Anteprima

The Inpatient

Avatar

a cura di Filippo "Xsin" Consalvo

Tra le esclusive PlayStation 4 e PlayStation VR presentate a questo E3 un posto di rilievo spetta a Supermassive Games che tra gli altri titoli ha presentato The Inpatient, avventura in prima persona che rappresenta il prequel di Until Dawn, ambientato 60 anni prima all’interno del Blackwood Pines Sanatorium, una location già nota ai giocatori che hanno seguito l’avventura di Mike, Josh e compagni.

Nonostante il trailer poco chiaro l’idea che i creatori di Until Dawn potessero riportare un’esperienza dagli stessi toni in realtà virtuale ci ha subito incuriositi e le due run della demo qui presente a E3 ci hanno confermato che The Inpatient non ha alcuna intenzione di passare in secondo piano. I possessori di PSVR, attuali e futuri, sono avvisati.
Back in 1952
Secondo gli sviluppatori The Inpatient può essere giocato come titolo a sé stante e non ha bisogno di Until Dawn per essere compreso, ma il Blackwood Sanatorium e il 1952 ci fanno capire che l’esperienza ne potrebbe uscire solo arricchita. 
Ci risvegliamo legati a una sedia, indossando la tuta da paziente, in una stanza buia e spoglia dove solo alcune tendine da ospedale e dei macchinari intervallano la piattezza delle pareti.
Una delle due persone in penombra si mostra a noi avvicinandosi, rivelandosi essere Jefferson Bragg, direttore dell’ospedale. La breve sessione, tra risposte a bivi e flashback incomprensibili, si conclude con una delle scelte “cardine” del gioco, evidenziate dall’animazione dell’effetto farfalla tipica di Until Dawn, e conferma dunque la natura a bivi della storia dove saranno le nostre scelte a determinare il percorso del protagonista.
Nuova scena e ci ritroviamo nella nostra stanza, dove un mini tutorial ci spiega i comandi base e ci fa rivivere un altro flashback del quale non capiamo granché. Quello che diventa evidente però è che Supermassive vuole giocare con noi, facendoci vivere un flashback dove ci viene chiesto che data riportava il calendario accanto a noi, 14 gennaio 1952, per poi farcene trovare un altro in stanza che segna il 5 febbraio dello stesso anno. Ma quello che non coincide è tutto il resto: tra i flashback, dove le porte, le pareti e il mobilio sono praticamente nuovi, e la realtà attuale, dove invece sono evidenti i segni del tempo, sono passate più di tre settimane. Senza contare che nella prima “memoria” il protagonista indossa un camice da dottore ed è nascosto in uno sgabuzzino, finché non viene scoperto da un membro del personale, quindi la confusione è tanta e ci risulta difficile ricostruire esattamente quale potrebbe essere il vero setting di The Inpatient, soprattutto tenendo conto degli indizi lasciati in Until Dawn.
Non un aspetto negativo, questo, visto che ci permetterà di goderci la trama del gioco appieno man mano che viene svelata tra scelte da prendere, flashback enigmatici e visioni terrorizzanti e disturbanti di cui è vittima il protagonista. Ma in VR lo siamo anche noi.
Un dettaglio spaventoso
The Inpatient conferma e migliora la qualità visiva di Until Dawn soprattutto nelle animazioni facciali e lo sa bene: i faccia a faccia a stretta distanza tra Bragg e il protagonista sono palesemente votati a meravigliare il giocatore con un fotorealismo che in VR rende ancora di più, mentre lo stile e la regia delle visioni sono magistrali. Non è mancato l’uso dei jump scares che però non è stato banale ma terrorizzante e sviluppato all’interno di una scena angosciante e inquietante come poche ne abbiamo viste nella realtà virtuale firmata PlayStation. Infine ci chiediamo se la scelta iniziale legata al sesso del protagonista possa avere ripercussioni sull’andamento della storia, domanda alla quale abbiamo ricevuto un ovvio no comment.
Il lavoro dei ragazzi di Supermassive è profondo, dettagliato e studiato, in grado di sfruttare l’esperienza maturata con Until Dawn e spingerla ad un altro livello grazie al VR e alla totale immersione che genera.
Quanto abbiamo visto si tratta ovviamente di pochi minuti ed entrambe le nostre run si sono concluse nella stessa maniera ma non ci aspettavamo di più da una demo E3; speriamo però che The Inpatient possa continuare su questa strada e che la struttura a bivi possa dare una spinta in più ad un’esperienza VR che sembra molto promettente sotto tutti i punti di vista.

– graficamente eccellente

– stile e regia ottimi

– uso del VR ben studiato

The Inpatient debutta ad E3 2017 e si candida già per occupare un posto d’onore nel parco titoli VR di PlayStation, con un thriller a bivi ad altissima rigiocabilità che funge da prequel ad Until Dawn, immerso in un’atmosfera angosciante e disturbata in grado di coinvolgere e spaventare, confondere e insospettire, sfidare e sorprendere.

Graficamente tra i migliori su PlayStation, sono soprattutto le scelte registiche a supportare quanto appena scritto, mentre ci auguriamo che la narrazione si riveli tanto interessante quanto promettente da questi primi minuti di gioco, godibile sia per chi ha giocato ad Until Dawn che ai novizi attirati da uno degli usi del PSVR migliori visti finora.