Recensione

Uncharted: L'Abisso d'Oro

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a cura di Slice

Il lancio europeo di Playstation Vita si avvicina molto velocemente. Il 22 febbraio vedremo i negozi invasi dalla nuova portatile Sony, accompagnata da una sequela di titoli di lancio quanto mai invidiabile. Tra tutti, quello che dovrebbe trascinare le vendite della console e farne conoscere tutte le potenzialità sia tecniche che di gioco, dovrebbe essere proprio lo spin off della serie Uncharted. Eccovi dunque la nostra recensione!

La dura vita del cacciatore di tesori…Esaurita la trilogia con il capitolo uscito su Playstation 3 lo scorso novembre, Sony ha deciso di puntare nuovamente sull’esploratore per il lancio del suo nuovo handheld. Con Naughty Dog impegnata sul recentemente annunciato The last of Us, il progetto è stato interamente sviluppato da ragazzi di Bend Studio – autori, per chi ha un po’ di primavere videoludiche alle spalle per ricordarselo, della serie Syphon Filter -.La nuova avventura di Nathan si stacca quasi completamente da quello che abbiamo avuto modo di vedere su PS3, introducendo nuovi personaggi e una trama originale, condividendo unicamente le meccaniche di gioco che hanno reso famoso questo action adventure in terza persona.Nei panni dell’ormai famoso esploratore, ci troveremo all’interno della vastissima giungla del centro America sulle tracce del popolo Quvira e delle famose “Sette Città d’oro”. A commissionare questo lavoro a Nathan, è tale Dante anch’egli avventuriero e ricercatore di tesori archeologici. Come da tradizione della serie, ben presto la trama si intreccerà in maniera molto più consistente con l’introduzione di Marisa Chase, giovane donzella alla ricerca dello scomparso nonno (e che si scoprirà essere anch’egli alla ricerca dell’oro delle sette città) e di un borioso e violento generale a capo di un movimento di ribellione, alla ricerca di fondi “illeciti” per finanziare la sua rivolta armata.L’esperienza di gioco, ci ha restituito un feeling che, nonostante il passaggio sulla console portatile di Sony, sembra essere rimasto assolutamente intatto e convincete, fatto di un’ amalgama ottima tra avventura, mistero, storia e azione. Ovviamente, come era lecito aspettarsi, gli sviluppatori sono dovuti scendere a qualche compromesso in termini di colpi di scena e situazioni in pieno stile Hollywodiano, non tanto per i limiti della console, quanto, immaginiamo, per l’inesperienza che ancora sussiste in termine di conoscenza e sviluppo su un hardware molto giovane.Ci troviamo di fronte quindi ad un titolo che strizza palesemente l’occhio più alla efficace linearità del primo capitolo, che alla spericolata epopea di situazioni al limite del secondo e del terzo, ma questo non mina assolutamente l’ottima fattura dell’esperienza videoludica. Non mancheranno nemmeno i famosi collezionabili, da sempre tratto distintivo della serie, con una evoluzione dei semplici tesori per sfruttare pienamente le nuove funzioni di PS Vita. Avremo, ad esempio, la possibilità di racimolare reperti archeologici che, essendo tali, una volta scovati, dovranno essere minuziosamente puliti per essere riportati alla gloria di un tempo. Il tutto avverrà semplicemente agitando il dito sul touchscreen della console. In altre situazioni, utilizzando la medesima tecnica, dovremo utilizzare la carta carbone per recuperare vitali informazioni, oppure, ricomporre dei fogli antichi risistemando i pezzi ruotandoli e spostandoli utilizzando il touch posteriore, come se stessimo componendo un puzzle. Infine, non manca neppure la possibilità di sfruttare il sensore di movimento della console utile per fotografare elementi sensibili e incrementare così il numero di collezionabili. Insomma, tutto si può dire su questo titolo, tranne il fatto che gli sviluppatori non abbiamo cercato di rendere il più varia e originale possibile la collezione di quelli che in fondo sono pur sempre elementi secondari rispetto all’esperienza di gioco principale.Detto questo, parlando in termini puramente numerici, la storia principale, composta da trentatré capitoli, si completerà in circa 13/14 ore. Longevità che aumenta se si vorranno recuperare tutti i tesori e scovare tutti i segreti – cosa quasi impossibile durante la prima run -.

Un Nathan estremamente tattile!La scelta di un azione molto classica, riconducibile alla prima avventura di Drake e composta da un sapiente mix di azione, platforming e sezioni puzzle, è stata fatta perché si è dimostrata essere la via migliore per esprimere al meglio quello che PS Vita è in grado di offrire. Le fasi di arrampicata libera in cui Nathan eccelle, ad esempio, oltre che con il metodo classico, potranno essere eseguite semplicemente tracciando con il dito sullo schermo il percorso che Nathan deve intraprendere passando da una sporgenza all’altra. Questa scelta risulta non solo molto intuitiva, ma poco invasiva grazie soprattutto alla presenza del metodo di controllo classico che quindi non viene sostituito, ma semplicemente affiancato a quello tattile. Come prevedibile, a beneficiare maggiormente di queste novità in termini di comandi sono le sezioni puzzle la cui soluzione sarà rintracciabile esclusivamente utilizzando le nuovissime feature della portatile Sony. Questa scelta, anche se inizialmente può spiazzare, sulla distanza si è rivelata assolutamente efficace ed immersiva aiutando il giocatore a mettersi in maniera ancor più consistente nei panni di Nathan e dei suoi compagni di viaggio.Anche i famosi e bistrattati Quick Time Events, sembrano ricevere nuova linfa vitale sulla console di casa Sony grazie alla totale implementazione del touch screen. Ogni situazione sia ambientale che di combattimento, vedrà un utilizzo discretamente massiccio di questi comandi, azionabili semplicemente dipingendo sullo schermo delle forme o schiacciando determinati punti particolari. L’unica funzione che ci ha fatto storcere un po’ il naso è stata quella relegata al tilt sensor della console, con il quale potremo zoomare e mirare con il fucile da cecchino durante le frequenti sparatorie di cui è costellato il titolo. In queste situazioni caotiche abbiamo trovato eccessivamente macchinosa tutta l’operazione, facendoci preferire un approccio più classico fatto con gli stick analogici, sicuramente più immediato ed efficace. In generale quindi possiamo affermare che ci troviamo di fronte ad un Uncharted volutamente rivoluzionario in termini di comandi e movimenti. Scelta dal duplice risvolto, a nostro modo di vedere, sia per staccare quasi completamente questa avventura dalla serie principale e fargli intraprendere un percorso praticamente indipendente, che per far prendere confidenza ai giocatori con tutte le nuove possibilità offerte da PS Vita in termini di gameplay e mappatura dei comandi.

