Recensione

Starhawk

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a cura di Pregianza

Nell’era della connettività il multiplayer è diventato una componente fondamentale di gran parte dei videogame, al punto da venir spesso infilato anche in titoli che con il gioco in rete hanno poco o nulla a che fare. In alcuni casi l’inserimento dell’online è stata una scelta vincente che ha trasformato intere serie e conquistato milioni di giocatori appassionati, in altri si è trattato di un mezzo passo falso, privo di senso e dallo scarso appeal. Situazione discretamente confusa per gli sviluppatori dunque, e in continua evoluzione, nella quale alcuni team hanno trovato una sorta di vocazione chiarendo immediatamente la loro volontà di creare titoli di massa, competitivi e improntati sul gioco a squadre. Tra i primi a buttarsi a capofitto in questo mondo sulle attuali console sono stati i ragazzi di Incognito Entertainment con Warhawk, titolo puramente multiplayer per Ps3 uscito nel 2007, che fu ricevuto bene dalla critica e ottenne un discreto successo di pubblico. Ora buona parte degli Incognito sono confluiti nei Lightbox Interactive  e hanno deciso di riprovarci con Starhawk, nuova esclusiva Sony ancor più curata e massiva del predecessore, ma con un’ambientazione futuristica totalmente diversa e una allegra campagna in singolo annessa. Oggi vedremo se le battaglie dell’ultima esclusiva Playstation sono in grado di incollare i giocatori allo schermo, o se è il caso di sperare in una disconnessione precoce.

Il buono, il brutto, e il mezzo cattivoStarhawk colpisce subito per la sua ambientazione. L’universo di gioco è una azzeccata fusione tra vecchio West e fantascienza, nel quale gli umani campano sfruttando una poderosa risorsa chiamata Rift Energy.  Le fenditure usate per raccogliere questa energia sono in grado di infettare gli esseri umani e di trasformarli in mutanti estremamente aggressivi chiamati “Bestie”, che rappresentano un grave pericolo nella galassia del titolo Lightbox. Voi prenderete il controllo di Emmet Graves, l’unico uomo che è riuscito a mantenere una mente lucida dopo essere stato infettato da un Rift. Il vecchio Emmet ha ottenuto abilità sovrumane dal contatto con la misteriosa energia azzurra, e ha deciso di utilizzare le sue capacità per fare qualche soldo, vendendo i suoi servigi come mercenario al miglior offerente. Si dà il caso però che le simpatiche Bestie abbiano iniziato a organizzarsi in un vero e proprio esercito, guidato da una persona più vicina al nostro eroe di quanto vorrebbe. Si prospettano tempi duri per il protagonista. Come potete ben intuire dal riassunto di qui sopra, la trama di Starhawk è secca e basilare come quella di uno spaghetti western classico, cosa non necessariamente negativa se ci sono personaggi di un certo carisma a supportarla. Peccato che Emmet e i pochi comprimari che lo circondano abbiano personalità pari a zero, e che risulti estremamente arduo interessarsi alle loro vicende. Un’occasione sprecata viste le potenzialità del setting.

