Recensione

Polaris Sector

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a cura di Francesco Ursino

Quando ci si approccia alla recensione di un 4X, la prima cosa da fare è sperare di avere a che fare con un titolo vario dal punto di vista del gameplay, ma anche strutturalmente solido e semplice da padroneggiare. Tutto ciò è reso necessario dal fatto che, in questo tipo di giochi, il giocatore è chiamato di norma a destreggiarsi tra una moltitudine di attività, che vanno dalla gestione delle alleanze, passando per le politiche di sviluppo delle proprie colonie, fino ad arrivare alla immancabile parte dedicata alla guerra. Scopriamo allora se Polaris Sector, sviluppato da SoftWarWare, riesce con successo a proporre questo tipo di esperienza.

Un universo a propria immagine e somiglianzaLa seconda cosa da fare quando si inizia la recensione di un 4X è sempre quella di ricordare in cosa consista l’offerta di questo tipo di giochi. Quello che il giocatore di Polaris Sector dovrà fare, allora, sarà esplorare l’ambiente, espandere il proprio impero, sconfiggere gli avversari, e sfruttare le risorse naturali. Va da sé che all’interno di questi quattro paletti si nascondono una quantità di altri compiti, ma in linea di massima possiamo dire che l’obiettivo sarà quello di prendere il comando di un impero spaziale, cercando di espandersi nell’universo. Tutto ciò, ovviamente, dovrà essere fatto tenendo conto della presenza di altre razze ed imperi che, chiaramente, hanno il nostro stesso obiettivo. Nel titolo della recensione abbiamo definito il gioco SoftWarWare “piccolo ma coraggioso” per alcuni motivi che, come vedremo, risulteranno più chiari nel corso della recensione; volendo fin da subito cercare di dare una spiegazione, però, è possibile dire che l’intero impianto di gioco è orientato verso soluzioni classiche, senza però perdere l’occasione per imprimere un proprio marchio caratteristico. Partiamo da uno dei particolari più importanti nell’analisi di questo genere di titoli, ovvero la struttura dei menu: in linea generale, possiamo dire che il tutto è orientato verso la semplicità, ma non sempre questa vocazione sembra aver pagato. Alcune schermate, in effetti, sembrano mancare di informazioni necessarie, o comunque molto utili per proseguire. Non sempre, ad esempio, è semplice capire cosa succederà nel mondo di gioco nel momento in cui si è nella mappa principale, così come nei menu dedicati alla propria flotta o all’elenco dei propri pianeti. Intendiamoci: le informazioni essenziali sono pur presenti, ma presentate in maniera poco definita. In effetti, l’intera produzione da l’idea di essere abbastanza poco rifinita dal punto di vista dell’esecuzione generale, proprio perché spesso sarà un po’ complicato capire come destreggiarsi tra le varie attività. Molto positiva e completa, invece, la fase di creazione della partita e dell’universo in cui agire. Come da tradizione, allora, sarà possibile scegliere numerosi particolari del proprio mondo di gioco, come il numero delle razze coinvolte e dei pianeti, nonché la tridimensionalità della mappa, intesa come estensione in profondità (torneremo meglio dopo su questo aspetto). Come se non bastasse, poi, il gioco consente di scegliere la forma del proprio universo: si parte delle soluzioni più semplici, fino ad arrivare a spirali complesse, in cui anche il proprio piazzamento all’interno del mondo di gioco diventerà un vero e proprio fattore da prendere in considerazione. Da non sottovalutare, infine, la possibilità di creare mod e scenari personalizzati: a questo proposito, sembra che la community del titolo si stia già muovendo in maniera interessante.

