Recensione

The Hungry Horde

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Novembre è stato un mese particolarmente ricco per gli abbonati PlayStation Plus in possesso di PlayStation Vita, visto e considerato che quasi tutti i titoli proposti nella Collection includevano il cross-buy con la loro controparte handheld. La sola release prevista esclusivamente sulla console portatile era quella di The Hungry Horde, titolo che vi pone per le mani un’orda zombie, chiedendovi di accrescerla sempre più e di seminare il terrore nella città. Ma è davvero divertente essere dei crudeli non-morti?

(Not) staying alive
Risolviamo subito il quesito: sì, essere dei bastardissimi zombie che tentano di far estinguere l’umanità è divertente. Ma, nell’opera di Nosebleed Entertainment, vi chiede di scendere ad alcuni compromessi.
Dopo aver atteso i tempi di caricamento decisamente eccessivi che sono necessari per lanciare il gioco, potete dare il via alla vostra invasione: prenderete il controllo di due non-morti che hanno appena lasciato la loro tomba, preparandovi così a varcare i cancelli della città. Una volta che lo farete, vi imbatterete in una successione di ambientazioni che modificano il loro ordine in base alla giornata (che rimane identico fino a quella successiva), che vanno dai quartieri residenziali a quelli industriali, passando per il porto e arrivando per lo stadio. Qui, dovrete dare la caccia a qualsiasi umano vi si faccia davanti, utilizzando lo stick sinistro per raggiungerlo: una volta fatto, quest’ultimo sarà infettato e si unirà alla vostra orda. Inutile dire che il terrore che andate disseminando non piace proprio alle autorità, che vi sguinzaglieranno contro polizia, FBI ed esercito nel tentativo di bloccarvi. Le forze dell’ordine possono eliminare la vostra orda, sparandole contro, ma avete ancora dei mezzi per difendervi: nel corso dell’ambientazione, infatti, sono sparsi dei cervelli colorati, che se raccolti vi consentono di caricare dei potenziamenti. Potete così utilizzare lo scudo per evitare i proiettili, o lo scatto per divorare gli avversari prima che possano fare qualsiasi mossa, guadagnando quindi del tempo.
Il tempo: proprio questo è l’elemento cardine dell’interazione con il gioco, ed anche un suo piccolo autogol: la vostra invasione, infatti, è cronometrata, poiché dopo un tempo predeterminato sarete spazzati via da un bombardamento nucleare. Per ritardarlo il più possibile, dovete contaminare più umani che potete, e giungerepresso nuove ambientazioni, ottenendo così dei bonus (magari, arrivando dalle strade ai quartieri residenziali, per fare un esempio), spingendovi il più avanti possibile e magari affrontando qualche carro armato nel tentativo di non perire. Tuttavia, il fatto che l’intero sistema di gioco abbia senso in funzione del limite di tempo risulta in qualche modo anche penalizzante, dal momento che le mappe create dai developer sono ricche di obiettivi da completare.
Non ho il tempo di far tutto
Per prolungare l’esperienza di gioco, come accennavamo, gli sviluppatori hanno inserito un numero sterminato di piccoli obiettivi ai quali prestare attenzione per avere dei bonus, che vi sfidano a fare delle cose mentre ingrandite l’orda in attesa dell’atomica: dovete ad esempio spaccare più macchine che potete (tappandoci sopra sul touchscreen), o calpestare le aiuole, o scacciare i gabbiani. Purtroppo, però, con l’incombenza così stringente del limite di tempo vi ritroverete ad aver completato praticamente per caso la maggior parte delle sfide, mentre eravate semplicemente intenti a correre senza nemmeno guardarvi troppo attorno per arrivare al checkpoint, o a una nuova schiera umana da unire a quella zombie.
Se, quindi, l’inserimento degli obiettivi prolunga l’esperienza di gioco – altrimenti fondata in maniera neanche troppo sottile sulla reiterazione volta a migliorarsi – all’altra faccia della medaglia è anche vero che provare a perseguirli comporta che saltiate in aria molto prima del previsto, dovendo ricominciare daccapo. Un compromesso migliore tra limite di tempo e sfide da completare, insomma, avrebbe sicuramente giovato all’esperienza di gioco complessiva.
Mentre siete intenti a dare la caccia agli umani o a completare piccolissimi puzzle ambientali per aprirvi la strada – come premere degli interruttori per spalancare dei cancelli – le vostre performance possono anche consentirvi di divertirvi con un altro extra introdotto nel gioco: l’album delle figurine. Ottenere punteggi alti o completare gli obiettivi vi consente infatti di ottenere delle bustine di sticker virtuali, che vanno ad appiccicarsi su un album altrettanto virtuale. Oltre che d’intrattenimento, quest’ultimo ha anche la funzione di sbloccare i bonus del gioco, come la modalità per la creazione del personaggio, la galleria dei modelli e diversi minigiochi. Anche in questo caso, l’idea alla base è estremamente intelligente, seppure anche in questo caso spesso otterrete delle bustine senza sapere di preciso perché (e non riuscirete ad averle quando ci proverete di proposito) a causa della struttura a tempo un po’ penalizzante sulla quale si erige il gioco.
Giocare a fare gli zombie
Come avete già letto poche righe sopra, in The Hungry Horde è possibile accedere a dei mini-giochi, a tratti demenziali e rigorosamente a tema zombie: si va da Zombat, dove dovete abbattere i non morti vestendo i panni di un soldato che omaggia Big Boss di Metal Gear Solid 3, passando per Infection – dove dovete muovervi nel corpo della vittima per infettare i suoi globuli – o per il folle Conga Zombie, ossia Snake in discoteca, ma la cui coda è un trenino di non-morti. Questi sottogiochi sono accessibili durante la vostra invasione per le strade della città, una volta raggiunti ed aperti dei pacchi regalo sparsi per la mappa, e se affrontati con il giusto piglio vi garantiscono punti e tempo extra. Se li trovate particolarmente divertenti, potete inoltre puntare ad ottenere la loro figurina (affidandovi ad una sana dose di fattore c), in maniera tale da sbloccarli nel menù principale del gioco ed accedervi a vostra discrezione.
Nel complesso, si tratta di mini-giochi capaci d’intrattenere e ben pensati, che vanno a costituire lo zoccolo duro del divertimento dato dall’esperienza di The Hungry Horde. Sebbene, infatti, l’idea del gioco sia interessante e leggera quanto basta a strapparvi un sorriso, essa si scontra con una realizzazione tecnica non sempre all’altezza, e viene azzoppata in particolar modo da dei controlli particolarmente legnosi: la vostra orda non mancherà di incastrarsi di qua e di là, costringendovi ogni tanto a tornare indietro a recuperare qualche elemento – cosa non ideale, in un gioco a tempo – e l’idea di utilizzare i due stick analogici per dividere la vostra schiera e darvi al doppio attacco è bella solo sulla carta. In questo caso, infatti, vi renderete subito conto che un controllo efficace di entrambi gli schieramenti è praticamente impossibile, e che la mossa che doveva rivelarsi vincente in realtà vi sta solo facendo perdere del tempo prezioso. A ciò, va sommato che il frame rate non collima con il fatto che dovete creare una schiera di zombie – e quindi di personaggi in movimento – sempre più grande, dal momento che subisce violenti rallentamenti quando le immagini a schermo si fanno particolarmente popolose. Il difetto sembra migliorato con la release dell’ultimo update, ma è purtroppo ancora presente. Dal punto di vista grafico, apprezziamo lo stile artistico scelto dai developer, dove i personaggi ricordano quelli di Minecraft – anche se sappiamo che Vita può brillare decisamente di più.