Mech e revolverate Forse l’opera di Lightbox non verrà ricordata negli annali come un capolavoro di narrativa, ma non bisogna dimenticare che si tratta di un titolo principalmente multiplayer, la cui campagna in singolo ha una sola utilità: insegnare ai giocatori le meccaniche del gioco. Per farlo Emmet dovrà affrontare all’incirca cinque ore di missioni alquanto ripetitive, che lo vedranno principalmente impegnato a proteggere strutture varie da ondate di nemici. Non molto come durata per una campagna, ma un’eternità se si pensa alla sua natura di lungo tutorial. Il gameplay di Starhawk è infatti piuttosto complesso, e presenta idee e ibridazioni estremamente interessanti.I controlli del proprio alter ego sono quelli basilari ritrovabili in quasi ogni sparatutto in terza persona: è possibile scattare, mirare più accuratamente, saltare, lanciare granate ed effettuare un attacco dalla corta distanza. Niente cover system automatico, sostituito dalla capacità di abbassarsi manualmente dietro alle protezioni. Questo sistema di controllo classico si fonde però con degli elementi strategici legati alla possibilità di costruire varie strutture usando l’energia dei Rift. In qualunque momento potrete far comparire un comodo menu radiale delle costruzioni, e rimodellare il campo di battaglia con bunker, torrette, barriere e officine che vi permetteranno di utilizzare vari tipi di veicoli. I mezzi utilizzabili aggiungono moltissimo al gameplay del gioco, grazie a schemi di controllo specifici, molto accessibili e ben calcolati. Si va da rapide hover motociclette a pesanti tank, ma a spiccare tra le possibilità sono senza ombra di dubbio gli Hawk, caccia trasformabili in possenti mech, estremamente flessibili e divertenti da usare. Nella campagna Emmet è l’unico personaggio a poter richiamare le strutture, e la cosa gli dona un notevole vantaggio sulle numerose bestie che ostacolano il suo cammino, ma online è tutta un’altra storia. In rete ogni giocatore può darsi al fai da te, e strutturare basi personalizzate con l’energia guadagnata dalle uccisioni o dai raccoglitori costruiti sulle fenditure. Questo dona alle battaglie multigiocatore una profondità tattica notevole, che obbliga le squadre a organizzarsi accuratamente e a gestire al meglio le proprie energie per trionfare. Vedere grossi team di giocatori (certe mappe ospitano fino a 32 persone) costruire freneticamente difese e organizzarsi per distruggere le basi avversarie è uno spettacolo esaltante quando funziona, peccato che non sempre tutto fili liscio come l’olio, a seguito di alcune scelte di bilanciamento non proprio furbissime dei Lightbox. Difatti, se uno scontro tra due squadre organizzate riesce spesso ad essere epico, trovarsi in un team privo di coordinazione può trasformare rapidamente le partite in una vera schifezza. Avversari in netto vantaggio possono ottenere veicoli pesanti con fin troppa facilità, e non è difficile vedere giocatori assediati nella zona di respawn da tank e robottoni contro i quali è possibile fare poco o nulla in assenza di risorse. La potenza di certi mezzi porta anche facilmente a preferirli ad altre scelte, cosa che spinge molti giocatori esperti a scordarsi del tutto di barriere, torrette, jetpack e altre cosuccie di contorno, in favore di una brutale offensiva senza esclusione di colpi. Questa situazione limita le opzioni strategiche e rovina in parte un gameplay dal grande potenziale, che si spera verrà risistemato con qualche patch futura. Le modalità disponibili in Starhawk sono tutte già viste. Cattura la bandiera, Deathmatch, Dominazione, la solita roba, ma resa più attuale dalle meccaniche di costruzione del titolo e dall’uso dei veicoli. Non manca nemmeno la cooperativa, anch’essa non particolarmente innovativa con il suo inarrestabile flusso di nemici a difficoltà crescente. Le opzioni extra, invece, sono di tutto rispetto: potrete unirvi a dei clan nei quali sarà possibile organizzare calendari e formare rapidamente squadre con cui lanciarsi nella mischia, o perdere qualche minuto a personalizzare il vostro soldato e i mezzi utilizzabili (le opzioni si sbloccano con i punti esperienza guadagnati durante le sessioni). Presente persino la chance di creare partite personalizzate, con loadout di armi limitati e tempo limite variabile. Il matchmaking durante le partite veloci ci è parso un po’ randomico, ma immaginiamo che migliorerà nel tempo.

Un futuro sabbiosoGraficamente Starhawk rende ma non sorprende. L’ambientazione a metà tra Space Truckers e C’Era Una Volta Il West ha sicuramente un grande fascino, spesso sfruttato a dovere dagli sviluppatori nella progettazione delle mappe. Il livello di dettaglio tuttavia lascia spesso un po’ a desiderare, specialmente per quanto riguarda le texture. No problemo, il livello generale è più che soddisfacente, e tutto gira con pochissimi sbalzi. Anche online il titolo non sembra soffrire di gravi problemi di lag, caratteristica molto positiva vista la sua natura. Buono il sonoro, con doppiaggi discreti che purtroppo non bastano a dar vita a personaggi mediocri, e musiche azzeccate. La longevità, come detto prima, non supera le cinque ore in singleplayer, ma il titolo è potenzialmente infinito online, inoltre i Lightbox hanno assicurato che tutte le mappe DLC future saranno gratuite, per evitare che a parte della loro community sia precluso l’accesso ai nuovi contenuti. Ottima mossa.

– Multiplayer divertente e ricco di potenziale

– Gameplay tattico con meccaniche piuttosto solide

– Non male tecnicamente

– Campagna singleplayer mediocre

– Alcuni sbilanciamenti possono rovinare le partite online

– Poche modalità

7.5

Starhawk è un ottimo titolo multiplayer, con una campagna in singolo attaccata a forza e alcuni problemi di bilanciamento che gli impediscono di raggiungere l’eccellenza. Rimane un’esperienza molto divertente e soddisfacente online quando funziona, ancora in grado di crescere in futuro se ritoccata a dovere dagli sviluppatori di Lightbox. Se le battaglie su larga scala sono il vostro pane quotidiano dategli una possibilità, potrebbe stupirvi.

Voto Recensione di Starhawk - Recensione


7.5