessore: essa risulta comunque comprensibile pur senza aver giocato il precedente episodio, grazie ad una sintesi generale che viene fatta all’interno della trama ed alla presenza del glossario, sempre pronto a riassumere gli eventi principali accaduti, ma che comunque consigliamo di recuperare per poterla apprezzare maggiormente. Haku, il protagonista maschile, è costretto ad abbandonare la sua vecchia identità per assumere quella di Oshtor, indossando la sua particolare maschera: mantenere questa identità sarà infatti necessaria per proteggere l’imperatrice ed aiutarla a tornare ad occupare il ruolo che le spetta di diritto, e si tratta di una verità che non potrà rivelare a nessuno. Un’impresa non certo facile, a causa dei complotti che nel frattempo stanno prendendo piede, con la guerra che incombe e che non potrà essere evitata: dovrà essere proprio Oshtor, uomo rispettato da tutti, a condurre questa giusta battaglia. Come il precedente episodio della serie, la trama del gioco è lineare e non offre possibilità di scegliere strade alternative, a parte alcune occasioni in cui potremo semplicemente decidere in che ordine far avvenire determinati eventi, che comunque non influiranno sullo scorrere della storia. Per la maggior parte del tempo ci limiteremo dunque ad ascoltare i dialoghi in lingua originale, leggendo i sottotitoli in lingua inglese (dato il particolare genere di nicchia non deve sorprendere la mancata lingua italiana, ma è un’assenza che potrebbe rappresentare un problema per chi non mastica bene la lingua anglosassone); grazie all’egregio lavoro dei doppiatori ed alla buona qualità stessa della storia, si riesce a seguire discretamente lo sviluppo degli eventi, attirando il nostro interesse in più di un’occasione. Non mancheranno naturalmente i punti morti ed il classico “fan-service”, tipico di questi prodotti, ma non riteniamo che influiscano sulla godibilità stessa della storia.
Strategia a piccole dosi
Anche in questo capitolo sono presenti, sempre in misura molto ridotta, anche delle fasi di gameplay strategico in scacchiera isometrica 3D. Ogni personaggio a disposizione ha 5 possibili elementi corrispondenti: Fuoco, Acqua, Aria, Luce e Oscurità (Oshtor è l’unica eccezione, essendo senza elemento), tutti da tenere in considerazione per poter fare maggiori o meno danni ai nemici presenti nella mappa; i personaggi da schierare nei vari livelli dovranno quindi essere scelti con cautela, perchè determinati alleati a cui potremmo essere particolarmente affezionati potrebbero non rendere altrettanto bene in altri livelli. Per attaccare utilizzeremo le chain actions: una serie di attacchi utilizzabili grazie ad una serie di Quick Time Events e potenziabili salendo di livello; premendo il tasto X al momento giusto (o tenendolo premuto per poi rilasciarlo, a seconda della mossa) potremo infatti infliggere maggiori danni sfruttando i colpi critici, ma si possono infliggere ulteriori danni se premeremo comunque X poco prima che il nostro personaggio colpisca l’avversario, guardando attentamente la sua animazione ed anche senza esserci indicazioni sulle schermo, una tecnica che richiederà pratica e tempismo ma che potrebbe fare la differenza. Vi è anche la possibilità di sfruttare il rewind, per tornare indietro fino a 50 mosse complessive (si contano sia quelle dei nemici che quelle nostre): dato che le lotte, particolarmente nella seconda metà di gioco, tenderanno a protrarsi per le lunghe è buona cosa sfruttare questa possibilità ogni qualvolta compreso di aver commesso un’ingenuità, o anche solo per sfruttare i colpi critici nel miglior modo possibile.  Per quanto le battaglie siano sicuramente divertenti, esse continuano a possedere lo stesso difetto del titolo precedente: il gameplay si tratta di un semplice contorno per la storia narrata, non arrivando a soddisfare pienamente i veterani dei SRPG che, probabilmente, dovrebbero guardare altrove se sono alla ricerca di una vera sfida.
Maschera dai due volti
Abbiamo già parlato della bontà dei dialoghi in lingua originale, ma tutto il reparto sonoro merita comunque un elogio: la colonna sonora risulta azzeccata per ogni occasione, risultando orecchiabile ed in grado di accompagnare egregiamente la trama, sia nei momenti più seri che in quelli più divertenti. Visivamente parlando, gli sfondi, le immagini e l’artwork dei personaggi, nella parte relativa alla trama e quindi 2D, sono ottimamente realizzati con illustrazioni decisamente gradevoli da vedere; diverso invece il trattamento riservato alle fasi gameplay in 3D, con ambientazioni poco memorabili e dei modelli tridimensionali decisamente non all’altezza dei tempi. Particolarmente evidente quindi non solo la natura cross-platform del titolo, che esce sia su Playstation 4 che su PS Vita, ma anche una riaffermazione della stessa volontà di fare della visual novel l’aspetto principale del titolo, con il gameplay che passa solamente in secondo piano; i difetti e pregi restano, dunque, fondamentalmente gli stessi del capitolo precedente. I giocatori che hanno apprezzato Mask of Deception potranno dunque apprezzare senza particolari preoccupazioni anche Mask of Truth, per i detrattori di questa tipologia di giochi invece continuerà ad offrire poca attrattiva, mantenendo quindi il proprio status di nicchia e rimanendo indirizzato solo ad un piccolo gruppo di giocatori.

Trama ben realizzata

Ottime visuali in 2D…

Doppiaggio e colonna sonora all’altezza

Poco gameplay e poco impegnativo

…ma deludenti quelle in 3D

Solo in inglese

6.5

Utawarerumono: Mask of Truth è una visual novel con pochissime fasi di gameplay sotto forma di gioco di ruolo strategico: proprio come il prequel si fa apprezzare particolarmente durante la trama e le visuali 2D, mentre non risultano così convincenti il gameplay, non impegnativo, e le relative visuali in 3D. Se siete appassionati dei romanzi visivi e volete solo godervi la trama vi consigliamo di recuperare questo titolo, possibilmente dopo aver fatto prima Mask of Deception, se invece cercate un gameplay impegnativo e non vi interessa la trama fareste meglio a riporre la vostra attenzione da un’altra parte, perchè difficilmente potrebbe fare al caso vostro.

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6.5