– Idea divertente ed immediata

– Minigiochi demenziali

– Interessante la collezione di sticker

– La vera sfida è data dai controlli legnosi

– A volte il limite di tempo è un autogol

– Frame rate non soddisfacente

– Tempi di caricamento titanici

6.5

Non si eccelle con le sole buone idee, e The Hungry Horde ne è la prova: il gioco risulta divertente e il concept alla sua base trova il giusto equilibrio tra il demenziale e lo stimolante. Tuttavia, il gameplay è fondato sull’iterazione, e la longevità vuole essere favorita da obiettivi extra che però sono penalizzati da quello stesso limite di tempo imposto dagli sviluppatori alle sessioni di gioco. Probabilmente, rimuovere l’attacco nucleare e fare in modo che il “game over” arrivasse dopo la morte di tutti gli zombie per mano dell’esercito sarebbe stato più brillante.

In ogni caso, l’esperienza di gioco nel complesso è divertente – e lo sarà fino a quando il vostro gusto non vi dirà che cominciate ad annoiarvi, in maniera molto soggettiva – seppur minata da difetti tecnici che è difficile trascurare, come il controllo della doppia orda e il frame rate penalizzante. Ci sentiamo quindi di consigliare The Hungry Horde a tutti gli abbonati Plus, che potranno disinstallarlo senza aver speso un centesimo quando si saranno stancati, e a tutti coloro che amano le esperienze arcade in time attack che vi chiedono di migliorarvi nel fare sempre la stessa cosa negli stessi posti, anche se in diverso ordine.

Voto Recensione di The Hungry Horde - Recensione


6.5