Recensione

Starcraft Remastered: la recensione di un classico mai tramontato

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Oramai è chiaro: la seconda decade del nuovo millennio è la versione patinata e upscalata degli anni ‘90, in tutti settori. Dalla musica al cinema, passando ovviamente per la televisione, i media sono invasi da zombie che tornano in vita, da riedizioni di film di cui non se ne sentiva francamente il bisogno o da protagonisti del lato più trash del piccolo schermo riportati in auge da qualcosa che era nato come uno scherzo. La riabilitazione di Sarabanda e di Enrico Papi è una di quelle cose che dovremo spiegare e giustificare ai nostri nipoti. Il trend non risparmia nemmeno i videogiochi, ma se la riproposizione del già visto nelle altre forme di intrattenimento assume toni spesso drammaticamente comici, nel caso del nostro passatempo preferito le cose sono andate (quasi) sempre meglio. Tralasciando il triste caso di Mighty No.9, le ottime vendite e recensioni dei vari Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy e Sonic Mania stanno proprio lì a dimostrare quanto l’utenza abbia ancora fame di grandi classici. Con Starcraft la questione è un po’ diversa: la stella dello storico RTS che ha consacrato Blizzard nell’Olimpo delle software house non si è infatti mai eclissata e, grazie al fenomeno degli eSport e a una community mai sazia, il titolo rimane uno dei punti di riferimento per il mercato orientale, uno dei quei giochi in cui, se incontri il classico coreano di turno, non puoi far altro che scrivere GG, dopo pochi minuti passati a raccogliere risorse nella mappa. Gli anni passano però per tutti e, nonostante sia rimasto sulla cresta dell’onda per quasi venti anni – il primo capitolo uscì nel 1998 – anche Starcraft aveva bisogno di un lifting, una ripassata che svecchiasse esteticamente il titolo, senza però snaturarne l’essenza. Questo è esattamente Starcraft Remastered
Riavvolgere le lancette dell’orologio
Starcraft Remastered è una riedizione in scala 1:1 che comprende l’originale Starcraft e l’espansione che ne consacrò definitivamente il successo, Brood of War, nel bene e nel male, difetti compresi. E ce ne sono davvero tanti. A distanza di anni, tornare a vestire i panni di Zerg, Terran e Protoss nella loro prima incarnazione crea un cortocircuito nella mente di chi ha speso ore e ore oltre due decadi fa in quella che è tuttora una delle migliori saghe sci-fi: le meccaniche di gioco non sono infatti invecchiate bene, le tante barriere di design costringono a cliccare come degli ossessi sul mouse e la volontà di non applicare tutte le migliorie introdotte con Starcraft II fa emergere ancora con maggior forza la purezza, i limiti, i difetti e se vogliamo l’ingenuità del primo capitolo della saga. Non citare le imprecazioni tirate davanti allo schermo mentre le truppe vagano per la mappa secondo le loro bizzarre voglie a causa di un pathfinding molto problematico sarebbe un’omissione colposa imperdonabile, così come non elencare le tante castrazioni che al giorno d’oggi paiono a dir poco anacronistiche: il numero massimo di truppe controllabili è limitato alla cifra di dodici, scordatevi pure la gestione automatica per la raccolta delle risorse tramite l’uso dei rally point, mentre la convivenza con un numero esiguo di slot per le code di addestramento costringe il giocatore a ritorni frequenti verso gli edifici della propria fazione. Allo stesso modo non è stata inserita la formazione dei gruppi di unità tramite la classica combinazione CTRL+tasto numerico: se in questi venti anni non avete abbandonato il panorama degli RTS, rituffarsi dentro Starcraft Remastered equivarrà a un viaggio all’interno di una macchina del tempo, dove a farla da padrona sono la microgestione e la frenesia derivante dal dover continuamente impartire ordini e movimenti pressoché a ogni singola truppa. Nonostante questi paletti dettati dalla fedeltà verso l’opera prima, Starcraft Remastered funziona, soprattutto perché con il passare degli anni, grazie alla persistenza del titolo sul palcoscenico degli eSport, tutti questi cavilli sono diventati dei veri e propri elementi di gioco con cui convivere: lo sai che quel marines Terran andrà a cacciarsi proprio dentro un nido di Zerg perché non vuole seguire il percorso che tu hai dettato, ma va bene, così è e così sempre sarà. Un’avvertenza va comunque fatta: Starcraft Remastered, anche perché strettamente legato al suo passato, non fa nulla per venire incontro al giocatore e il retaggio storico restituisce un’opera dai forti tratti hardcore, con una curva di apprendimento piuttosto ripida se la si prende sottogamba. 
Gli eroi con cui siamo cresciuti
