Anteprima

Space Hulk: Deathwing

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a cura di Pregianza

Parigi – Camminando tra le stanze della location allestita per l’evento dedicato alla line-up di Focus Home Interactive, ci è apparsa quasi dal nulla una di quelle cose che non ti aspetti, un bel giocone dedicato a Space Hulk.
Ok, giochi belli dedicati a Warhammer 40K ce ne sono stati, e in particolare nel recente periodo Games Workshop sembra aver affidato la sua licenza a un bel po’ di team abili, però col nome Space Hulk non ricordiamo nulla di anche solo lontanamente degno spuntato di recente, e vedere un fps incentrato sul marchio già ci ha sorpreso, figuriamoci poi quando abbiamo capito che allo sviluppo c’erano gli Streum On
Nel caso non sappiate di chi stiamo parlando, questi sono i tizi che hanno sviluppato E.Y.E. Divine Cybermancy, ex modder con i testicoli quadri, capaci di tirar fuori un gioco per pochissimi, ma ricco di idee e meccaniche complesse come pochi altri sparatutto ibridi al mondo. Ragazzi con un certo talento, in poche parole, anche se non esattamente propensi alla creazione di titoli “accessibili”. Capirete quindi la nostra felicità nel vederli ancora al lavoro su un altro titolo ricco di atmosfere dark e fantascienza.
Space Hulk: Deathwing, questo il nome dello sparatutto, vi mette nei panni di uno Space Marine nella temibile compagnia omonima, armato fino ai denti e impegnato a esplorare una gigantesca nave alla deriva nello spazio. A voi il compito di scoprire il destino del team mandato in esplorazione prima della vostra missione, di cui si son perse le tracce, e possibilmente anche quello di salutare gli abitanti alieni della nave a suon di mazzate e proiettili in faccia. Perché un’accoglienza calorosa è importante.
Fury and glory
Deathwing nasce come sparatutto cooperativo a tre giocatori, anche se è tranquillamente giocabile in singleplayer con due compagni guidati dall’intelligenza artificiale. La base su cui tutto poggia è molto semplice: voi controllate un bestione in armatura che deve ammazzare tutto ciò che rappresenta una minaccia durante l’esplorazione del relitto spaziale sopracitato. La mappa della nave, peraltro, è visibile da subito ed è piuttosto estesa, oltre che piena zeppa di xenomorfi parecchio incavolati. 
Che ci fossero alieni da ammazzare era scontato, meno automatico invece ci riusciva pensare al relitto come a una sorta di gigantesco nemico da affrontare, ma gli sviluppatori hanno precisato che le difese sulla nave stellare sono ancora tutte attive, e che trovarsi in una stanza piena di torrette non sarà piacevole, a patto che non si riesca ad utilizzare l’hacking su alcune di loro per facilitarsi la vita. 
Se già non lo aveste notato dalla presenza di meccaniche di hacking appena descritta, Space Hulk: Deathwing non è uno sparatutto comune. Gli Streum On hanno innanzitutto tarato la difficoltà verso l’alto, inserendo nel gioco nemici estremamente mobili e aggressivi, che respawnano in continuazione a ondate per non dare mai un attimo di tregua al giocatore. Le uniche pause saranno ottenibili aprendo dei portali che riportano a bordo della nave madre dei Dark Angels (di cui la vostra compagnia di marine fa parte) e permettono di modificare l’equipaggiamento dei propri personaggi tra una sortita e l’altra. 
L’assalto continuo dei nemici e la diversificazione degli equipaggiamenti danno vita a uno shooter frenetico e arduo, dove sfruttare le armi e gli oggetti in modo intelligente è cruciale e le abilità utilizzabili non mancano. La software house ha sicuramente sfornato un prodotto meno eccessivo di E.Y.E. ma la ruota di abilità dei marine resta impressionante, e oltre a contenere poteri psichici molto utili vanta anche poteri di cura e tecniche legate alle armi usate, il tutto preso a vangate dall’universo di Games Workshop.
La potenza delle automatiche ci ha stupito positivamente, ma al contempo il feeling restituito dalle mazzate di un marine specializzato nel corpo a corpo ci è parso gustosissimo, così come spassose e rapide sembrano le Lightning Claws e le tante altre armi da taglio disponibili.
Agli ordini, for the emperor!
Difficile dire quanto tattico sarà il gameplay in cooperativa, ma per ora la collaborazione aiuta parecchio, impedendo ai nemici di rendere la squadra di soldati carne trita in pochi minuti. L’IA non è altrettanto preparata agli assalti, eppure può venir a sua volta gestita tramite ordini del giocatore e adattarsi all’azione in modo più adeguato. La presenza di barili esplosivi e trappole, e l’uso di biosensori per prevedere l’arrivo degli Xeno dalla distanza permettono inoltre di usare tatticamente l’ambiente circostante.
Lo diciamo in tutta sincerità, era da tempo che non vedevamo un gioco capace di catturare l’atmosfera di Space Hulk in questo modo. Le porte di acciaio che vengono buttate giù a spadate, i Genestealers che escono da tutti i lati e attaccano senza sosta, il numero mostruoso di armi equipaggiabili e abilità utilizzabili, e il senso di oppressione costante trasmesso dal gioco ci hanno davvero catturato, portando la dimostrazione degli Streum On ad essere uno dei punti più alti dell’evento di Parigi.
È chiaro che questi ragazzi non hanno voluto fare compromessi e hanno mantenuto una struttura ibrida tra shooter e gdr, con rami di skill multipli da sviluppare e meccaniche innumerevoli da padroneggiare, in una campagna che parte già difficilotta e si fa gradualmente sempre più punitiva, con tanto di nemici enormi e corazzati da sconfiggere nei meandri della nave. 
Ci piace. Di brutto.

– Incredibilmente complesso e molto impegnativo

– Cattura l’atmosfera di Space Hulk come pochi altri giochi

Da bravi ex modder quali sono, gli Streum On non si sono accontentati di spalmare modelli 3D presi di peso dall’universo Games Workshop e attaccarli con lo sputo a un fps basilare, e hanno pertanto creato un gioco incredibilmente complesso, con meccaniche ibride e nemici incazzatissimi. Tra i titoli mostrati il loro è sicuramente uno dei più sorprendenti, e a nostro parere cattura l’atmosfera di Space Hulk come nessun altro sparatutto ha saputo fare. Che sia la volta buona?