Gattoni su di giri, e insopportabili pirati spaziali Polaris Sector propone una struttura in tempo reale, cui si affianca la possibilità di mettere in pausa. Tutto ciò torna utile soprattutto durante le battaglie, e la fase di colonizzazione. Dal punto di vista del gameplay, poi, dobbiamo dire che uno degli elementi più interessanti che ci è capitato di constatare è l’aggressività dell’intelligenza artificiale. Sebbene il processo di creazione della partita ci consenta di scegliere il livello di difficoltà, nonché le condizioni per la vittoria finale, è giusto dire che sarà quasi impossibile riuscire a creare il proprio impero spaziale senza intralciare gli interessi delle altre razze. Dopo pochi minuti dall’inizio della nostra prima partita, ad esempio, siamo stati avvicinati dalla razza Sharatar, costituita da gattoni dall’aria assai incavolata. Sulle prime siamo riusciti ad avere un approccio diplomatico, ma poco dopo un emissario felino si è presentato pretendendo tributi sull’estrazione dei nostri minerali. La nostra scelta è stata di non accettare, e da lì in poi i rapporti sono precipitati, con scaramucce reciproche fino alla dichiarazione di guerra vera e propria. Questo esempio, a proposito, ci dà modo di parlare delle otto razze presenti, le quali propongono un background assai curato; chi ha voglia di spulciare i lunghi testi di descrizione, in effetti, potrà farsi un’idea precisa dell’indole delle varie forme di vita spaziali, tutte caratterizzate da un proprio modo di agire. Ancora più interessante, tornando alle dinamiche belliche, è parlare della fase di battaglia vera e propria: nel momento in cui si approccerà (o verremo approcciati) da flotte nemiche, il titolo ci proporrà la possibilità di simulare l’esito della contesa, oppure di lanciarsi nello scontro vero e proprio. Questa fase ci vedrà impegnati in scontri in tempo reale tattici, in cui bisognerà comandare la propria flotta seguendo gli schemi classici di questo tipo di sessioni di gioco. Sarà molto importante, in ogni caso, comprendere la natura della propria flotta, che sarà composta da navicelle che presenteranno velocità di spostamento differenti, nonché armamenti diversi. Queste sessioni di gioco ci hanno divertito, risultando impegnative da portare a termine ma tutto sommato soddisfacenti; non abbiamo gradito molto, però, la presenza ingombrante dei pirati spaziali, che fin da subito hanno intralciato le nostre rotte, eliminando le nostre navicelle da ricognizione, senza neanche darci il tempo materiale di poter costruire una flotta bellica degna di questo nome. In ogni caso, la presenza dei pirati è a discrezione del giocatore, che può decidere anche di escluderli dall’universo di gioco durante il processo di creazione della partita.Un altro fattore da tenere in considerazione, non solo per quanto riguarda la parte bellica, è la struttura delle proprie navicelle. Così come visto in altri titoli del genere, infatti, è possibile creare layout personalizzati grazie a una comoda struttura a griglia che, all’interno di ogni tipo di navicella, consente di includere tutta una serie di potenziamenti. Oltre alle classiche torrette offensive, allora, abbiamo motori più potenti, serbatoi più capienti, oltre che moduli specifici per la raccolta di materiale alieno e l’analisi di asteroidi e buchi neri. È possibile creare le proprie combinazioni preferite, difatti consentendo una personalizzazione totale della propria flotta. La nostra armata, inoltre, potrà anche arricchirsi di navicelle spia, buone per raccogliere informazioni sui nostri nemici. Da sottolineare, infine, il compito delle unità di terra, che avranno il compito di proteggere la popolazione civile dei pianeti;

Esportiamo un po’ di democrazia spazialeDopo aver discusso della parte bellica è tempo di passare ad altro. Gli argomenti sono veramente tanti, a partire dalla fase di colonizzazione e gestione delle proprie colonie. In effetti, con l’avanzare delle nostre navicelle scout in giro per la mappa scopriremo pianeti che sarà possibile colonizzare. Ogni corpo celeste possiede caratteristiche proprie in fatto di materie prime possedute e atmosfera. Non è detto, ad esempio, che si possa colonizzare immediatamente qualsiasi pianeta, mentre è possibile che un corpo celeste diventi abitabile o comunque utile alla causa grazie alle scoperte dei nostri scienziati. Una volta colonizzato un pianeta, poi, si potrà scegliere che indirizzo dare al suo sviluppo. Scegliendo l’opzione “micromanagement”, ad esempio, toccherà al giocatore scegliere quali strutture costruire e quale impronta dare alla colonia. Allo stesso modo, invece, si può scegliere di automatizzare parzialmente il tutto demandando al gioco il compito di dare priorità alle strutture capaci di estrarre minerali, di creare cibo, o anche di concentrarsi sulla ricerca. L’obiettivo, sembra chiaro, è quello di sfruttare le potenzialità di ogni corpo celeste di modo da avere una composizione equilibrata delle proprie risorse.Passando proprio alla ricerca, dobbiamo dire che le aree principali sono due: da una parte abbiamo la ricerca di base, fondata su matematica, biologia, chimica e fisica; dall’altra, invece, trova posto la ricerca applicata, che include al suo interno vari campi d’azione come l’automazione, l’antigravità, e i campi di forza. Un comodo di sistema di slider consente di dare priorità a una delle due aree, nonché a quale micro-area dare l’impulso maggiore. Si tratta di un sistema complesso da padroneggiare, che sfocia in una quantità di scoperte scientifiche che possono cambiare anche di molto il modo in cui ci si approccia con il proprio universo. Solo per dirne una, la colonizzazione dei pianeti con atmosfera calda sarà possibile solo dopo aver sbloccato la produzione delle cupole resistenti alle radiazioni. Difatti, sono talmente tante gli obiettivi che è possibile scoprire grazie alla ricerca che la faccenda, a volte, potrebbe diventare un po’ confusionaria, e potrebbe spingere il giocatore a lasciare il tutto così com’è, magari concentrandosi su altre aree di gioco, come l’esplorazione o la guerra.

