Recensione

Reus

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a cura di Pregianza

Alcuni generi resistono strenuamente al passare del tempo, come montagne inamovibili e mai toccate dal vento e dalla pioggia. Altri, vengono spazzati via, o si trasformano in collinette rappresentate da pochissimi progetti, tenuti d’occhio da pochi appassionati speranzosi. Una di queste collinette sono i god game, in passato attesi con trepidazione dai giocatori e ora quasi dimenticati, relegati ai progetti indipendenti di alcuni noti sviluppatori e alle opere di team più piccoli.
Abbey Games fa parte del gruppetto delle software house minute che ancora ci crede, a quanto pare, perché tempo fa i suoi ragazzi (tutti studenti universitari) hanno sfornato Reus, un curioso titolo dove al giocatore è dato ancora una volta il ruolo di una divinità. Sbagliereste però a ritenere il progetto di questa squadra un god game comune. Reus è un’opera dalle molte peculiarità, che riesce a distinguersi dalla massa anche in una tipologia di giochi sempre meno popolosa (o Populousa, ahahahah… ok mi sferro un ceffone da solo, ho capito nd. Pregianza). 
In principio c’erano… i giganti
Reus significa gigante, nome quanto mai azzeccato visto il gameplay dell’opera Abbey Games. Pur vestendo i panni di un dio, infatti, agirete sul mondo per mezzo di quattro giganti elementali, dotati di molteplici abilità. Contrariamente a quanto potreste pensare, il titolo sarà bidimensionale, e la superficie del mondo andrà ruotata manualmente, in modo da gestire al meglio il territorio. Questo perché l’azione combinata dei giganti darà modo all’utente di creare oceani, deserti, paludi e foreste, che potranno in seguito venir riempite di risorse variabili per supportare al meglio una colonia di esseri umani. 
Fin qui potrebbe sembrare un sistema simile a quello di titoli del genere visti in passato come i Black and White, con una centralità maggiore dei giganti nella gestione delle meccaniche di gioco. Non è così. Reus è una sorta di puzzle game matematico più che un vero “simulatore di entità superiore”, dove è fondamentale capire al meglio come gestire le risorse, e utilizzare i poteri dei giganti in modo da far aumentare a dismisura queste ultime e il benessere dei villaggi nati negli ecosistemi creati. 
Cerchiamo di spiegarci meglio: le abilità degli enormi bestioni mistici al vostro comando consistono principalmente nella creazione di piante, animali e/o minerali di qualche tipologia. A seconda del tipo di zona formato le risorse inserite varieranno, e offriranno quantitativi variabili di ricchezza, cibarie, o punti ricerca alle colonie umane vicine. Queste colonie nascono e prosperano peraltro proprio grazie alle risorse offerte, e si evolvono costruendo progetti randomici, che richiedono specifici quantitativi delle sopracitate risorse per essere completati. Lo scopo del gioco, prima della fine di un’era, è far prosperare un tot di villaggi in varie zone, e ottenere una serie di obiettivi legati agli insediamenti e alla loro crescita.
Il tutto appare piuttosto semplice, spiegato così, ma man mano che i progetti si ampliano diventa sempre più arduo ottenere le risorse necessarie negli appezzamenti di terreno disponibili. Per farlo è necessario sfruttare le simbiosi delle varie piante, pietre o animali, caratteristiche che portano a una crescita esponenziale delle risorse ottenibili da ognuno di questi elementi, a patto di avere nelle vicinanze altre creazioni specifiche dei giganti. Per farvi un esempio più concreto, determinati minerali offriranno più punti ricchezza se vicini a una tana di animali, mentre certe erbe medicinali prospereranno maggiormente se a fianco di una pianta ricca di frutti, e così via. Questo porta a dover calcolare attentamente come muovere e utilizzare i giganti e le loro capacità magiche per evolvere al meglio un villaggio, cosa che può rapidamente farsi impegnativa.
La scienza della creazione divina
Lo scheletro portante del gioco, peraltro, non si limita certo a questo. I giganti saranno infatti inizialmente limitati, e dovranno sbloccare nuovi poteri raccogliendo “ambasciatori” dai villaggi, non appena completato un progetto. Raccogliete abbastanza di questi sciamani di sorta, e potrete modificare le vostre creazioni in tanti modi diversi, ottenendo una pletora di alberi, bestiole e minerali, ognuno con una sinergia unica. 
Ci sarà infine anche da tenere d’occhio l’aggressività delle popolazioni, visto che i giganti non sono immortali, e i villaggi possono divenire facilmente guerreschi, costringendovi a dimostrazioni di forza per proteggere popolazioni vicine, o pacificare un gruppo di individui particolarmente inalberato.
Complicato, non c’è che dire, ma appagante e funzionale, anche in virtù di una comoda pausa dell’azione con cui è possibile dare comandi ai titani senza perdere tempo. L’unico problema sta nella ripetitività della formula dopo un po’, visto che il gioco offre inizialmente solo una modalità libera (senza avanzamento e obiettivi) e un’era principale della durata di mezz’ora, nella quale si dovranno completare più obiettivi possibile. Sbloccate abbastanza di questi traguardi, e otterrete ere allungate, che vi permetteranno di riempire il pianeta di villaggi e di gestire intere civiltà. 
Tecnicamente il titolo è molto semplice, ma ha uno stile molto particolare e azzeccato, oltre che un gameplay ben studiato. Da una parte gli amanti dei god game classici potrebbero venir alienati dalla struttura del gioco di Abbey Games, ma gli amanti del gameplay ponderato verranno di certo almeno in parte catturati dalle idee di questa talentuosa software house.
Siamo rimasti curiosamente colpiti dall’interfaccia di gioco, che ben si sposa con i comandi da tastiera, ma sembra inizialmente congegnata per un dispositivo mobile. Di certo, comunque, Reus sembra prestarsi bene ai dispositivi portatili dotati di touchscreen, e quanto a prezzo siamo già a quei livelli, visto che nei negozi digitali si può trovare il titolo a costi davvero ridicoli.

– Gameplay ben studiato, molto più complesso di quanto appare

– Originale e intelligente

– Costa poco

– Può alienare gli amanti dei god game classici

– La struttura può risultare ripetitiva dopo un po’

7.5

Reus è un piccolo quanto intelligente progetto indie, che è stato capace di stupirci positivamente con il suo gameplay ben calcolato e piuttosto originale. Non è un god game classico e potrebbe alienare molti utenti con la sua complessità, inoltre non sempre le sinergie create dagli sviluppatori ci hanno dato l’impressione di funzionare alla perfezione, eppure l’opera di Abbey Games è capace di catturare il giocatore, specie se questi è un appassionato di puzzle games o di gestione virtuale. Insomma, un buon lavoro, che lascia ben sperare per il futuro della casa.

Voto Recensione di Reus - Recensione


7.5