Tecnicamente maestostoUno degli aspetti sicuramente più attesi da parte dei fan del titolo è sicuramente quello tecnico. Uncharted: L’Abisso d’oro è infatti il titolo scelto da Sony, neanche troppo velatamente, per dimostrare le potenzialità grafiche della console. Dopo una prova esaustiva, possiamo tranquillamente affermare che l’obiettivo è stato sicuramente centrato.Fin dalle prime battute di gioco la bellezza del comparto visivo del titolo riesce a conquistare gli occhi del giocatore che, seppur con i dovuti compromessi, avrà quasi la sensazione di trovarsi di fronte ad una PS3. Merito sopratutto di una scelta a livello di ambientazioni estremamente efficace a coreografica e una modellazione dei personaggi decisamente dettagliata. La giungla sudamericana è stata perfettamente riprodotta per quel che riguarda la vegetazione fatta di alberi rigogliosi e centenari e conformazioni rocciose imponenti in cui scorrono fiumiciattoli che sfociano in maestose cascate. Il tutto condito da elementi riempitivi e utili per il level design, come le rovine. Anche la varietà dell’ambiente, per quanto abbastanza inferiore rispetto alle controparti casalinghe, riesce ad essere efficace con modifiche sul tema ‘giungla’ che coinvolgono città antiche e sezioni sotterranee. Come accennavamo prima, i personaggi sono discretamente realizzati con una maggiore e ovvia concentrazione da parte degli sviluppatori sul modello di Nathan, dotato di animazioni sia dei movimenti che facciali, che non hanno nulla da inviare alle versioni Playstation 3. Ovviamente, come sottolineato in apertura di paragrafo, ad essere pignoli e rigorosi qualche compromesso è pienamente visibile come sfondi e orizzonti palesemente statici, o la realizzazione dei personaggi secondari un pò troppo sottotono rispetto a quella di Drake, passando per la visualizzazione in bassa definizione della maggior parte degli elementi particellari come, ad esempio, il fuoco e relativi zampilli. Ma sarebbe veramente essere fin troppo severi con un titolo che rimane pur sempre un prodotto da lancio, i quali difetti non inficiano minimamente l’altissima qualità dell’affresco videoludico che gli sviluppatori sono riusciti a creare. Sotto l’aspetto audio, potremo ascoltare le classiche tracce a cui la serie ci ha abituato, orchestrate in maniera perfetta e totalmente attinenti a quello che avviene su schermo. Per quanto riguarda il doppiaggio, il lavoro svolto si attesta su ottimi livelli, con le voci originali in italiano che hanno saputo già emozionarsi nelle precedenti iterazioni casalinghe.

Tiriamo le sommeDopo questa approfondita analisi sul titolo, dare un giudizio complessivo non è comunque semplice. Il motivo è presto detto: essendo un titolo di lancio trovargli dei termini di paragone risulta estremamente difficile. Bisogna quindi affidarci alle sensazioni estremamente positive che questa lunghissima full immersion nell’ultima avventura di Nathan ci ha lasciato. Prima di tutto siamo di fronte ad un hardware che una volta esplorato ed addomesticato dagli sviluppatori sarà sicuramente in grado di offrire titoli con un dettaglio grafico elevatissimo. In secondo luogo, e sicuramente più importante del primo, il titolo diverte e si lascia giocare tranquillamente. Lo spirito della serie madre è stato perfettamente ricreato in versione portatile, arricchendolo in termini di giocabilità, con tutte quelle chicche di cui vi abbiamo parlato minuziosamente all’interno della nostra recensione. Resta il fatto che questo Uncharted: The Golden Abyss è un gioco imprescindibile per chiunque si avvicini a PS Vita. Indipendentemente dal fatto che siate o meno fan del personaggio. Vi assicuriamo che non ve ne pentirete.

– Tecnicamente impressionante

– Comandi tattili ben integrati nel sistema di giocablità.

– Longevo

– Meno spettacolare di quello che ci può aspettare

– Le sezioni in cui si sfrutta il tilt sono meno efficaci delle altre

– Qualche, saltuario, calo di frame rate

8.5

Uncharted: L’Abisso d’oro in versione portatile è sicuramente tra i titoli che maggiormente fanno capire quali siano le reali pontenzialità della console portatile di Sony. A questo, si aggiunge un comparto di gameplay estremamente solido e avvincente che, con i dovuti paragoni e compromessi, riesce a riproporre lo stesso feeling che si prova giocando su Playstation 3. E siamo solo all’inizio ……

Acquisto obbligato per chi comprerà la console al lancio.

Voto Recensione di Uncharted: L'Abisso d'Oro - Recensione


8.5