”The stars look very different today”Polaris Sector non propone nulla di spettacolare o estremamente originale: l’esperienza di gioco, seppur limitata da alcuni vincoli tecnici e di design dettati probabilmente dal budget non proprio faraonico, risulta dunque piacevole ma a volte poco rifinita. Il comparto tecnico, a questo proposito, conferma le nostre impressioni: il titolo, cioè, presenta un’esecuzione generale che definiremo un po’ “grezza”, ovvero poco definita e se si vuole a volte poco user-friendly. L’aspetto tecnico, difatti, appare esattamente in questo modo: abbiamo dunque un mondo di gioco sufficiente dal punto di vista estetico, se non altro perché il livello di zoom non consente di avvicinarsi più di tanto alle varie navicelle spaziali, che però avremmo preferito fossero maggiormente differenziate tra di loro. A volte, ad esempio, abbiamo fatto fatica a capire sia dove si trovasse la nostra flotta, sia se la navicella vicina a un nostro pianeta fosse nemica o meno. Anche qui, una maggiore cura nell’interfaccia di gioco avrebbe potuto far compiere un nuovo salto di qualità al titolo. Il discorso è differente se si guarda alla mappa di gioco nel suo complesso, in cui spiccano positivamente i luminosi corpi celesti e le rotte spaziali che è possibile intraprendere. Da sottolineare il fatto, poi, che la mappa di gioco sia tridimensionale, quindi parzialmente ruotabile, di modo da comprenderne meglio la composizione e la profondità. Niente di rilevante, invece, sul versante audio, che si limita a proporre un accompagnamento sonoro non particolarmente ispirato.

HARDWARE

Requisiti minimi: OS: Windows® Vista/7/8/10 Processor: Core i3 Memory: 2 GB RAM Graphics: DirectX or OpenGL Compatible Video card DirectX: Version 9.0c Storage: 4 GB available space Sound Card: DirectX Compatible Sound Card

– Interessante sistema di colonizzazione dei pianeti

– La gestione militare è ben realizzata

– La fase di ricerca è veramente ricca…

– …ma anche facilmente dispersiva

– Complessivamente poco rifinito, soprattutto nell’interfaccia

7.0

Polaris Sector è un 4X ricco e complesso, che potrebbe fare la felicità dei giocatori che in questo tipo di titoli privilegiano la parte bellica rispetto a quella diplomatica. Il titolo SoftWarWare, infatti, sembra essere orientato allo scontro piuttosto che alla politica, e questo fa sì che il giocatore debba essere sempre attento alla difesa dei propri confini. Il gioco, però, non si limita alla guerra spaziale, ma propone anche un originale processo di colonizzazione dei corpi celesti, una gestione economica che vede nell’equilibrio della produzione di risorse il suo punto chiave, e un profondo sistema di ricerca tecnologica, a volte però un po’ dispersivo . È un peccato poi che, a volte, il carattere poco rifinito dell’esperienza complessiva renda il compito del giocatore un po’ più complicato di quanto dovrebbe essere: ci riferiamo soprattutto ad alcuni particolari dell’interfaccia utente, a volte non così amichevole o chiara da comprendere.

Voto Recensione di Polaris Sector - Recensione


7