Anche al netto dei tanti problemi legati alle molte meccaniche decisamente retrò, Starcraft Remastered rimane un titolo che merita di essere giocato, è una pietra miliare della storia del PC gaming – ma più in generale di tutto il panorama videoludico – e non sarà di certo il passare degli anni a privare del suo fascino l’avventura che ha fissato nel firmamento le gesta di Raynor, Kerrygan, Tassandar e dei tanti eroi che hanno segnato il corso di Starcraft prima e di Brood of War in seguito. Nonostante la saga debba principalmente la sua fortuna alla componente competitiva online, le sei campagne presenti in questa edizione rimasterizzata sono ancora capaci di rimanere impresse con forza nella mente dei giocatori che, vuoi per fattori anagrafici o per gusti, non hanno avuto la fortuna di spolpare ai tempi ogni singolo retroscena della lunghissima epopea spaziale di Blizzard. Anzi, non voglio mentire, anche chi come me è cresciuto assieme a questo storico RTS non riesce a rimanere insensibile davanti ad alcuni frangenti davvero epici che costellano la complessa narrazione e poco importa la struttura molto classica della campagna, con obiettivi spesso semplici e lineari. Per meglio raccontare le vicende, la software house di Irvine ha apportato dei piccoli ritocchi sulle scene di intermezzo statiche tra una missione e l’altra, le quali riescono a togliere un po’ di ragnatele all’opera, dandole una parvenza più moderna. Gli artwork animati impreziosiscono così le linee di testo che introducono le singole battaglie, mentre i filmati di gioco sono rimasti molto più fedeli alle loro controparti originali, ben lontani dagli standard quasi cinematografici moderni. Il doppiaggio nuovo di zecca suona invece un po’ spiazzante, perché le voci di tutti i personaggi sono ora quelle che i giocatori sono abituati a sentire in Starcraft II: è comunque un piccolo dettaglio che gli utenti nuovi di zecca non avvertiranno minimamente. 
Dai 4:3 ai 16:9
Le ultime missioni delle campagne, in particolar modo quelle di Brood of War, rappresentano un buon banco di prova su cui testare le proprie abilità negli RTS, ma è solo dentro gli spietati server online che inizia la vera sfida, tra partite che durano meno di due minuti in cui si viene travolti da valanghe di Zergling e altre sfide memorabili con stoiche resistenze e rimonte alla guida di Invasati e Alti Templari. Inutile dirlo, ma dal punto di vista del PvP, Starcraft gode ancora di un prestigio illimitato, che nemmeno il secondo capitolo è riuscito a scalfire e, mettendo le mani su questa riedizione è facile capire il perché, perché quel mix di frenesia, strategia, hotkey e gestione maniacale delle risorse e delle unità funziona ancora così dannatamente bene anche dopo quasi venti anni. Per dare un ulteriore senso di continuità, ecco spuntare fuori fra i server anche il nome dello storico Fish, mentre gli unici punti di rottura sono rappresentati dal rinnovato sistema di matchmaking. Naturalmente, se avete voglia di testare la vostra soglia di resistenza al rage quit, non mancano i server coreani, popolati dalla community più accanita di Starcraft, lande in cui l’RTS di Blizzard è una vera e propria religione. Dulcis in fundo, ritorna anche in questa edizione rimasterizzata l’editor delle mappe, una costante fucina attiva per nuovi contenuti. Starcraft Remastered limita al massimo gli interventi alla solida – e anche imperfetta – struttura di gioco, mentre sono notevoli i passi avanti e l’opera di lifting eseguiti dal team di sviluppo sulla veste grafica, dove spicca innanzitutto il supporto per il widescreen e per le risoluzioni fino al 4K. 
Per gli amanti dei cari tempi che furono, vi è sempre la possibilità di passare alla grafica originale, con tanto di 4:3, grazie alla pressione del tasto F5, passaggio che evidenzia in modo chiaro le migliorie tecniche. Vedere gli screen per credere. Gli interventi di restauro toccano poi tanti piccoli dettagli, come i ritratti dei personaggi e i già citati artwork apparsi ex novo e che scandiscono l’avanzare della campagna. 

– Starcraft e Brood of War sono delle vere pietre miliari

– Ottimi ritocchi grafici

– Anche il multiplayer è stato leggermente svecchiato

– Ancora presente il supporto per le mod

– Qualche meccanica è oramai più che superata

– I filmati mostrano i loro anni

8.0

Per poco meno di quindici euro, mi risulta alquanto difficile non consigliare l’acquisto di Starcraft Remastered, sia per i fan di lunga data del titolo e che ne hanno già consumato la prima edizione venti anni or sono, sia per i giocatori che non hanno avuto la fortuna di gustarselo ai tempi. Qualche raccomandazione va comunque fatta, giusto per ribadire cosa significhi ritornare sui campi di battaglia calcati a metà anni ‘90, con tutti i limiti, i difetti e le castrazioni che ne concorrono. Con Starcraft Remastered, i ragazzi di Blizzard hanno voluto mantenere intatto il fascino e il gusto retrò ma mai superato del titolo originale: vi prego, non chiamatela operazione nostalgia, perché basta vedere la schiera di fan che ancora intasa i server a tanti anni di distanza per capire che il fenomeno Starcraft non è mai passato di moda.

Voto Recensione di Starcraft Remastered: la recensione di un classico mai tramontato - Recensione


8