Recensione

Strike Suit Zero: Director's Cut

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a cura di Specialized

Si sa che i bei tempi di Wing Commander e di X-Wing sono ormai tramontati e oggi, per chi vuole tuffarsi nello spazio profondo a bordo di un’astronave, esistono quasi solo titoli strategici e gestionali non proprio immediati o adatti al pubblico di massa. Nonostante ciò il team di Born Ready Games è riuscito tramite Kickstarter a finanziare uno shooter spaziale proprio come i bei vecchi tempi di inizi anni ’90, pubblicando Strike Suite Zero a fine gennaio 2013 su Steam e ottenendo un discreto successo se pensiamo al mercato piuttosto ristretto a cui il gioco si rivolgeva. Oggi, dopo oltre un anno, tocca a questa Director’s Cut che abbiamo provato su PlayStation 4 ma che è approdata anche sullo store di Xbox One e naturalmente su Steam. 
Spazio profondo
Se la campagna principale è rimasta la stessa dello scorso anno (ne parleremo più avanti), la curiosità maggiore era nascosta nei nuovi contenuti esclusivi per questo “aggiornamento”. Si tratta di cinque nuove missioni che permettono di rivivere altrettante storiche battaglie della Guerra Coloniale che fa da sfondo al gioco principale, ovvero un conflitto scatenato tra gli abitanti della Terra e quelli delle colonie spaziali nel XXIII secolo . Le nuove missioni non aggiungono particolari novità a livello di gameplay o di situazioni di gioco, ma permettono di addentrarsi meglio nella trama rispetto a quanto visto nella Campagna principale e, visto che il multiplayer è del tutto assente, si tratta di un’aggiunta interessante e gradita per chi vuole allungare una longevità altrimenti non eccezionale. Strike Suit Zero: Director’s Cut si porta comunque dietro gli stessi pregi e gli stessi difetti già visti lo scorso anno. Da un lato l’esperienza di dogfight è di quelle spettacolari e avvincenti, sia grazie a battaglie spaziali altamente coreografiche (spesso sembra di essere finiti in Battlestar Galactica), sia per un modello fisico della nostra astronave piuttosto credibile e ricco di varianti anche se un po’ “leggerino” e giocattoloso.
Un mech a gravità zero
Se però l’impostazione generale del gioco può apparire molto arcade nelle prime missioni, non ci vuole molto per accorgersi di un livello di difficoltà tutt’altro che basso. Sfuggire ai missili in certe battaglie con decine di navi avversarie e al tempo stesso cercare di lockare qualche fighter nemico può quasi trasformarsi in un incubo, soprattutto quando si passa a queste situazioni all’interno di una stessa missione senza soluzione di continuità. Gli innalzamenti della difficoltà sono infatti rapidi e improvvisi e, contando anche i save point distribuiti poco generosamente, bisogna armarsi di pazienza e riuscire a sfruttare al meglio i numerosi potenziamenti della nostra nave. Per fortuna (e questo è uno dei punti forti del gioco), riempiendo un apposito indicatore di flusso possiamo trasformarci in una sorta di mech spaziale, che in questa nuova versione prevede tre diverse “suit” spaziali al posto di una. In queste vesti il gioco ci mette al comando di un’unità ancora più potente e devastante che però ha una certa durata e, per riguadagnare ancora il flusso necessario, bisogna tornare alla forma di astronave per poi trasformarsi ancora nel mech.
Grafica con luci e ombre
L’esperienza con Strike Suit Zero: Director’s Cut su PlayStation 4 è insomma positiva per gli amanti del genere. Esistono perk e potenziamenti per le nostre navi, le missioni sono un po’ le solite ma risultano quasi sempre avvincenti e ben sorrette dal solito contorno di comunicazioni sonore e visive con la base. Anche sul versante tecnico, a parte un frame-rate ballerino e cut-scene di modesta qualità dove risultano evidenti le ristrettezze del budget, il gioco si difende abbastanza bene. Gli effetti di luce e dei missili, i dettagli delle astronavi, le esplosioni e la solita orgia di colori sognanti-spaziali non passano inosservati, senza dimenticare la bella colonna sonora e il passabile lavoro di doppiaggio in inglese (ma attenti ai sottotitoli italiani, sono davvero microscopici). Per 20 euro gli appassionati degli shooter spaziali di un tempo possono ritenersi soddisfatti vista anche la penuria di titoli simili su console, mentre se avete già giocato a Strike Suit Zero su PC la spesa per questa Director’s Cut, benché non esagerata, non è del tutto giustificata. 

– Controlli e fisica dell’astronave efficaci

– Le nuove missioni funzionano

– Uno dei pochi titoli del genere disponibili su console

– Trasformazione in mech divertente

– Tecnicamente discreto

– Picchi di difficoltà mal calibrati

– Multiplayer assente

– Motore fisico un po’ “giocattoloso”

– Longevità non enorme

7.5

Strike Suit Zero: Director’s Cut è uno shooter spaziale di buon livello e piacerà soprattutto a chi una ventina di anni fa si dilettava con Wing Commander, X-Wing e relativi emuli. non raggiunge certamente quei livelli, a causa di un bilanciamento della difficoltà ancora da sistemare e di situazioni spesso confuse, ma se non altro vanta un gameplay solido, controlli efficaci e una bella idea di fondo (il mech spaziale). Le nuove missioni inoltre sono interessanti e il comparto grafico, nonostante qualche caduta di tono, non è affatto male.

Voto Recensione di Strike Suit Zero: Director's Cut - Recensione


7.5