Recensione

Scrap Garden

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a cura di Aeffe87

C’è un motivo su tutti per cui ultimamente, fin con il più fantasioso e improbabile dei rumor, all’utenza digitale iniziano a luccicare gli occhi di speranza al solo leggere le parole “Crash Bandicoot”. È indubbio che in questo la nostalgia giochi la sua parte, ma è ugualmente lecito pensare che la ragione principale risieda nel fatto che raramente, di questi tempi, si vedano in giro platform game all’altezza di quelli della vecchia guardia, là dove a popolare il genere, oltre agli inossidabili Mario, Ratchet e Clank e Donkey Kong, sono perlopiù giochi indipendenti di qualità spesso molto bassa. Sulle prime, quindi, potrebbe far piacere veder sbucare dalle retrovie di Steam un titolo come Scrap Garden, la cui vena collectathon riporta alla mente gemme di storia videoludica quali Banjo-Kazooie e Spyro the Dragon. Purtroppo, però, basta impugnare il pad per rendersi conto di come questo piccolo omaggio ai tempi che furono, partorito dallo studio lituano Flazm Interactive, si porti addosso un numero considerevole di acciacchi, alcuni dei quali, ahinoi, anche piuttosto dolorosi. Allora, forse, è meglio tornare a fantasticare sul ritorno di quel folle marsupiale arancione.

Ecologia portami viaCanny è un vecchio robottino di forma cilindrica che, come i suoi consimili in ferrame e bulloni, si ritrova un giorno in stato di disattivazione, in attesa che gli venga installata una batteria meno inquinante. Riattivandosi prima del tempo, tuttavia, egli scopre che tutti gli abitanti artificiali di Robo Land, sua cittadella d’appartenenza, siedono tristemente a terra privi di vita, senza peraltro dare alcun segnale di ripresa. Scoprendo che la fonte energetica che alimentava quel luogo è stata distrutta, egli parte quindi per un viaggio in solitaria allo scopo di ripristinarne i generatori, guidato dalla distanza da un nuovo alleato, sorta di veterano sintetico scampato chissà come a questa misteriosa apocalisse. Impossibile cogliere poi altri spunti di qualsivoglia interesse da una narrativa che va pian piano diluendosi in una serie sconnessa di cliché e intermezzi posti tra le pieghe dell’esperienza come fossero meri riempitivi, ed è quindi bene concentrarsi subito sull’aspetto più specificatamente ludico della produzione. Dicevamo di trovarci al cospetto di un collectathon dei più tradizionali: ciascuno dei nove, brevi capitoli che compongono l’avventura ospita infatti un gran numero di scintillanti diamanti rossi, da raccogliere nella quantità di volta in volta indicata dal software per sbloccare la porzione di livello successiva. Lo stage termina con un boss di grosse dimensioni che, se sconfitto, permette a Canny di recuperare un ingranaggio indispensabile a riattivare il generatore d’energia di quel mondo e di passare quindi allo scenario successivo. Accumulare il giusto quantitativo di brillanti è molto facile dato il forte squilibrio tra la quantità pretesa per aprire le porte del quadro seguente e l’effettivo numero di unità presenti in scena, laddove quest’ultimo è sempre molto superiore alle reali necessità del giocatore. Ad infastidire ci si mettono qua e là piccole creature – topi, ragni e altre bestie simili – che attaccano il nostro amico metallico appena vi si avvicina, ma che egli può neutralizzare con un semplice balzo in testa. C’è anche qualche puzzle ambientale da risolvere per recuperare chiavi e quant’altro, che richiede perlopiù di afferrare e riposizionare certi oggetti sulla scena, di direzionare alcuni pannelli a specchio per deviare fasci laser, e insomma di compiere azioni per la verità molto elementari. La progressione, in Scrap Garden, è dunque estremamente lineare e tediosa, e neppure qualche sporadica variazione sul tema è in grado di spezzare la generale monotonia che affligge il gioco per tutta la sua durata. Parliamo di fugaci minigame ad avanzamento automatico verticale, dove Canny, scivolando verso il fondo di una cima innevata o guidando un carrello lungo i binari di una miniera, deve scansare gli ostacoli spostandosi verso destra o sinistra, oppure abbassandosi. Si tratta di sequenze di gameplay davvero goffe e mal realizzate, che impegnano poco e intrattengono ancor meno.

Risparmio energeticoIncappare nel game over è un’eventualità che, per il livello di sfida rasoterra che l’esperienza può offrire, dovrebbe presentarsi assai di rado nel corso del playthrough. Usiamo il condizionale non a caso, dato che, purtroppo, la questione non è così scontata, sebbene non necessariamente a causa delle scarse abilità di chi gioca – anzi, ci stupiremmo del contrario. Scrap Garden soffre infatti di alcune mancanze evidenti legate alla fisica del protagonista e di gran parte dei modelli presenti in-game, con compenetrazioni poligonali ricorrenti e bug che sanno ostacolare profondamente la precisione che certe azioni – soprattutto legate al platforming – richiedono all’utente. Precisiamo che perdere tutti i punti vita equivale a dover ripartire perentoriamente dall’inizio dell’area, per cui situazioni come scivolare nell’acqua e morire all’istante per cortocircuito a causa di un polishing poco attento rappresenta un’evenienza parecchio spiacevole. Il lato peggiore della produzione Flazm, ad ogni modo, emerge durante le semplicistiche boss fight che fungono da capolinea di ogni livello. Al di là di un design dei mostri rozzo e banale, sono le dinamiche scelte per affrontarli che sorprendono in negativo, relegate al gettargli contro pietre o altri oggetti contundenti per un determinato numero di volte, schivando di tanto in tanto contrattacchi basati su pattern di una prevedibilità disarmante. Tutto da buttare, allora? Dobbiamo quantomeno ammettere che le musiche che accompagnano Scrap Garden nelle circa due ore utili a portarlo a termine sono preziose e sognanti, e ben si prestano a sottolineare le gesta di un coraggioso robottino solitario che, nel suo vagare tra montagne, paludi e vulcani, avrebbe di certo meritato un trattamento più dignitoso di quello che, invece, gli è stato riservato.

– Colonna sonora distesa e sognante

– Atmosfera delicata

– Meccaniche vuote e per nulla coinvolgenti

– Fastidiosi problemi tecnici

– Difficoltà impalpabile

– Rapporto prezzo-durata impietoso

5.0

Pur tenendo conto della natura indipendente del progetto, è veramente difficile soprassedere sulle innumerevoli lacune che affliggono questo piccolo platformer in tre dimensioni. Scrap Garden fallisce praticamente su tutta la linea, incapace di produrre una formula collectathon in una chiave pur vagamente coinvolgente o moderna e, soprattutto, minato da imperfezioni tecniche che ne disturbano la fruibilità a più riprese. Dispiace per il piccolo Canny, ma, a meno che non siate malati del genere all’ultimo stadio, consigliamo di lasciarlo riposare nello stato di letargo in cui giace a inizio avventura: gli – e vi – fareste soltanto un favore.

Voto Recensione di Scrap Garden - Recensione


5